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Revista Antonianum
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Foto Muzzi Sara , X Incontro del Centro Italiano di Lullismo (E. W. Platzeck), Pontificia Università “Antonianum” Roma 20 maggio 2011, in Antonianum, 87/4 (2012) p. 815-825 .

I saluti di benvenuto del Prof. P. Pietro Messa hanno aperto il X Incontro del Centro Italiano di Lullismo, svoltosi il 20 maggio 2011 presso la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum di Roma. Le attività svolte dal CIL sono state ripercorse sinteticamente dal Preside della Scuola Superire di Studi Medievali e Francescani, lo stesso P. Pietro Messa: l’arricchimento della biblioteca specializzata, realizzata in un settore della Biblioteca della Pontificia Università Antonianum; la continuità al magistero del P. E.W. Platzeck, con l’organizzazione di corsi annuali su temi inerenti a Raimondo Lullo ed al lullismo: si è svolto regolarmente il corso tenuto dal Prof. Perarnau all’Antonianum (Introduzione a Raimondo Lullo); da tale corso sono nati alcuni contributi che saranno pubblicati nella rivista Frate Francesco che in ogni numero dedica almeno un articolo agli studi lulliani.

Vi sono state varie pubblicazioni di articoli su Lullo ed il lullismo: J. Espelt Perarnau, Sette secoli di malintesi su Raimondo Lullo: interpretazioni sbagliate e falsificazioni vere e proprie hanno messo in cattiva luce l’opera del pensatore, in L’Osservatore Romano CL, n. 258 (8-9 novembre 2010), p. 4; E. Rava, Raimondo Lullo. Il Libro del Gentile e dei tre Savi, in Frate Francesco, 77 (2011), p. 75-101; S. Muzzi, Raimondo Lullo: il tema della concezione di Maria, in corso di pubblicazione in Theotokos 2011, fascicolo I. È in preparazione una tesi di licenza di Amano Trujillo sul tema “Gli stati di vita cristiana nel Blanquerna di Raimondo Lullo”; il moderatore è P. Pietro Messa. Il CIL ha offerto la propria collaborazione per gli aspetti lulliani del testo: N. Galimberti, De componendis cyfris di Leon Battista Alberti tra crittologia e tipografia, in Subiaco, la culla della stampa. Atti dei Convegni Abbazia di Santa Scolastica 2006-2007, Iter Edizioni, Subiaco 2010, p. 167-239. Il CIL ha inoltre partecipato all’Incontro dell’Ofs Molise tenutosi a Termoli, con una relazione di Sara Muzzi dal titolo Lo Spirito di Assisi: Raimondo Lullo ed il dialogo interreligioso il 20 marzo 2011. Di più: è stata avviata una collaborazione con Gabriel Ramis, Postulatore per la causa di canonizzazione di Lullo, con un lavoro di Andrea Maiarelli per la trascrizione dei processi per la canonizzazione di Raimondo Lullo.

La prima parte di tale incontro comprendeva due relazioni: la prima tenuta dal Prof. Roberto Rusconi sul tema “Manoscritti ed edizioni delle opere lulliane nelle biblioteche degli ordini religiosi in Italia alla fine del secolo XVI”.

La relazione aveva il fine di offrire un contributo alla inventariazione e descrizione dei codici e delle stampe contenenti opere di Raimondo Lullo diffusi in Italia, basata sul progetto RICI (Ricerca sull’Inchiesta della Congregazione dell’Indice). Il secondo intervento, del Prof. Salvatore Barbagallo, “Il culto al beato Raimondo Lullo”, si è posto in continuità con la presentazione del libro Da Raimondo Lullo a Nicola Eimeric. Storia di una falsificazione testuale e dottrinale, a cura di S. Muzzi (Medioevo 20 - Centro Italiano di Lullismo, 4) Edizioni Antonianum, Roma 2010, avvenuta nel corso dell’Incontro del 2010.

Difatti, il Prof. Barbagallo ha analizzato la devozione ed il culto al Beato maiorchino, nell’intreccio con i vari tentativi di procedere ad un riconoscimento ufficiale della sua santità.

L’ultima parte è stata dedicata alla programmazione di un convegno sul lullismo in Italia in vista del centenario del 2015.

