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Revista Antonianum
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Foto Messa Pietro , Recensione: Massimo Vedova, Esperienza e dottrina.Il memoriale di Angela da Foligno, in Antonianum, 86/3 (2011) p. 601-603 .

Una attenzione alla lettera, ma per cogliervi lo spirito e ciò che Hans Urs von Balthasar considera la genialità di Henri de Lubac: ≪lei stesso ci ha sempre mostrato donde e possibile questa unita paradossale: dal Vangelo in cui lettera e spirito sono cosi poco scindibili come in Cristo l’umanità e la divinità, come nella Chiesa l’Antico e il nuovo Testamento, presenza del passato che viene a noi sempre come futuro≫. Espressione di questa posizione del noto gesuita francese e il testo stesso di una sua opera: Histoire et esprit. L’intelligence de l’Écriture d’après Origène. Infatti, secondo Henri de Lubac, il metodo teologico si innesta nel mistero stesso del Cristianesimo per cui, grazie all’Incarnazione, la storia e il luogo della Rivelazione di Dio e Dio da il compimento alla storia; tutto ciò comporta che le realtà storiche sono il luogo dove e possibile scoprire quelle spirituali e che il senso spirituale rivela il compimento della storia; ugualmente il rapporto tra lettera e spirito. A questo proposito M.-D. Chenu sostiene che ≪il teologo lavora su una storia≫ e quindi e insito in un lavoro di ricerca teologica porre attenzione sia al dato spirituale sia a quello storico: la scissione di tali aspetti non può essere che a detrimento di entrambi, non trovando più la storia la capacita di scoprire le idee che l’hanno mossa e perdendo, la spiritualità, qualsiasi fondamento. Non e un caso che tutti i suddetti autori abbiano dato grande importanza nei loro studi alla patristica; infatti, coma mostra l’esempio di San Girolamo, i padri diedero grande importanza alla materialità della scrittura, anche nelle diverse fasi di elaborazione di un manoscritto, in quanto luogo di incontro con il senso spirituale della stessa. Anche Francesco d’Assisi ha vissuto, come ha espresso in modo magistrale Andre Vauchez, il Vangelo mediante un’osservanza “spiritualmente letterale” coniugando continuamente lettera e spirito.

Possiamo dire che questi sono i presupposti – non presenti nel libro – che hanno guidato Massimo Vedova nel suo studio. L’attenzione alla lettera – scritta in alcuni casi da Frate A. sicut pictor pingens –, oserei dire nella sua “materialità”, lo ha spinto a intraprendere la trascrizione del Memoriale presente nel codice di Assisi. Successivamente, egli ha cercato di comprenderne l’aspetto storico e filologico, intessendo e mantenendo tutta una serie di contatti, dal qui presente Jacques Dalarun – organizzatore dell’importante convegno del 1995 – a Emore Paoli, da Attilio Bartoli Langeli a Barbara Faes, solo per nominarne qualcuno. Inoltre ha potuto attingere da un corso che Giovanni Pozzi tenne ad Assisi nel 2002.

Vedova è stato sempre particolarmente attento a partire sempre dal testo cercando di comprenderne il significato, evitando il più possibile di evitare la sovrapposizione di letture teologiche esterne – ad esempio di Giovanni Moioli – o espressioni assenti in esso come la distinzione polare tra “esperienza affettiva” e “esperienza cognitiva”. Un vero e proprio rispetto dello scritto, lasciando che sia lui a parlare, senza violentarlo con domande inopportune, come quella che si chiede se quella di Angela fu una mistica sponsale o una mistica essenziale. Un lavoro di attenzione alla grammatica, ai singoli termini e sintagmi, lo ha condotto a decifrare questo testo che si presenta come un “cantiere aperto”, non sempre coerente. Questa tesi una fatica per chi l’ha scritta, e per chi la legge!

Alla fine gli sforzi sono più che ricompensati. Infatti al termine, proprio analizzando i verbi nei loro tempi, forma e modi giunge ad affermare che di essi ≪il primo gruppo mostra l’oggettività degli eventi, il secondo gruppo la soggettivazione che la Folignate compie degli eventi vissuti, in altri termini la dimensione passiva, il terzo gruppo le trasformazioni interiori profonde che Dio compie dando all’anima nuove liberta, nuove capacita di conoscenza e azione≫. Quindi l’analisi filologica ha mostrato una successione tra l’oggettività dell’azione di Dio, la soggettivazione passiva di Angela che apre ad una maggiore attività dell'anima.

Si può affermare che l’esperienza di Dio non annichilisce Angela, ma la mobilita ancora di più, soprattutto nel suo desiderio e nella sua capacità di comprendere cosa e avvenuto. In tutto ciò si può realmente dire che vi sia, come si afferma nel prologo, ≪una relazione più intensa e feconda fra dottrina ed esperienza, in modo che la dottrina nasca dall’esperienza, e l’esperienza sia fonte di dottrina≫ .

Quello presentato e solo una parte del lavoro di Vedova, essendovi stato il suddetto approfondimento del rapporto tra testo e spiritualità, tra storia e teologia; a ciò va affiancato il lavoro di trascrizione del codice assisano.

Se il Memoriale di frate A. ed Angela da Foligno e un “cantiere aperto”, altrettanto e il presente volume, sia perchè bisognoso di ulteriori approfondimenti – come nelle considerazioni finali inerenti il rapporto tra teologia ed esperienza – sia perche ci si augura che esso sia l’inizio di un ulteriore lavoro di ricerca, soprattutto ora che Massimo Vedova sembra aver intuito una possibile chiave di comprensione del testo. In un certo senso proprio ora e aperto un cantiere di ricerca per riscrivere, in un certo senso, il tutto con una maggior capacita di comprensione.


 
 
 
 
 
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