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Rivista Antonianum
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Foto Oppes Stéphane , Recensione: L. CORRIERI, Luigi Stefanini: un pensiero attuale , in Antonianum, 77/3 (2002) p. 605-608 .

Frutto di una rielaborazione della propria tesi di laurea (discussa all’Università di Firenze ed avente per relatore il prof. P. Rossi), il nuovo saggio sulla filosofia stefaniniana, di Laura Corrieri, arricchendo di un altro prezioso volume la collana “I Libri della Fondazione Stefanini”, si situa nel crescente interesse che gli studiosi di filosofia italiana contemporanea dimostrano intorno alla figura intellettuale e filosofica di Luigi Stefanini (Treviso 1891 – Padova 1956). Di questa particolare attenzione al pensatore trevigiano fanno da testimoni le raccolte di saggi e gli atti di Convegni dedicati in questi ultimi anni alla filosofia di Stefanini; a cominciare dagli Atti del Convegno su Luigi Stefanini nel 30° anniversario della morte. Treviso 16 ottobre 1986 (Edizioni Canova, Treviso 1987); e da: Dialettica dell’immagine. Studi sull’imaginismo di Luigi Stefanini (Marietti, Genova 1991); e dagli atti del Convegno di Treviso del ’97, che aprono la Collana della “Fondazione Luigi Stefanini”: Rosmini e Stefanini. Persona – Etica – Politica (Prometheus, Milano 1998); per arrivare al Convegno organizzato dall’Università di Urbino a Fabriano nel 2000: Luigi Stefanini. Linguaggio/Interpretazione/Persona (G. Crinella cur., Studium, Roma 2001) ­– che per ovvi motivi non poteva essere tenuto in conto dallo studio della Corrieri; sino al Convegno celebrato nel Gennaio scorso a Treviso su “Esperienza- Persona-Società in Edith Stein e Luigi Stefanini”.

In tale rinascita di interesse per il filosofo e pedagogista trevigiano, a partire dall’anno della sua costituzione, il 1996, un ruolo di primo piano riveste la benemerita “Fondazione Luigi Stefanini”, di cui Armando Rigobello è presidente onorario; in essa, quale suo socio fondatore e consigliere, il professor Renato Pagotto, con passione, presta intelligenza e fatica perché si conosca e si studi quanto scritto da Stefanini e su Stefanini. Si vuol offrire così una prospettiva feconda di novità alla filosofia contemporanea, in generale, ed a quel pensiero filosofico odierno che può dirsi cristiano senza più necessariamente dirsi “neotomismo”.

Il saggio della Corrieri si suddivide in due parti di ineguale ampiezza: una prima, composta di due capitoli (per complessive 47 pagine); ed una seconda, di cinque capitoli (per 110 pagine). Oggetto dell’opera è l’intero sistema stefaniniano, rivisitato nella sua interezza, per rilevarne l’attualità, come ci suggerisce il titolo: non dunque un taglio trasversale od una particolare chiave nella lettura della Corrieri, che in qualche modo metta a fuoco un qualunque aspetto, restringendo la panoramica visuale sull’articolato sistema stefaniniano; né una determinata prospettiva che mi ripresenti la vasta opera di Stefanini sotto una speciale luce. Per la sua panoramicità il saggio della Corrieri può considerarsi una introduzione chiara ed aggiornata alla filosofia stefaniniana della persona.