L’intervento del Prof. Rusconi, importante per il suo contenuto, per il metodo e per le prospettive di ricerca che apre, si è basato sulle liste dei titoli di libri posseduti dai religiosi dei conventi e dei monasteri italiani, acquisite dalla Sacra Congregazione dell’Indice dei libri proibiti dopo la pubblicazione dell’Index librorum prohibitorum da parte di Papa Clemente VIII nel 1596, in un periodo che arriva sino al 1603. Esse riguardano 31 ordini regolari maschili e contengono elenchi corrispondenti a biblioteche monastiche e conventuali, ossia ad uso di singoli monaci e frati.

Vi erano stati numerosi contrasti tra il Sant’Uffizio e la Sacra Congregazione dell’Indice dei libri proibiti, dal momento che sia l’uno che l’altra rivendicavano la propria competenza in materia di censura libraria fino a quando, nel 1596, papa Clemente VIII promulgò l’Index librorum prohibitorum. Per quanto concerne gli ordini religiosi, al fine di salvaguardare l’autonomia giurisdizionale nei confronti sia dei vescovi sia dell’Inquisizione, in un primo momento fu concesso loro di operare in maniera autonoma per ciò che riguardava il proprio patrimonio librario sia individuale che collettivo, ma il carattere sporadico delle denunce pervenute portò a far credere che il controllo all’interno degli ordini regolari fosse avvenuto in maniera blanda e a far mettere in moto la Sacra Congregazione dell’Indice. Il 19 agosto 1599, tramite una lettera della Congregazione, veniva intimato ai procuratori di numerosi ordini di far pervenire le liste di tutti i libri posseduti dai singoli frati e dai conventi. In seguito un’altra lettera venne inviata agli ordini regolari italiani: vi si intimava di inoltrare entro quattro mesi una nota dei titoli dei libri, sia quelli delle biblioteche pubbliche dei conventi che quelli dei testi posseduti dai singoli religiosi, senza limitarsi ai soli libri proibiti o sospetti. Di fronte alla lentezza con cui gli ordini regolari adempivano a tali richieste, vennero concesse alcune proroghe alla consegna delle liste dei libri sospesi o proibiti. Le note dei libri vennero consegnate nel 1600.

L’andamento della raccolta delle liste dei titoli dei libri posseduti può essere ripercorso in maniera analitica sulla base del materiale raccolto: allo scopo di individuare con censoria precisione l’eventuale presenza di libri proibiti o semplicemente sospetti si prescrisse di indicare con esattezza il nome dell’autore, il titolo dell’opera, il luogo di stampa, il nome dello stampatore editore, la data di stampa e a volte di precisare anche il formato dei volumi. Tutti questi dati furono richiesti per consentire l’identificazione di un’edizione corrispondente ad un titolo che si ritrovasse in una lista di libri, anche se a volte le indicazioni non vennero seguite con adeguata perizia. Un secondo punto, trattato dal Prof. Rusconi, riguarda le finalità censorie dell’indagine promossa dalla Sacra Congregazione dell’Indice. Queste ci rimandano alla proibizione delle opere lulliane negli Indici che si succedettero fino alla promulgazione dell’Index librorum prohibitorum da parte di Clemente VIII. Nell’Indice veneziano del 1554, rispetto a quello del 1549, si indicavano espressamente solo alcune opere di Lullo proibite consentendo così di fatto la pubblicazione e la lettura delle altre. La lista di tali opere riportava venti titoli. L’Indice del 1581 conteneva l’indicazione, tra le opere lulliane condannate, della Philosophia amoris. Anche l’Indice romano del 1559 riportava l’indicazione delle opere lulliane condannate da Gregorio XI, omessa nell’Indice del 1564. L’Inquisizione di Barcellona esprimeva lo sconcerto per l’eccessivo rigore verso Raimondo Lullo nell’Indice pubblicato da Papa Paolo IV nel 1559, alludendo al conseguente danno economico per i librai. Nell’Indice del 1580 compariva l’opera Practica compendiosa artis Raymundi Lul. Explanatio compendiosaque applicatio artis illuminati doctoris magistri Raymundi Lull. ad omnes facultates: per referendum magistrum Bernardum de lauinheta [...] lucubrata: et ad communem omnium vtilitatem edita. Huius operis nouem sunt libri, Lione 1523.

