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Rivista Antonianum
Informazione sulla pubblicazione

 
 
 
 
Foto Cecchin Stefano , Recensione: DOSIO – M. GANNON – M.P. MANELLO – M. MARCHI (a cura di): «Io Ti darò la Maestra...» Il Coraggio di educare alla scuola di Maria, in Antonianum, 81/1 (2006) p. 186-189 .

Questo prezioso volume raccoglie gli atti del Convegno Mariano Internazionale celebrato dal 27 al 30 dicembre 2004 presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma. Si tratta di una ricca raccolta di studi sulla riscoperta, oggi sempre più emergente e necessaria, della dimensione mariana intrinseca all’educazione cristiana. Già nei due seminari di studio promossi dalla stessa Facoltà su «Maria nell’educazione di Gesù Cristo e del cristiano» era chiaramente emersa la singolarità della “Scuola di Maria” inserita nell’ambito stesso del mistero di Cristo e della Chiesa. In effetti, bisogna prendere atto che la Vergine Maria ha una funzione unica nel concepimento e nella nascita di entrambi: oltre che a generare il Figlio di Dio, la madre è sempre presente nei momenti in cui Cristo fonda la sua Chiesa. Si potrebbe dire allora che tutto nella Chiesa nasce in Maria, cresce e cammina con lei. È per questo motivo che la famiglia salesiana si è voluta soffermare sulle origini della propria vocazione in San Giovanni Bosco.

All’inizio del suo cammino, ancora fanciullo, don Bosco ebbe un sogno in cui Gesù – presentandogli il futuro impegno dell’educazione dei giovani – lo rassicurava del successo perché: «Io ti darò la maestra sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza». È chiara, dunque, l’impronta mariana della vocazione salesiana. Una vocazione che na sce nel grembo della Vergine e che si matura con lei e sotto la sua guida. Non si tratta solo di un esempio da seguire ma, come fu per altri santi, come ad esempio san Francesco d’Assisi o santa Veronica Giuliani, la Vergine Madre “educa alla sapienza” che è Cristo stesso. Tutti gli atteggiamenti di Maria verso il Figlio rivelano questa dimensione sapienziale, che inizia con quella bellezza che risplende nella creazione quando questa vive in armonia con la Parola creatrice. Già nell’antico Israele vi era la convinzione che, per essere veri israeliti, bisognava risplendere della bellezza di Eva prima del peccato originale. Tale

bellezza, riconquistata nel cammino di fede del popolo d’Israele, raggiunge il suo apice nella Figlia di Sion con la quale Dio stipula la nuova alleanza e dona all’umanità il Verbo incarnato.

Al di là della tradizionale immagine della Vergine obbediente alla propo-  sta dell’angelo, la rivalutazione antropologica ha messo in luce l’evento storico del Dio fattosi bambino nel grembo di una donna ebrea, la quale è stata non solo genitrice ma anche educatrice del Figlio di Dio. È così che la riscoperta della tradizione giudaica, unita alle testimonianze evangeliche ci hanno dato la possibilità di cogliere con maggiore pienezza il ruolo di Maria nell’infanzia di Gesù, e poi in quella sua discreta ma fedele sequela che l’ha fatta diventare vera testimone di tutti gli eventi della vita del Cristo.

È per questo motivo, come scriveva il cardinale Matteo d’Acquasparta (+1302), che la Chiesa è convinta che «Maria fu ed è la maestra delle virtù, la via della vita, la regola dei costumi, la forma della penitenza, lo specchio dell’onesta e l’esempio di tutte le perfezioni, cosicché chiunque la vorrà imitare, non potrà errare in nessuna cosa» (sermo II) . E Ubertino da Casale (+1305) aggiungeva che gli Apostoli «si avvicinavano umilmente e devotamente, come piamente si deve credere, ai piedi della sacratissima Vergine, Madre del loro Signore, e conferivano su tutte le cose con Colei che, tutta piena di Spirito Santo, era maestra cosciente di tutte le azioni del Figlio suo» (Arbor vi­tae crucifixae Jesu, IV, 34, F. 184va). La Vergine è “maestra” perché è stata prima “discepola” di Cristo, come scriveva Felipe Diez (+1601): «il Maestro del cielo, volendo tornare al Padre da dove era venuto, affidò a Maria la sua scuola e cattedra. Le affidò la sua scuola e cattedra, non perché dirigesse le sue pecore come San Pietro, ma affinché le istruisse con il meraviglioso sapere che da lui aveva imparato» (Marial [Salamanca 1596] 745). Anche Bernardino de Laredo (+1540), a cui si ispirarono Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, scriveva: «Cristo è il nostro Maestro e sua Madre è la nostra scuola» (Josefina o Tratado de san José [Madrid 1977] 192). Questi sono alcuni degli autori che hanno dimostrato come Maria nella tradizione cattolica è stata sempre recepita quale “maestra” di vita cristiana, modello da imitare per seguire Gesù seguendo il suo invito: «fate quello che vi dirà» (Gv 2,5). È per questo motivo che non ci deve essere alcuna titubanza nell’«educare alla scuola di Maria». Ecco allora il motivo di questo Convegno che ci auguriamo sia seguito da molti altri.

