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Foto Gagrcic. David , San Francesco e sultano, Giornata di Studio, Firenze Convento San Francesco, 25 settembre 2010, in Antonianum, 86/3 (2011) p. 610-614 .

Il giorno 25 settembre 2010, presso la sala “Le Laudi” del Convento San Francesco in Firenze, ha avuto luogo la giornata di studio “San Francesco e il Sultano”, organizzata e promossa dalla Provincia Toscana di San Francesco Stimmatizzato e dalla Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum di Roma. Il convegno e stato moderato dal Padre Fortunato Iozzelli, professore presso la suddetta Scuola e neo direttore della rivista Studi Francescani.

L’incontro tra Francesco e il Sultano e, a tutt’oggi, un vis-à-vis indecifrabile su cui gli intellettuali di ogni tempo, storici e teologi, artisti e scrittori non hanno mai smesso di interrogarsi: e stata una cosciente ricerca del martirio? O piuttosto un atto di audacia spontaneo e quasi ingenuo? Risultato ultimo di una specifica volontà di proselitismo o modello esemplare di dialogo interreligioso?

Dopo aver letto il capitolo dodicesimo della Regola Bollata, e aver fatto presente l’urgenza e l’importanza della tematica per i tempi che viviamo, Padre Fortunato e passato ad una breve presentazione dei relatori alla quale e seguito il saluto ai presenti da parte del Ministro Provinciale, Fra Paolo Fantaccini.

Giuseppe Ligato, giovane ed eminente studioso di storia delle crociate, primo fra i relatori, ha introdotto il tema della giornata mediante un breve e preciso excursus storico del contesto in cui e avvenuto l’episodio dell’incontro tra Francesco e il Sultano, nell’ambito della V Crociata e delle particolari relazioni tra l’Impero e il Papato. In modo particolare egli si è soffermato sull’assedio di Damietta, luogo di scontro ed incontro, nonchè sulle questioni sottese alle trattative di pace tra le parti. Nel corso della relazione è stata posta in risalto la particolare commistione tra svariati interessi politico-militari e una peculiare visione spirituale-escatologica – o profetica – di ambo le parti in guerra.

Anna Ajello, giovane e preparata medievalista, ponendo in secondo piano la questione della storicità dell’incontro tra Francesco e il Sultano, ha approfondito la modalità di missione e del farsi prossimi dei frati Minori verso “gli infedeli”, mettendo cosi in risalto la precedenza della testimonianza di vita cristiana sulla predicazione verbale, “verbo et exemplo”. In questa globalizzazione ante litteram, i frati minori si fanno amici di tutti e sperimentano l’importanza della conoscenza derivante dall’esperienza. Dalla visita di Francesco al Sultano e dalla regola minoritica prese avvio quel rapporto intenso e tutto particolare tra i francescani e l’Islam che dura ancor oggi e che rese i francescani – con una contraddizione solo apparente – i predicatori più accesi della Crociata e, al tempo stesso, i sostenitori più convinti degli ideali missionari.

Il Professor Pacifico Sella, Frate minore e docente presso l’Istituto Teologico di Verona, si e detto fermamente convinto della storicità dell’incontro tra l’Assisiate e il Sultano d’Egitto. Egli ha dunque esposto le proprie riflessioni sul motivo che potrebbe aver spinto Francesco a recarsi dal Sultano Melik Al Kamel, giungendo alla conclusione che la sua deve esser stata semplicemente una “missione di pace”, piuttosto che un invito alla conversione del Sultano o, sic et simpliciter, desiderio di martirio (pur avendone prevista la possibilità). Il relatore ha compiuto questo passaggio attraverso un’attenta disamina di poche ma valide fonti, la più importante delle quali e la cronaca di Ernoul, che risale alla seconda meta del XII secolo e riguarda la caduta del Regno crociato di Gerusalemme. Il professore ha poi sottolineato il cambio di prospettiva, avvenuto nei primi decenni del XIV secolo, riguardo al martirio in odium fidei, che assume nella prima storiografia francescana un’importanza quasi esclusiva, relegando cosi in secondo piano il profetico annuncio di pace portato da Francesco.

