Messa Pietro ,
Recensione: Roberto Rusconi, Santo Padre. La santità del papa da san Pietro a Giovanni Paolo II (sacro/santo 14),
in
Antonianum, 85/4 (2010) p. 663-665
.
Fin dal Prologo. Santo Padre, Padre Santo (p. 9-14) l’Autore evidenzia l’importanza di contestualizzare il riconoscimento o meno della santità dei pontefici nei diversi ambiti storici ed ecclesiali. Nel primo capitolo, Dai vescovi martiri ai papi santi e beati (p. 15-76), dopo aver visto come si e giunti all’espressione Sanctus Pater, l’attenzione e concentrata soprattutto su Gregorio VII e la connessione tra la devozione all’apostolo Pietro e la dottrina del primato della Chiesa di Roma. Il secondo capitolo, L’ascesa della monarchia pontificia tra miracoli e culti (p.77-207) dedica grande spazio al connubio tra profezie e attesa di un papa santo capace di riformare la Chiesa; la delusione di tale aspettativa convergerà con il papato “anticristiano” predicato da Lutero. Il capitolo terzo La difficile santità dei papi tra Rinascimento e Controriforma (p. 209-316) si sofferma soprattutto sull’aspetto liturgico: infatti la celebrazione dei papi martiri dei primi secoli e la canonizzazione di Pio V diventano modalità per insistere sulla santità del papa. Tale santità “martiriale” acquista un significato diverso nella storia moderna – affrontata nel capitolo quarto, Dal martire della Rivoluzione al ≪prigioniero del Vaticano≫ (p. 317-454) – in cui le difficolta vissute dai pontefici nello scontro con la modernità sono lette come una sorta di martirio. L’ultimo capitolo, il quinto,
Dalla devozione per il papa al culto per il papato (p. 455-571), partendo dall’ultimo papa canonizzato – san Pio X – passa in rassegna tutti i pontefici del XX secolo, accomunati dalla fama di santità che li ha circondati, tanto che è lo stesso papato a essere indicato come luogo di santità.
Nell’Epilogo ≪Santo subito≫ (p. 573-605) l’Autore affronta il caso di Giovanni Paolo II e la celerità con cui la sua santità e stata evidenziata. Nelle ultime pagine, in cui più ci si avvicina ai giorni nostri e la storia diventa cronaca, sarebbe stato interessante un approfondimento circa chi preparo gli striscioni con la scritta “Santo subito” e da quali ambienti vennero diffusi: una ricerca tutta da compiere.
Alla fine del volume l’elenco de I pontefici da san Pietro a Benedetto XVI (p. 607-617), la lunga Bibliografia (p. 619-680) e l’Indice dei nomi (p. 681- 700) indicano la mole di testi che il tema prescelto richiede di analizzare.
La competenza dell’Autore circa il tema delle profezie, cosi come anche riguardo alla diffusione del patrimonio librario in Italia, si coglie in molte pagine del volume. In uno studio consimile, e altresì importante la comparazione tra il culto per il Papa e quello che in contemporanea veniva tributato a sovrani e regnanti. Un esempio efficace – anche come indicazione di metodo di ricerca – e il confronto tra l’indizione del Giubileo del 1879 ad opera di Leone XIII e i coevi giubilei della regina Vittoria in Inghilterra e dell’imperatore Guglielmo I in Germania (p. 416-417), cosi come la lettura parallela del giubileo episcopale sempre di Leone XIII e le nozze d’argento dei reali d’Italia (p. 424-425) o del culto dell’immagine di Mussolini, Stalin e Hitler con il ruolo carismatico del romano pontefice (p. 487). Anche per il ritorno trionfale di Pio VII a Roma (p. 320-321) sarebbe stato opportuno effettuare un paragone data l’importanza dell’avvenimento: un sovrano che dall’esilio ritornava alla capitale del suo regno.
In un simile studio in cui si intrecciano molti personaggi e vicende, di una complessità non facile da comprendere, non meraviglia che vi siano refusi o notizie da completare.
San Giuseppe da Copertino e definito cappuccino (p. 294), mentre in realtà era un frate minore conventuale e rimase tale, anche se per diversi anni fu confinato in conventi dei frati Minori cappuccini. Cosi l’anno mariano del 1954 fu indetto da Pio XII in occasione del centenario non ≪delle apparizioni di Lourdes≫ (p. 480), ma della proclamazione del dogma dell’Immacolata da parte di Pio IX nel 1854. Similmente, in occasione della beatificazione di Pio IX e di Giovanni XXIII, ≪l’immagine di Pio IX veniva collocata al centro e quella di Giovanni XXIII al margine≫ (p. 538), non per dare rilievo al primo e marginalizzare il secondo, ma per motivi di “precedenze”. Infatti nelle beatificazioni e canonizzazioni le immagini sono disposte con una “gerarchia” che vede al primo posto la categoria dei martiri e poi i confessori della fede; all’interno dello stesso gruppo hanno la precedenza quelli la cui causa e iniziata per prima. Cosi il 3 settembre 2000 non essendoci martiri il posto centrale spetto a Pio IX, la cui causa inizio precedentemente a quella degli altri beati, come Giovanni XXIII.
Un testo, quello di Rusconi, certamente da considerare qualora si voglia osservare come avviene il riconoscimento della santità di un papa, compreso Giovanni Paolo II.
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