L’ampiezza degli atti dimostra che l’argomento è ricco di spunti, che devono essere ulteriormente studiati e approfonditi soprattutto in chiave interdisciplinare. In questo ambito si deve sottolineare che è stata proprio la mariologia la prima scienza, dopo il Vaticano II, che ha dimostrare la capacità naturale di poter essere studiata da tutti i punti di vista.

Ma la nota fondante il ruolo “educativo” di Maria è stata data da papa Paolo VI, nel discorso a chiusura del terzo periodo del Concilio Ecumenico, quando ebbe a dire: «La conoscenza della vera dottrina cattolica su Maria costituirà sempre una chiave per l’esatta comprensione del mistero di Cristo e della Chiesa» (AAS 56 [1964] 1015). Con questa affermazione, il Pontefice conferma la mariologia quale «chiave» per poter accedere alla conoscenza del mistero cristiano, che riguarda sia Cristo che la Chiesa. In effetti, dopo il Vaticano II, è impensabile accantonare la mariologia come una semplice disciplina facoltativa, perché – come afferma la Congregazione per l’Educazione Cattolica nella lettera La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale – Maria è un «dato essenziale della fede e della vita della Chiesa» (n. 2), un dato che ha suscitato un continuo interesse nella riflessione cristiana sin dai primi secoli, con un costante e progressivo sviluppo e arricchimento della dottrina e della pietà. L'impegno permanente della Chiesa è stato ed è quello di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo (Gaudium et spes, 4), e in questa sua missione emerge il posto e il ruolo centrale che spetta alla Vergine, la quale rappresenta «il simbolo culturale più potente e popolare degli ultimi duemila anni» (cf. A. greeley, I grandi maestri della fede. Un catechismo essenziale [Brescia 1978] 13), dono divino che segna la vita di molti popoli e che, come insegnava Giovanni Paolo II: «è fondamentale per il “pensare” cristiano» (Lettera ai sacerdoti per il giovedì santo 1995, in L'Osservatore Romano [8 aprile 1995] 4).

Il volume degli atti del Convegno si presenta dunque come un valevole apporto a questa ricerca che è ancora agli inizi. Tutto il volume ci offre moltissimi assaggi di quello che si dovrà approfondire nelle ricerche successive. Esso diventa così uno stimolo e una base per continuare in questi lavori nei vari ambiti delle discipline non solo teologiche.

L’impegno parte per vocazione dalla Famiglia salesiana, ma esso è aperto a tutta la Chiesa, che con essa ha in comune la “madre e maestra” Maria. All’Auxilium spetta primariamente l’opera di coordinamento della ricerca in questo  settore. Questo le viene proprio, come scrive Maria Marchi, da quella dimensione mariana che caratterizza nella Chiesa l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La capacità di coinvolgere vari enti e studiosi ha dimostrato con successo che si può proseguire in questa linea, come ha affermato nella sua relazione Alberto Valentini.

Certo la Chiesa, come il mondo sociale e accademico, si attendono proposte e stimoli nuovi per poter proporre nella cultura contemporanea una formazione globale della persona umana avendo come modello “Cristo e Maria”, il maschile e il femminile.

L’antropologia, ribadita da mons. Angelo Amato, il fondamento biblico evidenziato da Aristide Serra, ma altresì le coordinate emerse dalle altre relazioni di noti studiosi delle varie università romane, sono di stimolo per un fondamento sempre più solido alla costruzione di una nuova “pedagogia” cristiana, dove Maria emerge sempre più non come una “maestra” qualsiasi, ma come colei a cui dobbiamo guardare e affidarci per “essere educati” in Cristo e come il Cristo.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno avuto una “esperienza” storica, un rodaggio secolare, che le ha maturate per donare ora alla Chiesa la propria esperienza e il “dono di grazia” che è maturato in loro.

Ora, come emerge nella seconda sessione degli atti, vi è un impegno progettuale che deve essere proposto e attuato. Fondato nella Parola di Dio e nella Tradizione e mirante alla bellezza della persona umana, l’educare oggi alla scuola di Maria è un dovere non privo di problemi, ma ricco di risorse e sfide che possono essere offerte dalla Comunità cristiana al mondo moderno, intento alla globalizzazione in tutti i settori e sempre più aperto ai confronti delle culture che si stanno incontrando grazie ai mass media e alle nuove migrazioni di popoli, soprattutto in Europa.

Il Convegno ha chiarito la necessità dell’educazione a partire da Maria, donna e madre, la cui esperienza ci offre delle coordinate che sono sempre valide anche per l’educazione di oggi.

La singolarità del Convegno è legata anche al modo con cui è stato condotto: relazioni, tavole rotonde e lavori di laboratorio. Questa caratteristica emerge nel volume che, oltre a contenere integralmente tutto il congresso, è stato arricchito da una appendice contenente anche i momenti celebrativi e un CD didattico con vario materiale per Power Point. Tutto questo è uno incentivo perché ci si sensibilizzi sempre più nella Chiesa ad utilizzare i moderni mezzi della comunicazione e dell’educazione, al fine di diffondere maggiormente la conoscenza del mistero di Cristo e della Chiesa.


 
 
 
 
 
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