Nel pomeriggio il ruolo del moderatore e stato assunto da Padre Pietro Messa, Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani. Prima dei vari interventi, egli ha invitato tutti a cogliere uno dei primi frutti di questo incontro: la consapevolezza che la storia e una realtà complessa e contraddittoria, al punto da apparire a volte persino assurda: dunque, ogni tentativo di ridurla a schemi troppo semplicistici conduce fuori strada. Uno di questi tentativi e l’anacronismo, vale a dire, l’interpretazione della realtà del passato sulla base delle categorie di pensiero attuali e senza tener conto dello spostamento semantico, ossia del fatto che una stessa parola, espressione o perfino gesto possono aver assunto significati diversi nel corso del tempo. Ciò è sempre motivo di confusione. Il convegno ci fa intuire come invece sia possibile arrivare a cogliere numerosi elementi di verità e di conoscenza, senza per questo banalizzare e ridurre la storia a mero strumento di lotta ideologica.

Egli ha introdotto come prima relatrice del pomeriggio la Professoressa Chiara Frugoni, nota medievalista, la quale ha relazionato con sapiente ed agile competenza, esaminando attentamente alcune tra le più importanti fonti iconografiche dei secoli XIII e XIV, quali la Tavola Bardi e gli affreschi di Giotto. Partendo dall’analisi testuale di alcune fonti francescane, tra cui le due Regole, Bollata e non Bollata, la relatrice ha voluto dimostrare il passaggio di paradigma avvenuto nella concezione dell’incontro di Francesco con il Sultano: in un primo momento, il Sultano compare quale interlocutore pieno di dignità e alla pari, mentre in epoche successive viene rappresentato sotto sembianze quasi demoniache. L’aggiunta successiva, dell’elemento del fuoco e dell’episodio dell’ordalia – episodio riportato solo da San Bonaventura ed esclusivamente nella Legenda Maior – porta proprio ad un inversione di significato dell’incontro di Damietta: si passa cosi dal dialogo- incontro, alla predica, fino ad arrivare all’esorcismo-scontro-polemica.

L’ultimo relatore della giornata e stato il Professor John Tolan, studioso e docente presso l’Università di Nantes, che ha passato in rassegna diverse fonti scritte ed iconografiche, dalle agiografie dei primi biografi alle svariate interpretazioni attualizzanti, senza trascurare i contributi più attuali, quali le riflessioni di Oriana Fallaci, di Tiziano Terzani e di Joseph Ratzinger, ne la relativa iconografia, dagli affreschi della Basilica di Assisi alle incisioni di Gustave Dore: nel corso della relazione egli ha seguito il fil rouge che il racconto del “santo dal sultano” ha descritto nel corso dei secoli (in particolare tra il XVI e il XX secolo), spiegando come quel curioso evento della storia medioevale sia venuto lentamente trasfigurandosi in un perenne luogo della memoria, paradigmatico ritratto delle paure e delle aspettative, dei desideri e delle speranze che da sempre accompagnano il difficile confronto fra Europa cristiana e Oriente musulmano.

Nel corso della discussione e stata data lettura del brano della Regola non Bollata inerente a coloro che si recavano tra i Saraceni: ≪I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo e che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo e che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perche essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore, e siano battezzati, e si facciano cristiani, poichè, se uno non sarà rinato per acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio≫. E stato fatto notare che il primo modo e una semplice testimonianza – pur senza anonimato – mentre il secondo implica l’annuncio delle due verità di fede proprie del cristianesimo rispetto all’Islam – ovvero l’Unita e Trinità di Dio e la Redenzione operata da Gesù – affinchè i musulmani potessero diventare cristiani facendosi battezzare, unica modalità per entrare nel regno di Dio.

Le conclusioni sono state affidate allo storico fiorentino Franco Cardini il quale, dando prova a un tempo della propria maestria e simpatia, ha saputo sintetizzare gli interventi precedenti, mettendo in risalto la competenza degli autori convenuti. Ciò che e chiaro, ha detto, e che nulla e chiaro! E questo il prezzo della complessità ma e contemporaneamente la sua ricchezza. Che cos’e la verità storica? Non un soprammobile da mettere in un angolo, ma un movimento e uno stimolo per porre domande e non semplicemente per dare risposte. Il compito dello storico e quello di mettersi continuamente in discussione con lo scopo di avvicinarsi il più possibile ai fatti e soprattutto di trarne qualche beneficio per l’oggi della nostra esistenza, se è vero che la storia è maestra di vita.

Gli Atti di questo incontro saranno pubblicati nel fascicolo secondo dell’anno 2011 della rivista Studi Francescani, pubblicata dai Frati Minori di Firenze.


 
 
 
 
 
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