Proseguendo nella travagliata storia della redazione dell’Index, in quelli del 1590 e 1593 si menziona la condanna di Gregorio XI, mentre nel 1596 compare solo l’indicazione della Philosophia amoris. Viene sottolineata l’apparente contraddittorietà delle indicazioni censorie pervenute nel corso dei secoli dai possessori delle opere lulliane che, al momento della composizione delle liste, si comportarono in maniera difforme.

Le osservazioni successive si basano su una campionatura della documentazione esistente e disponibile per il momento; infatti non si è ancora giunti ad uno spoglio definitivo. Le diciture dei titoli sono riportate come indicate al momento della relazione.

Dal momento che la Congregazione aveva chiesto di indicare il possesso di libri manoscritti e non soltanto a stampa, furono registrati alcuni codici contenenti testi lulliani con indicazioni sommarie. Viene riportata la trascrizione delle liste presenti nella banca dati, fornendo alcuni degli esempi illustrati dal prof. Rusconi, risultanti dallo spoglio della banca dati stessa. Un manoscritto lulliano è segnalato nella biblioteca del Convento di San Bartolomeo a Foligno, ossia Raimundus Lullus, De arte inuentiva; similmente nella biblioteca di S. Onofrio a Roma, il manoscritto De Iesu Christi et virgine Mariae liber Raymundi Luli. Più precise le indicazioni delle edizioni a stampa, a cominciare dagli incunaboli. Nel convento genovese di Santa Maria della Costa a Sestri Ponente si conservava un esemplare di un’edizione stampata a Venezia nel 1480, ossia il volume Ars generalis ultima. Logica brevis di circa 200 pagine in quarto; il volume De laudibus B. V. Mariae. De natali pueri parvuli. Clericus. Phantasticus, Parigi 1499 era presente nella biblioteca del Monastero bolognese di San Giovanni.

Le attestazioni di esemplari di opere lulliane risultano più numerose per il secolo XVI: a titolo di esempio, un certo numero delle Quaestiones dubitabiles super quattuor libros Sententiarum sono conservate nei conventi osservanti di San Giovanni di Sarno, di Santa Maria del Gesù a Noto, di Santa Maria del Gesù a Messina: Quaestiones dubitabiles super quattuor libris sententiarum cum quaestionibus solutiuis magistri Thomae attrabatensis, Venezia 1507. Ciò conferma la circolazione dell’opera presso una determinata congregazione monastica.

Tra i titoli della Biblioteca del Seminario di Trento della Congregazione dei Chierici Regolari Somaschi si trovava un’edizione stampata a Lione nel 1514: Ars breuis eiusdem auctoris [Lull Ramon].

Per il convento osservante di San Leonardo in Umbria, Fr. Giovanni da Stroncone indicava tra i numerosi libri a sua disposizione un esemplare di Lullo, Arbor scientiae venerabilis & celitus illuminati patris Raymundi Lullij Maioricensis, Lione 1515. Presso i monaci della congregazione benedettina dei Celestini di Santa Maria della Civitella a Chieti era indicata l’opera di Lullo Ars iuris ... que breuissima est et artificio quodam intellectuali clauditur, Roma 1516; in questo caso l’opera lulliana si trovava inserita in una lista di libri proibiti, insieme ad altri volumi. Un altro testo ad uso di un frate cappuccino nel convento di Cosenza, Fr. Marco da Torano: Illuminati sacre pagine professoris amplissimi magistri Raymundi Lulli. Ars magna generalis et vltima quarumcunque artium & scientiarum ipsius Lulli assecutrix et clauigera: et ad eas aditum faciliorem praebens: antehac nusquam arti impressorie emunctius commendata: & per magistrum Bernardum la Vinheta elimata, Lione 1517.

Nei conventi d’Italia le opere lulliane circolavano non solo nelle versioni stampate italiane ma soprattutto all’estero, il che attesta la circolazione internazionale di queste opere. Un volume era compreso tra i libri ad uso di Fr. Bonifacio Pacini e di Fr. Giovanni da Stroncone; il volume veniva indicato come presente anche nelle librerie di altri conventi.

L’edizione era quindi diffusa tra diversi ordini, non solo nelle biblioteche conventuali, ma anche presso religiosi qualificati come i predicatori. Un’opera lulliana si trova tra i libri proibiti del monastero dei Celestini della Civitella di Chieti: Practica compendiosa artis Raymundi Lul. Explanatio compendiosaque applicatio artis illuminati doctoris magistri Raymundi Lull. ad omnes facultates:

per reuerendum magistrum Bernardum de lauinheta [...] lucubrata: et ad comune omnium vtilitatem edita. Huius operis nouem sunt libri, Lione 1523.

