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Recensione: PHILIP J. BUDD, Leviticus

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: PHILIP J. BUDD, Leviticus , in Antonianum, 73/1 (1998) p. 153-154 .

P.J. Budd, con questo suo commentario ad un libro difficile ed ostico come il Levitico, sa contraddire in modo magistrale questo comune sentire, contribuendo in sovrappiù a tener fede ai criteri della collana del «New Century Bible Commentary»: coniugare la rigorosità dell'analisi con la essenzialità della spiegazione e con l'even­tuale impiego pastorale del testo.

Una congrua ed esauriente introduzione generale (39 pagine) familiarizza il lettore con le varie questioni che il testo biblico pone. Dal punto di vista della cri­tica testuale, il Levitico ha un'attestazione sufficientemente stabile ed omogenea, evidentemente per il suo valore d'uso, dato che si occupa quasi esclusivamente del­la codificazione del culto, delle norme di purità e degli statuti della classe sacerdo­tale. Riguardo alla connessione del libro con il più ampio contesto redazionale, il tetra-pentateuco, e circa la questione del processo genetico del Levitico stesso, nel­le sue parti e nella sua redazione-edizione definitiva, il B. offre una eccellente di­samina, tanto essenziale e rapida quanto completa. Il Levitico ha una sua omoge­neità interna, pur essendo costituito da evidenti corpi di varia origine e autonomia: il che denota un'operazione redazionale-editoriale tardiva che va dal VI-V sec. a.C (periodo postesilico) al V-IV sec. (completamento della ricostruzione del secondo tempio di Gerusalemme). I tratti redazionali che collegano il Levitico al più ampio tetrateuco o pentateuco (il B. dibatte tra l'altro anche la spinosa questione che ha diviso i sostenitori dell'esateuco, come il Von Rad, e quelli del tetrateuco, come il Noth) sono evidenti e sono opera del posteriore editore sacerdotale che ha impres­so la sua impronta, allorché ha allestito il pentateuco. Le parole con le quali il B. condivide in proposito la posizione di R. Rendtorff, sono: «L'opera sacerdotale è sia un'espansione che l'edizione di una revisione della tradizione esistente» (p. 8), tagliando così il nodo gordiano della opposizione tra coloro che difendono l'origi­naria indipendenza del codice P e quelli che invece lo interpretano come frutto di redattori ed editori successivi. Attualmente, il Levitico si situerebbe in uno schema redazionale del genere: 1) istituzione del santuario (Es 25,1-31,18; 35,1-40,38); 2) regolamentazione del culto (Lv 1,1-27,34); 3) costituzione della comunità israelitica (Nm 1,1-10,28). Per quanto riguarda, invece, le parti di cui il libro si compone e le eventuali fonti che essi chiamano in causa, il discorso è più complesso. L'opera si suddivide in sei parti: a) Lv 8,1-10,20 (filo narrativo, creato dal redattore sacerdo­tale); b) 16,1-34 (festa del Kippur); e) 1,1-7,38 (manuale delle offerte, amalgama di due entità testuali originariamente indipendenti, forse di origine pre-esilica); d) 11,1-15,33 (manuale di purità, anch'esso originariamente indipendente e con materiale probabilmente pre-esilico); e) 17,1-26,46 (il famoso «codice di santità», appa­rentato con Ezechiele e con il Deuteronomio, in origine un autonomo corpo di leg­gi, arricchitosi nel tempo di una mano redattrice che avrebbe dato il suo apporto al­la fase media prima dell'avvento del definitivo contributo sacerdotale); f) 27,1-34 (appendice finale, inserita nella narrativa sacerdotale). I risultati della disamina so­no due: per quanto riguarda il Levitico in se stesso, si avrebbe un processo in tre fasi: a) materiale legale originario; b) redazione del codice di santità; e) edizione sa­cerdotale; circa i rapporti del libro con il più ampio contesto redazionale, il proces­so si sarebbe svolto così: materiale legislativo sarebbe stato introdotto in un'ampia cornice narrativa in tre fasi: prima sarebbero stati introdotti i due manuali e il co­dice di santità, poi sarebbe stato aggiunto materiale suppletivo tra Lv 27 e Nm 10 e infine sarebbero stati inseriti gli ultimi elementi legislativi, a corpo sinaitico già completato e in vista del prosieguo della narrazione fino ai confini della terra pro­messa o fino alla terra stessa.

Nel quadro dell'analisi formale, il B. distingue tre generi: il rituale, con uso della terza persona, l'istruzione, con la seconda persona singolare e gli statuti e giu­dizi, con la seconda plurale; mentre i primi due affonderebbero le loro radici rispet­tivamente nel bagaglio di conoscenze di esclusiva competenza sacerdotale e nell'e­stensione di elementi di conoscenza al popolo, il terzo tratta piuttosto il momento in cui le singole direttive diventano Torà, quindi si situerebbe più a livello redazio­nale.

Due ulteriori sezioni dell'introduzione sono consacrate al concetto di santità e alla questione dei sacrifici. Un'interessante discussione che chiama in causa que­stioni antropologiche, etnologiche ed etiche. Infine, il B. abbozza una teologia del Levitico, con la quale egli vuole attualizzare il significato del libro biblico come sforzo di operare ordine nel caos minaccioso che circonda l'uomo sia in rapporto a se stesso che in rapporto alla società in cui vive.

Il commentario viene condotto secondo i criteri della collana: le sezioni e le pericopi del libro vengono prima presentate globalmente, poi analizzate nei detta­gli, confrontandosi con un minimo sufficiente di letteratura specialistica, perlopiù di lingua inglese.

Una bibliografia ed una serie d'indici corredano quest'opera esemplare.