Un decennio di attività di ricerca, coscienziosa e animata dall'amore per la propria città (che tuttavia non prende il sopravvento sul rigore scientifico) è compendiato in questo libro, frutto di un ripensamento globale dei contributi precedentemente presentati in altre sedi da parte dell'autore. Se tuttavia i molti lavori del Czortek in fatto di presenza francescana a Sansepolcro sono stati qui riuniti è perché dalla loro semplice giustapposizione già traspare un percorso storiografico e una seria riflessione unitaria che fa di Sansepolcro un caso di studio di notevole interesse.
I sette capitoli che compongono il libro si snodano cai generale al particolare e dal secolo XIII al XV, mostrando da vicino le interazioni tra società comunale e movimento mendicante in tre secoli chiave per la comprensione degli esordi e dello sviluppo di un proficuo rapporto in una regione che più di altre fu segnata dalle religiones nove duecentesche, con i loro molteplici orientamenti.
Già dal titolo traspare infatti la tensione insita nella prima esperienza francescana tra vocazione eremitica e apostolato urbano, che il caso di San-sepolcro esemplifica bene.
Sicuramente non legato a interessi puramente locali o a definire un caso di studio è il primo saggio, non a caso presentato a un convegno di rilevanza nazionale a Palermo. Si tratta di un panorama generale sui molteplici rapporti tra comuni e frati Minori nell'Umbria duecentesca, la cui necessità era già sentita da più parti, date le caratteristiche della regione (culla dell'ordine francescano) e, insieme, dei risultati già raggiunti da singoli studi sulle varie realtà locali. Il Czortek chiarisce tempi e modi dell'insediamento nei principali comuni umbri, evitando però di concentrarsi solo sulle realtà urbane e coinvolgendo nel discorso anche centri minori di una certa rilevanza. Per esplicitare i modi di una proficua convivenza, l'autore analizza poi i molteplici livelli in cui si realizzava il rapporto tra frati e realtà comunali, proponendo una griglia interpretativa che può essere ritenuta valida, crediamo, per molte altre realtà regionali.
Nel secondo capitolo si giunge al caso di Sansepolcro, presentando tuttavia una sorta di "carta pia", per usare l'espressione di Brentano, del centro valtiberino, in modo da contestualizzare l'arrivo e lo sviluppo della presenza minorità in ambito perlomeno diocesano. La situazione di Sansepolcro era in effetti molto variegata e si presta a un'analisi attenta del rapporto tra enti ecclesiastici e territorio, evidenziando il fatto che la presenza francescana era solo un aspetto di una vita religiosa molto intensa e piuttosto affollata.
Il terzo capitolo si sofferma soprattutto sul rapporto tra minori e città di Sansepolcro, analizzandolo da una prospettiva che si è già rivelata proficua in altri casi, quella cioè dei testamenti e dei lasciti ai mendicanti. Quello che è un significativo punto di partenza non si limita tuttavia a costituire l'unico accesso al rapporto tra frati e città, poiché l'autore — dopo aver rintracciato l'atto di fondazione dell'attuale convento urbano di Sansepolcro, che rivela il forte interessamento del comune per questo avvicinamento alla società urbana dei Minori — prosegue in questa analisi a doppio binario dei rapporti così delineati, insistendo cioè sulle valenze tanto pubbliche quanto private del legame di Sansepolcro con i frati.
Il successivo capitolo dimostra come il Czortek abbia bene appreso la lezione di Giovanna Casagrande, sua docente all'Università di Perugia, poiché l'attenzione alla religiosità femminile e all'esperienza per nulla marginale delle donne nel movimento francescano è una delle caratteristiche che da anni contraddistiguono la studiosa perugina. In effetti, il proliferare di conventi di damianite e Clarisse a Sansepolcro, la varietà delle regole adottate, la vitalità di simili esperienze, lungi dall'essere chiuse a ogni rapporto con il mondo esterno, sono tutti aspetti che attendevano di essere chiariti e messi in piena luce per restituire un quadro convincente del movimento francescano, che prendesse in considerazione anche l'altra "metà del cielo".
Il quinto capitolo prende in esame le vicende dell'eremo di Montecasale tra XIII e XIV secolo, risolvendo uno dei quesiti della storia locale a proposito della presenza continuata o meno dei Minori nella struttura montana. Ma, anche a un livello più alto, l'esempio di questo piccolo insediamento fondato dai francescani e poi passato agli agostiniani, prima del definitivo reinsediamento dei Minori, può servire a chiarire le dinamiche di avvicendamento dei vari ordini di ispirazione eremitica nei comuni dell'Umbria medievale, poiché il ruolo degli stessi, ma anche quello del comune di Sansepolcro nelle vicende di Montecasale, si presta bene a esemplificare la tensione tra eremo e città, insita negli ordini mendicanti fin dai loro albori.
Il sesto capitolo analizza la fondazione del Monte di Pietà di Sansepolcro, addentrandosi in un tema molto dibattuto nella storiografia, proprio a proposito del ruolo dei frati nel sorgere di simili strutture. L'esame che l'autore fa dell'inedito statuto chiarisce in maniera del tutto convincente scopi e struttura di questa precoce fondazione, dimostrando il ruolo svolto in essa tanto dalla predicazione osservante quanto dall'iniziativa comunale.
L'ultimo capitolo compie una breve panoramica della legislazione riguardante il gioco a Sansepolcro, mostrando una parabola non troppo dissimile da quella di tanti altri centri dell'Italia centrale. Così, da una iniziale regolamentazione non particolarmente oppressiva, attestata non solo dai frammenti di statuti trecenteschi, ma anche dallo statuto di una confraternita laicale, si giunge al decisivo impulso dato alla normazione della materia da parte della predicazione osservante, a Sansepolcro compiuta da fra Giacomo della Marca. Anche in questo caso, la stretta collaborazione tra autorità comunali e Minori Osservanti, che sfocia nella redazione di appositi capitoli moralizzatori (non intesi solo contro il gioco), è spia dell'incisività dell'azione osservante sulle società locali, già posta in evidenza a proposito della creazione del Monte di Pietà.
Nelle conclusioni l'autore ripercorre le principali acquisizioni del libro, mostrando come alcune considerazioni generali fatte per l'Umbria si adattino abbastanza bene anche al caso di Sansepolcro, dove a un XIII secolo di grande sviluppo e molteplice insediamento degli ordini mendicanti, tanto maschili quanto femminili, fece seguito un secolo di sostanziale consolidamento delle realtà già presenti, rinnovate nel XV secolo dall'innesto osservante (particolarmente nel caso francescano). Naturalmente, tutto ciò non avvenne nel deserto, ma in una società particolarmente ricettiva e vitale, le cui strutture istituzionali si rivelarono sempre pronte a fornire il loro appoggio all'esperienza mendicante.
Chiude il volume un'ampia e aggiornata bibliografia sull'argomento, che costituisce sicuramente un valore aggiunto alla somma dei singoli contributi già presentati altrove. Tutto ciò ne fa un importante contributo non solo alla storia del paese, ma anche dei molteplici rapporti che il movimento francescano seppe allacciare con le società locali.