Non più tra i libri proibiti, un testo era semplicemente elencato nel convento di San Nicola; attribuite a Lullo risultavano essere alcune edizioni quale Raimundi Lulii [...] De secretis naturae siue quinta essentia libri duo. His accesserunt Alberti Magni [...] De mineralibus & rebus metallicis [...] Quae omnia [...] recens publicata sunt per M. Gualterum H. Ryff, Strasburg 1541. Tra i libri posseduti dal Monastero dei Celestini di S. Maria di Collemaggio a L’Aquila si trovava un’altra raccolta di testi lulliani, ossia Raimundi Lulii [...] De secretis naturae siue quinta essentia libri duo. His accesserunt, Alberti Magni ... De minerali bus & rebus metallicis libri quinque. Quae omnia solerti cura repurgata rerum naturae studiosis recens publicata sunt per magistrum Gualtherum H. Ryff, Venezia 1542. Nel Convento di Santa Maria in Porto Salvo a Sorrento era conservato il volume Raimondo Lullo maiorico filosofo acutissimo, et celebre medico De’ secreti di natura, o della quinta essentia. Libri due. Alberto Magno sommo filosofo, de cose minerali, et metalliche. Libri cinque. Il tutto tradotto da m. Pietro Lauro, Venezia 1557; similmente nella biblioteca del convento milanese di S. Alessandro in Zebedia si possedeva il volumetto Ars breuis illuminati doctoris magistri Raymundi Lull, Parigi 1578. Vi si trovava anche l’Opusculum Raymundinum de auditu kabbalistico siue ad omnes scientias introductorium. Incipit libellus de kabbalistico auditu in via Raymundi Lullii, Parigi 1578.

Questo parziale spoglio della banca dati può portare alle seguenti conclusioni: oltre alla rilevazione della presenza attestata delle singole opere lulliane autentiche, è interessante prendere in considerazione la loro diffusione all’interno dei diversi ordini e congregazioni religiose malgrado la documentazione sia in una certa misura parziale. Nel prossimo autunno saranno disponibili dati completi anche per i Cappuccini, gli Osservanti e i Somaschi. Ad esempio sono indicativi: la diffusione delle opere lulliane tra i frati Minori dell’Osservanza, il sospetto per la loro ortodossia presso i monaci Celestini, la loro assenza tra i Camaldolesi e le scarse attestazioni presso i Cappuccini. Anche se le opere lulliane risultano essere prevalentemente conservate nelle librerie comuni è interessante notare che alcuni volumi risultano essere ad usum di singoli religiosi, in particolare di diversi predicatori. Come già accennato, le edizioni delle opere lulliane possedute dai religiosi italiani non si limitavano a quelle stampate nella penisola: ne sono state rilevate molte pubblicate in Francia ed in Spagna.

Il succedersi delle disposizioni censorie nei vari Indici dei libri proibiti non ne favorì certo la diffusione nel corso della seconda metà del secolo XVI.

Le domande poste dai partecipanti a seguito di questo primo intervento hanno permesso al Prof. Rusconi di precisare alcuni punti: occorre tenere presente che il campione non è completo per le opere lulliane; la ricerca non è stata effettuata sugli originali, per il problema della dispersione, ed è stata organizzata per biblioteche, non per autori. Il dato più importante che emerge è che le disposizioni censorie accumulatesi nel corso del ‘500 hanno generato un’evidente confusione nel considerare l’opera lulliana: lo stesso testo si può ritrovare tra i libri proibiti per un ordine e tra quelli in uso per un altro. È stata poi descritta la specificità di questo tipo di fonte: si tratta di un corpo documentario sincrono dal 1599-1600 al 1598-1602. È una fonte diversa da quelle di tipo inventariale, sono documenti che vengono redatti sotto la supervisione dei superiori degli ordini sul posseduto librario. Per quanto riguarda le censure e i sequestri delle opere lulliane, in un caso si tratta di edizioni incluse in una sezione di libri proibiti e in un altro caso si annota che un esemplare è stato consegnato all’inquisitore perché lo potesse controllare. La banca dati si completerà per accumulazione; per ora lo spoglio è stato fatto su parte del posseduto librario. Possiamo rilevare la disposizione dei libri: ad esempio, non è conservata alcuna edizione lulliana presso il Terzo Ordine Regolare, presso i Camaldolesi e i Caracciolini; per completare l’immissione dei dati relativi ai Cappuccini manca pochissimo. I Benedettini verranno presi in considerazione in un secondo momento. Alla fine del ‘500 sono soprattutto gli ordini monastici che conservano il loro patrimonio manoscritto, per gli ordini mendicanti la presenza di manoscritti è tendenzialmente residuale.