La prima parte, “Il contesto della riflessione di Luigi Stefanini”, con un “Profilo biografico” (cap. I) e una sintetica presentazione della “Genesi del suo pensiero” (cap. II), costituisce come una breve ed aggiornata prefazione al saggio. Prefazione: perché la conclusione di tutto il saggio è inserita e vive, quale V capitolo (pp. 167-170) della seconda parte; breve: perché ivi (alla nota 5 della pagina 13) si rimanda alla imprescindibile monografia: L. Caimi, Educazione e persona in Luigi Stefanini (La Scuola, Brescia 1985); aggiornata: perché vi si tengono presenti i convegni e saggi pubblicati dopo Caimi. Le prime due delle tre fasi in cui si suole suddividere cronologicamente la vicenda intellettuale di Stefanini (idealismo, spiritualismo, personalismo) vengono presentate in questa prima parte, riservando al personalismo tutta la seconda parte del saggio: il personalismo, nel coerente evolversi del suo iter speculativo, rappresenta il vertice e la sintesi finale del pensiero di Stefanini; come egli stesso scrive nel ’50, la prospettiva del Personalismo «non contraddice quella di vent'anni fa, enunciata col titolo compromettente di Idealismo cristiano e non contraddice quella enunciata sei anni fa col titolo più esatto di Spiritualismo cristiano» (L. Stefanini, La mia prospettiva filosofica, Canova, Treviso 1996, p. 32).

La seconda parte del saggio è dedicata dalla Corrieri tutta alla attualità della summa personalistica stefaniniana; chiarito inizialmente cose si intende per “Personalismo e personalismi” (cap. I) e collocato “L’autore nel panorama del personalismo” (cap. II), l’autrice giunge al cuore del suo saggio (ed al momento più impegnativo speculativamente) presentando “La teoria filosofica della persona” (cap. III): ivi vengono sinteticamente e bene esposti il concetto di persona, il rapporto persona ed essere, quello di persona e ragione, quello di persona finita e Persona infinita, come pure la teoria della conoscenza fondata sulla persona; segue (cap. IV) una lettura de “Il concetto di persona nei vari campi dell’indagine filosofica” – pedagogico, morale, sociale ed estetico – nella quale l’autrice, con molta abilità, mostra gli intenti eminentemente pratico-sapienziali del personalismo del maestro trevigiano: «più di una semplice teoria essa aspira ad essere un’esperienza esistenziale globale, niente affatto avulsa dagli interessi e dai problemi concreti della persona umana considerata nella sua storicità» (p. 121).

La persona, nella dottrina di Stefanini, viene definita, innanzi tutto come atto, parola, logos; è l’idealismo cristiano stefaniniano o la reivindicatio della paternità cristiana di quello che c’è di vero nel pensiero idealistico suo contemporaneo (segnatamente in Croce e G. Gentile): l’insegnamento sulla vita dello spirito quale atto di parola e di pensiero, prima che essere del neohegelismo,  è della sacra Scrittura, dei Padri, di Agostino, di Bonaventura, di Gioberti. Questa premessa storiografica non va neppure per un momento sottovalutata, e ce la ricorda l’autrice sin dalle prime pagine del suo saggio: «La sua idea di persona deve molto alla tradizione cristiana, da S. Agostino a S. Bonaventura, da V. Gioberti a A. Rosmini, ma, oltre ad essere erede della filosofia del “verbum” del cristianesimo, si accosta in modo critico-costruttivo alle acquisizioni del pensiero moderno sul soggetto e sullo spirito» (p. 21). Dimenticata tale premessa, come Enrico Berti già sottolineava, e la Corrieri riporta, Stefanini «rischia di cadere nello stesso pericolo che intende evitare: sembra ridurre la persona all’esercizio in atto di certe attività, anziché concepirla come il principio, il soggetto di quelle attività» (p. 104 e nota 127). Luigi Stefanini stesso, criticando (ma costruttivamente, come suo solito) la circolarità dei distinti dell’estetica crociana, aveva chiaramente affermato il valore ontologico della persona; «qui s’incrina tutto il sistema estetico di Croce, con la concezione trascendentalistica dell’atto e con la perdita di quel carattere di “singolarità” che soltanto la persona può spiegare quando si manifesti nella “singolarità” delle opere belle prodotte dal genio dell’uomo. Dalla dissoluzione del valore ontologico della persona viene anche infirmato il concetto della “circolarità” dei distinti, in quanto, se un mondo di cultura circola nell’interno dell’opera d’arte, il circolo si muove tutt’attorno al suo centro […]. Non c’è altro modo di far muovere in circolo le attività dello spirito e compenetrarle reciprocamente, se non ritraendole su nucleo vivo e attuoso della persona»: L. Stefanini, «L’estetica di Benedetto Croce», Studium 49 (1953) 31.  Viziosa allora risulta essere la domanda se in Stefanini la persona sia sostanza o atto, “cosa” o “attività” (non fosse altro per il fatto che anche l’atto è essere e che l’essere non va ridotto, cosificandolo, alla sola sostanza). L’affermazione stefaniniana, dunque, che persona è parola, atto, dice che quoad nos, di fatto, l’essere è, prima di ogni cosa, atto e verbum; ma prima di tutto non significa che l’atto sia tutto; la parola umana infatti è anche intenzionale e semantica, rimando ad altro da sé: all’io quale non-pura-attività; all’altro; al mondo, a Dio. Come sinteticamente scrive, con acutezza e chiarezza, la Corrieri, «secondo Stefanini la realtà non è l’atto, benché  senza di esso non si dia realtà. L’atto è logos, razionalità, ma con ciò non accetta il postulato dell’autoctisi, peculiarità dell’immanentismo contemporaneo nella sua formulazione attualistica, infatti i suoi “acquisti” idealistici sono sempre cauti e mediati in chiave platonico-agostiniana, immaginistico-trinitaria. L’aspirazione dello spirito umano è l’atto perfetto, l’atto puro, che ha in sé la sua fondazione, che nella sua perfetta circolarità riconduce l’in sé al per sé; nell’atto umano però il circolo non si salda a causa del nostro spirito finito; questo porta ad ammettere la necessità dell’Assoluto che lo fonda e lo contiene. Evidentemente la priorità attribuita all’atto non riduce la persona all’atto, poiché esso esprime una parte incompleta dell’in sé della persona; la persona dunque non si identifica con l’atto, benché aspiri ad esprimere un atto esaustivo» (p. 104). Per tanto (e tanta linearità logica ed espositiva della Corrieri) dobbiamo ritrattare la perplessità – circa una possibile viziosità del circolo parola-persona-parola nel teoria stefaniniana della persona – espressa alla pagina 244 di S. Oppes, Dall’intuizione-espressione alla parola. La filosofia del linguaggio nel primo Novecento italiano (Studia Antoniana 42, Antonianum, Roma 2000).

