Nell'introduzione (pp. 15-16) l'Eminentissimo Autore cita come punto di partenza l'ultimo discorso del Servo di Dio Giovanni Paolo II ai membri della Congregazione per la Dottrina della Fede: "Quello della legge morale naturale è un argomento importante ed urgente che vorrei sottoporre alla vostra attenzione [...] Sulla base di tale legge si può costruire una piattaforma di valori condivisi, intorno ai quali sviluppare un dialogo costruttivo con tutti gli uomini di buona volontà e, più in generale, con la società secolare. [...] Vi invito pertanto a promuovere opportune iniziative allo scopo di contribuire ad un rinnovamento costruttivo della dottrina sulla legge morale naturale, cercando anche convergenze con rappresentanti delle diverse confessioni, religioni e culture' {Discorso ai partecipanti della Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, 6 febbraio 2004, in: AAS 96 [2004], 399-402).
Il primo capitolo (p. 17-20) parte dalla sottovalutazione della metafisica nel mondo attuale: "1. Il mondo di un pensiero metafisicamente debole". Il pensiero contemporaneo è segnato dalla crisi della metafisica e nega la tendenza naturale dell'uomo a cercare di scoprire un ordine morale oggettivo. Solo la Chiesa cattolica, che ha conservato la tradizione metafisica, sostiene l'universalità della legge naturale. L'Eminentissimo Autore riscontra un'inquietante trascuratezza di una realtà universale iscritta in tutte le creature umane.
Il Cardinale ammonisce che, trascurando la legge naturale, si corrono due rischi: 1) di aderire ad una morale di carattere fideista; 2) di perdere il riferimento oggettivo per qualsiasi altra legge. Di conseguenza, si promulgano leggi basate solo sul consenso sociale, con la grande difficoltà di giungere ad un fondamento etico comune. Ricorda che il diritto naturale è insito nella stessa creatura umana ed è stato il mezzo per poter dialogare con quanti non condividevano la fede. Si nota il pericolo della riduzione del concetto di natura a qualcosa di solamente empirico, alle sole scoperte delle scienze empiriche, specialmente della biologia. Si giunge al paradosso attuale, chiaramente diagnosticato da Papa Benedetto XVI: "il metodo che ci permette di conoscere sempre più a fondo le strutture razionali della materia ci rende sempre meno capaci di vedere la fonte di questa razionalità, la Ragione creatrice" (Discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale sulla legge morale naturale promosso dalla Pontificia Università Lateranense, 12 feb. 2007, in: AAS 99 [2007], 243-246).
Il secondo capitolo (p. 21-28) è intitolato: "La forza della legge naturale". La legge eterna di Dio si manifesta per due vie: la creazione e la redenzione. Nelle opere del Creatore sono impresse la luce e la legge naturale. Già i filosofi pagani come Aristotele e Cicerone riconoscevano la legge eterna. Aristotele ha esposto la dottrina delle norme non scritte, universalmente valide e immutabili. Per Cicerone, la legge eterna è la retta ragione che è conforme alla natura che si trova in tutti gli uomini. È immutabile ed eterna.
Tra i padri della Chiesa, Tertulliano fu il primo a parlare del diritto di natura e della disciplina naturale. Lattanzio menzionava una hominis ratio fondata sulla natura, San Girolamo sottolineava l'universalità della conoscenza della legge naturale e Sant Ambrogio giungeva addirittura all'affermazione di una rivelazione naturale. Per Sant'Agostino la legge eterna si riflette nell'uomo. Per San Tommaso la lex naturalis è la partecipazione della legge eterna è nella creatura ragionevole.
L'Eminentissimo Autore sottolinea il bisogno di ricercare una convergenza a livello della legge naturale con le altre confessioni, religioni e culture che presupponga l'accettazione della recto, ratio (in greco: orthós logos) secondo i postulati dell'Enciclica Fides et ratio del 1998.
Il Cardinale nota che il rifiuto attuale della legge naturale è avvenuto persino nell'ambito della teologia, nel quale alcuni autori non si sono limitati a contestazioni parziali, ma sono giunti ad una messa in discussione globale e sistematica del patrimonio morale della Chiesa fondato su determinate concezioni antropologiche ed etiche.