Salvatore Barbagallo ha trattato il culto al Beato Raimondo Lullo analizzando i libri liturgici precedenti e successivi alla riforma del Vaticano II. Abbiamo testimonianze antiche che attestano tale culto ecclesiale. Il culto liturgico ebbe inizio allorché Leone X (1513-1531) concesse di celebrare con l’ufficio e con la Messa la memoria del Beato Lullo. Tale concessione riguardava i Francescani, forse la comunità di frati che custodiva il corpo del Beato; si tratta di una concessione cosiddetta locale. La notizia della concessione di Leone X si basa su testimonianze presenti in opere di vari autori. Si tratta di notizie che si fondano su testimonianze di seconda mano e non sappiamo se la concessione sia avvenuta con una bolla o a voce. Le testimonianze riguardano la concessione di celebrare la memoria del Beato Raimondo e l’ufficio della Messa, non rimandano al contesto eucologico proprio. Una testimonianza riconducibile a tale contesto l’abbiamo negli Atti del processo di canonizzazione del 1612, nella Dissertatio I di questa opera, dove si afferma l’ufficio del Beatissimo martire Raimondo Lullo, con l’elogio del martire, il responsorio dei vespri e l’orazione.

Altra testimonianza dell’esistenza di un ufficio è quella della Positio super casu excepto del 1905, con il decreto di approvazione dell’ufficio per la Messa da parte di Clemente XIII.

Si passa poi alle testimonianze dei libri liturgici antecedenti alla riforma del Vaticano II che risultano essere il martirologio francescano, il breviarium romano-seraphicum ed il missale romano-seraphicum. Da questi emerge come costante la mobilità della data della memoria. I martirologi francescani analizzati sono quelli che vanno dal 1653 al 1952: essi riportano la memoria del Beato Lullo al 29 giugno, ad eccezione del martirologio del 1879 che rimanda al 27 di novembre. L’elogio del martirologio del 1653 riporta la notizia del culto da parte dei frati Minori di Maiorca: la Messa si celebrava presso l’altare dove erano conservate le spoglie del Beato; i martirologi successivi riportano lo stesso elogio contenuto nel martirologio del 1879. Leone X permise che in onore del Beato Lullo si celebrasse l’ufficio e la Messa. Alcuni martirologi mettono in evidenza il motivo del martirio, ovvero la predicazione tra i Saraceni, altri invece la sua dottrina.

Si passa quindi alle osservazioni che riguardano il breviarium romano-seraphicum.

La celebrazione delle memoria del Beato Lullo compare nei breviari a partire dalla seconda metà del 1800: il primo esemplare che parla di Lullo è del 1855. Tra quelli che vanno dal 1855 al 1962 emergono alcune particolarità, come la mobilità della data della celebrazione: il 26 novembre nel breviario del 1855; il 27 novembre nel breviario del 1858 fino al 1910; il 3 luglio nel breviario del 1920 ed in quello del 1962; il 4 luglio nel breviario del 1930, del 1931 e del 1938; la data è spostata al 5 settembre, insieme ad altri beati, nel breviario del 1951; nei breviari che vanno dal 1855 al 1910 si menziona il fatto che Leone X aveva approvato il culto, considerato immemorabile. Nei breviari del 1912, del 1920, del 1930 e del 1938 appare l’indicazione che Pio IX aveva esteso a tutto l’ordine dei Minori l’ufficio concesso da Leone X. Ci si potrebbe chiedere come mai solo nel 1912 sia stata riportata la concessione di Pio IX (1846-1878); d’altra parte, l’indicazione può spiegare il fatto che solo a partire dal 1855 la memoria di Lullo compare nel breviario ad uso dei Minori, ma non in quelli dei Conventuali e dei Cappuccini. Il breviario romano-serafico per il Beato Lullo prevedeva per la celebrazione dell’ufficio un proprium, con l’orazione che sarà presente, con poche varianti, in tutti i breviari ed i messali prima e dopo la riforma. La lectio per il notturno è tratta dalla Vita del Beato, dettata ad un anonimo; questo stesso schema è presente in tutti i breviari, varianti sono i breviari del 1930 e del 1938 che presentano un’ antifona diversa. Altre varianti riguardano il responsorio.