Nel paragrafo di bibliografia (pp. 171-224) la Fondazione ha integrato con una quindicina di titoli circa la precedente “Bibliografia generale di Luigi Stefanini”, che accompagnava la raccolta di saggi del ‘91 Dialettica dell’immagine, che già sopra abbiamo citato; ed aggiorna così anche la bibliografia di Stefanini che è presente sul sito web proprio della Fondazione Luigi Stefanini (http://www.stefanini.org/libristefanini.htm). Una piccola imprecisione è qui da rilevare: ad una ristampa di una opera di Stefanini non curata da lui stesso, non dovrebbe essere assegnato, crediamo, un nuovo numero progressivo nell’ordinata numerazione cronologica delle opere: alludiamo alla nuova edizione de La mia prospettiva filosofica, cui si è dato il n° 360 (l’ultimo), che invece doveva essere posta all’interno del n° 195, come sua ultima riedizione. Nel saggio della Corrieri non è presente purtroppo una bibliografia della ultima letteratura intorno a Stefanini, fosse anche solo limitata ai saggi consultati o citati dall’autrice. Concludono il volume, con sensibilità pedagogica, un utile indice tematico del saggio – per «offrire allo studente ed al ricercatore uno strumento per orientarsi nella produzione stefaniniana accostando gli scritti del filosofo secondo la specificità dei propri interessi» (p. 225) – e l’indice dei nomi.

Se, al di là della benvenuta estinzione di tutti gli “-ismi” che hanno segnato, ed a volte anche tristemente, il secolo appena passato, “morto il personalismo, ritorna la persona” – come suonava un titolo di Paul Ricoeur sull’Esprit del 1983 –, viva e sempre attuale sarà ogni filosofia che avrà messo al centro del proprio speculare la persona umana, viva ed attuale, per dirla col titolo del saggio della Corrieri, sarà il pensiero di Luigi Stefanini.

 

                                                                                   


 
 
 
 
 
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