Nel terzo capitolo (p. 29-32), intitolato "La legge naturale e divina", il Cardinale esprime una chiara preferenza per il tomismo nei confronti di tutti gli altri sistemi di pensiero. La filosofia tomista considera la legge naturale come la partecipazione della legge eterna nella creatura ragionevole e costituisce il fondamento dell'insegnamento di Verìtatis splendor e del Catechismo della Chiesa Cattolica. Bisogna partire sempre dalla ragione più alta, quella di Dio e dalla sua divina provvidenza, alla quale l'uomo è più soggetto rispetto a tutte le altre creature in quanto creatura razionale.
Il quarto capitolo (p. 33-36) tratta delle proprietà della legge naturale che è universale, immutabile e conoscibile. La legge naturale, anche quando viene applicata alle diverse condizioni di vita, rimane inalterabile nei suoi principi comuni. Questa universalità non prescinde dalla singolarità degli esseri umani. L'Eminentissimo Autore afferma che nella natura dell'uomo esiste qualcosa che trascende le culture e permane inalterato attraverso i mutamenti della storia.
Infine, la legge naturale può essere scoperta e seguita da tutti gli uomini anche senza la legge rivelata. A causa del peccato, i suoi precetti non sono percepiti chiaramente e immediatamente. Per conoscere le verità religiose e morali pienamente e senza mescolanza di errore, risultano necessarie all'uomo peccatore la grazia e la rivelazione.
Il quinto capitolo (p. 37-40) presenta il Decalogo come manifestazione privilegiata della legge naturale che rimane accessibile nei suoi precetti alla sola ragione. L'annunzio della natura e l'annunzio della rivelazione non possono stare in contrasto. La natura viene compresa in modo diverso da quello in cui la definiva Ulpiano alla fine del secondo secolo dopo Cristo. La natura non è riducibile ad un mero meccanismo fisiologico.
Il sesto capitolo (p. 41-56) mette in evidenza il ruolo fondamentale del Magistero della Chiesa sulla legge naturale. La stessa rivelazione non offre una trattazione completa di tutte le questioni morali, perché presuppone una morale offerta alla creatura nella legge naturale. L'eminentissimo autore cita l'enciclica Humanae vitae di Papa Paolo VI: "[...] Gesù Cristo, comunicando a Pietro e agli apostoli la sua divina autorità e inviandoli a insegnare a tutte le genti i suoi comandamenti, li costituiva custodi e interpreti autentici di tutta la legge morale, non solo cioè della legge evangelica, ma anche di quella natura-le". L'adempimento fedele della legge naturale sarà parimenti necessario alla salvezza eterna. L'insegnamento della morale cristiana è fondato sulla legge naturale, illuminata e arricchita dalla rivelazione divina.
Papa Giovanni XXIII fondava i diritti dell'uomo nell'Enciclica Pacem in terris del 1963 sulla legge naturale inerente alla creazione e ordinata alla redenzione. Papa Giovanni Paolo II ha insegnato nell'Enciclica Evangelium vitae del 1995 il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine naturale. Il Pontefice ha ribadito la necessità di rispettare sommamente tale diritto di ogni essere umano. Perciò non esistono scuse, neanche la mancata o insufficiente conoscenza del diritto naturale. Ogni essere umano può riconoscere la legge naturale, di cui sia l'aborto, sia l'eutanasia costituiscono sempre una grave violazione. La soppressione della vita nell'aborto costituisce un caso paradigmatico della negazione della legge naturale.
La legge naturale è imprescindibile per tutelare i fondamenti della famiglia. L'Eminentissimo Autore cita dal messaggio di Papa Benedetto XVI per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace del 2008. La negazione o la restrizione del diritto di famiglia oscura la verità sull'uomo e minaccia gli stessi fondamenti della pace.
Il 18 aprile 2008 Papa Benedetto XVI ha ricordato all'ONU il óOesimo anniversario dei diritti dell'uomo, che si basano sulla legge naturale iscritta nel cuore dell'uomo ed è presente nelle diverse culture e civiltà. Se si isolano i diritti umani da questo contesto, si rischia di negare la loro universalità in nome di ambienti culturali, politici, sociali e religiosi differenti.