Nel missale romano-seraphicum la memoria del Beato Lullo è presente a partire dal 1864. Anche nei messali si riscontra la mobilità della data della celebrazione: nel messale 1864 compare al 27 novembre, come in quelli del 1886 e del 1898; al 3 luglio nel messale del 1912; è spostata al 4 luglio in quelli del 1924, del 1931 e del 1942; al 5 settembre nei messali del 1951 e del 1953 insieme ad altri beati ed in quello del 1954 da solo. Per quanto riguarda l’eucologia, tranne che nel messale del 1951, l’orazione colletta è la stessa in tutti i messali. Il formulario eucologico è completo ed uguale. Le orazione sulle offerte e quelle dopo la comunione sono prese dalla tradizione eucologica. Nei libri liturgici della riforma del Vaticano II, che propongono il significato originario della celebrazione dei martiri proposto dal Vaticano II, per la liturgia del Beato Raimondo vengono esaminati il messale serafico del 1973, la liturgia delle ore secondo il rito romano del calendario serafico del 1975 ed il martirologio romano del 1990. Vi sono state due richieste di estensione del culto nel 1973 e nel 1982. Nel 1973 era stato approvato il calendario serafico per le famiglie el Primo e del Terzo Ordine Regolare: la memoria del Beato Raimondo è al 30 giugno. Si passa poi ad esaminare il messale serafico: la riforma liturgica che aveva diversificato i libri liturgici non era stata completamente recepita; il messale per la celebrazione eucaristica del Beato Raimondo presenta orazioni e canti; la colletta è come quella precedente alla riforma; vi sono poi l’orazione per le offerte e l’orazione dopo la Comunione che trova assonanza con quella per San Pio X: nelle due orazioni l’Eucaristia è presentata come forza del martirio, idea comune nella tradizione ecclesiale in cui il rapporto stretto tra il sacrificio della propria vita compiuto dal martire e la morte di Cristo lega il culto del martire alla celebrazione dell’Eucaristia. Nel martirologio romano del 2004 il Beato viene riportato al 29 giugno e ne vengono messi in evidenza il martirio, il dialogo con i Saraceni, la cultura e la dottrina. Per concludere, il Prof. Barbagallo ha sottolineato come l’origine del culto liturgico non risulti chiara: la si fa risalire a Leone X nel XVI secolo; l’estensione del culto è legata a Clemente XIII nel 1763 (in realtà egli approvò l’ufficio e la Messa); Pio IX, nel XIX secolo, estese il culto a tutto l’ordine dei Frati Minori. Il Prof. Barbagallo non ha trovato alcuna bolla papale che desse fondamento alle notizie presenti nei libri liturgici. Il culto liturgico del Beato Lullo è attestato dalla seconda metà del 1800, prima di questa data le notizie sono di seconda mano. Per l’eucologia emergono come proprie l’orazione e la lectio per l’ufficio del notturno.

La seconda parte dell’Incontro si è sviluppata intorno agli interventi dei partecipanti e si è aperta con la comunicazione di Francesco Fiorentino che sta lavorando sulla teoria della scienza in Raimondo Lullo. La parola è passata poi a Celia López che ha presentato il lavoro svolto presso l’Universidad Autònoma de Barcelona su alcune problematiche sorte nell’edizione e nello studio dell’opera lulliana conosciuta come Liber de anima rationali. Un elemento inedito che viene segnalato è il riferimento esplicito ad Averroè riguardo alla dottrina del monopsichismo, riferimento che lega questa opera a quelle di epoca posteriore, mostrando un’evoluzione nel modo in cui Lullo si riferisce ai difensori delle dottrine averroiste. Il relatore ha poi illustrato le relazioni tra il testo catalano e quello latino mediante alcuni esempi di revisione della traduzione latina.