Il Cardinale Grocholewski presenta nell'ultimo capitolo alcuni interventi recenti della Congregazione per la Dottrina della Fede in materia di diritto naturale. Il 2 giugno 2003 la Congregazione ha pubblicato alcune considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali. Ha escluso l'analogia tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale.
Di fronte al pluralismo e al relativismo che si diffondono non solamente nella società odierna, ma persino all'interno della Chiesa, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha confermato la dottrina sulla necessaria conformità della legge civile con la legge morale e richiesto un incondizionato rispetto della legge naturale da parte di ogni autorità legislativa. Al di là del punto di vista strettamente cattolico, bisogna riconoscere dei diritti che precedono ogni possibile organizzazione dello Stato democratico.
Basandosi su un discorso di Papa Benedetto XVI del 2007, l'Eminen-tissimo Autore afferma che il rispetto dei diritti naturali costituisce l'unico baluardo contro l'arbitrio del potere e gli inganni della manipolazione ideologica. La legge naturale vale in quanto deriva dalla legge eterna. In occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, l'Eminentissimo Autore ha espresso la consapevolezza che tali diritti appartengono alla natura dell'uomo. Non sono concessi da alcuna autorità, ma hanno solo bisogno di essere riconosciuti.
Il Cardinale lamenta che la coscienza dell'uomo odierno sembra la divinizzazione di una soggettività isolata. Il peso dato alla legge naturale è indebolito o del tutto cancellato, producendo un disordine in cui non viene più ricordata la legge scolpita nel cuore di ogni uomo, che nessuna norma positiva potrà ignorare o soffocare. L'isolato individuo diventa ultima istanza morale al suo posto. Il riferimento alla legge naturale non è un'invenzione cattolica, ma una risposta alle sfide dell'essere umano. La legge naturale costituisce la verità basilare dell'umanesimo cristiano. La Dottrina della Chiesa, che conferma e tutela sempre e ovunque i principi di tale legge, offre così un servizio disinteressato alla verità sull'uomo e al bene comune delle società civili.
Il Cardinale conclude la sua preziosa opera con un invito rivolto ai Centri di Studio a Roma, particolarmente le Università e gli Atenei pontifici, a contribuire ad una conoscenza approfondita del diritto naturale.
Nonostante una relativa brevità, l'opera si rivela come una fedele presentazione dell'insegnamento magisteriale degli ultimi Pontefici, a partire da Pio XII, sulla legge naturale e ribadisce la sua importanza dinanzi alle sfide attuali che mettono in dubbio o, addirittura, negano la sua esistenza. Particolarmente frequenti sono i riferimenti agli ultimi due Papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. LEminentissimo Autore ribadisce il fondamento tomista dell'insegnamento della Chiesa sulla legge naturale. Non si limita alle sue conseguenze nell'ambito del diritto e richiama l'attenzione su un concetto integrale dell'uomo.
Il testo viene presentato in una buona veste tipografica, con brevi indicazioni sul contenuto in margine ad ogni pagina. La correzione delle bozze è eccellente ed i pochissimi errori sfuggiti si trovano in nota. Nella nota 6 si indicano come fonte gli Acta Apostolicae Sedis, annata 109 (che non è ancora uscita) anziché 99. Alle pagine 61-68 segue quasi come appendice una bibliografia essenziale del tema trattato, che comprende opere uscite in varie lingue europee.
La monografia gode di particolare attualità dinanzi allo smarrimento sperimentato dall'uomo di tutte le culture e di tutti i tempi se viene privato dai principi universali, immutabili e conoscibili offerti dal diritto naturale fondato sia nella creazione sia nella rivelazione. Il diritto naturale offre parametri al legislatore dinanzi alle sfide del pluralismo che segna le società evolute del postmodernismo. La Chiesa cattolica ricorda che il diritto naturale salva l'individuo, la famiglia e la società dall'arbitrio e l'ordine internazionale dai pericoli che minano la pace alla radice.