Francesca Chimento ha concluso la sua tesi di dottorato sulla tradizione plurilingue del Felix che uscirà a breve per la Biblioteca dell’Officina di Studi Medievali. Non si dispone di alcuna versione latina del Felix, tradotto tuttavia in varie lingue romanze; la giovane studiosa ha condotto un confronto tra il testo originale in catalano e le varie traduzioni, con uno studio sulla tradizione manoscritta in catalano, per poi passare alle varie traduzioni del testo: cinque in italiano prima della fine del 1400, una traduzione in francese ed una tardo medievale in castigliano.

È intervenuta poi Marta Romano per illustrare un nuovo progetto: presso il laboratorio Itinera Lulliana di Palermo, in occasione dei preparativi per il VII Centenario della morte di Lullo, si è avviata la raccolta (a cura della stessa Romano) di contributi per un volume dedicato al lullismo italiano. Saranno riuniti e pubblicati approfondimenti originali su diversi aspetti del tema secondo approcci metodologici complementari, come ad esempio: i viaggi di Lullo in Italia, le prospettive teoretiche e la documentazione testuale dell’influsso del pensiero di Lullo nel tempo, i codici di origine italiana, le copie e i fondi di manoscritti, seguaci e detrattori delle dottrine lulliane, edizioni e fortuna delle opere nella letteratura italiana, il punto della storiografia e della bibliografia sul tema. L’invito alla proposta di un contributo è esteso a tutti e in particolare a studiosi giovani, esordienti, non incardinati in università o enti di ricerca, per i quali sono previsti incentivi da parte dell’Officina di Studi Medievali per facilitare lo svolgimento della ricerca.

Stefano Maria Malaspina ha presentato la prima traduzione italiana della Vita coetanea di Raimondo Lullo, da lui curata, edita da Jaca Book. Raimondo Lullo ha corso il rischio, in questi secoli, di essere considerato marginale, o peggio di diventare un “personaggio”, piegato e declinato di volta in volta all’interesse di chi lo ha studiato o ne ha fatto una propria “caricatura”: della sua figura non sono mancate infatti presentazioni parziali. A lungo inascoltato dalle corti d’Europa e persino dalle stesse corti pontificie, rischia anche oggi di non essere accolto per quello che è. La prima traduzione in lingua italiana della Vita Coetanea, dettata ad un discepolo nel 1311 dallo stesso Lullo, intende iniziare a colmare una lacuna e delineare il profilo di una figura che, come la sua, non può essere ridotta ad uno stereotipo.

La rappresentazione di Raimondo Lullo nelle immaginette votive è stata trattata dal Vicepresidente dell’Associazione Italiana Cultori Immagini Sacre, Renzo Manfè. Importanti fonti iconografiche, queste immagini costituiscono un patrimonio che stava scomparendo. Le immagini del maiorchino che è stato possibile ritrovare sono state analizzate, individuando gli elementi che caratterizzano la figura di Lullo: il Cristo crocifisso e la penna d’oca. Alcune immagini molto recenti, prodotte in Italia, attestano una devozione popolare ancora vivace intorno a Lullo: non sembra che sia una figura poco conosciuta, ma un vivo esempio di crescita spirituale.

Josep Perarnau ha concluso l’Incontro esprimendo la propria soddisfazione, che sarebbe stata ancora maggiore se queste parole conclusive le avesse potute proferire P. Platzeck, poiché oggi si è arrivati a poter dimostrare, grazie al testo che era stato presentato l’anno precedente, Da Raimondo Lullo a Nicola Eimeric. Storia di una falsificazione testuale e dottrinale, che le affermazioni dell’Inquisitore in relazione a Lullo erano solo falsità. Esiste una decretale di Papa Clemente V, la Multorum quaerela, nella quale si dice che, per quanto riguarda l’Inquisizione, l’unica legge valida è la verità; in caso di affermazione di falsità tutto il processo sarebbe stato invalidato, anzi ciò che era previsto per il colpevole sarebbe stato imputato a colui che avesse affermato il falso. Dal 1750, con Benedetto XIV, la canonizzazione è stata legata alla chiarificazione dei punti relativi all’opera scritta del Lullo. Dunque, in questo momento, la figura del Lullo è uscita dalla condizione di “carcere virtuale”. Il lullismo italiano, infine, è degno di attenzione sia per quanto concerne i manoscritti conservati in Italia, sia per le città toccate dal Lullo; è un tema che offre ricche possibilità di lavoro, anche in vista del settimo centenario della morte di Raimondo Lullo che si celebrerà nel 2015.


 
 
 
 
 
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