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Rivista Antonianum
Informazione sulla pubblicazione

 
 
 
 
Foto Costacurta Claudia , Recensione: F. BRAMATO, F. CARDINI, S. CERRINI, A. DEMURGER, C. DONDI, A. LUTTRELL, I Templari, la guerra e la santitā, in Antonianum, 76/2 (2001) p. 376-378 .

Questo testo raccoglie i contributi che diversi studiosi hanno portato alla giornata di studio, tenutasi nel 1995 a margine della mostra temporanea sui cavalieri del Tempio, svolta a Piacenza nella cornice della bellissima abbazia della Colomba di Chiaravalle ad Alseno. La mostra, e quindi il convegno, fu preparata per celebrare il IX centenario del concilio di Piacenza-Clermont dall’Associazione Piacenza ’95. La giornata di studi ha avuto un’impostazione particolare che trova riscontro in questo volume: la questione generale circa i cavalieri del Tempio è stata affrontata puntando l’attenzione sul rapporto fra la guerra e la religione cattolica, da cui il titolo di questo volume.

I testi offrono nel loro insieme una panoramica spaziosa su tutte le problematiche connesse alla nascita e funzione degli ordini militari, in particolare di quello del Tempio.

Il volume inizia con un breve, ma interessante, excursus circa il rapporto fra il cristiano e “il servizio militare”, dalla Chiesa delle origini alla creazione dell’Ordine del Tempio. In questo studio “I Cristiani, la guerra e la santità”, F. Cardini indaga il conflitto fra i valori della religione cristiana e le funzioni richieste dalla pratica della vita militare nel mondo romano, proseguendo con il concetto monastico di milites Cristi e arrivando alla nascita degli Ordini religiosi militari, con un interessante riferimento all’influsso che le Chansons de geste hanno avuto sulla creazione del modello di cavaliere-eroe cristiano.

Dopo questa introduzione di carattere storico, lo sguardo si ferma a considerare il cardine dell’Ordine analizzando la storia delle origini della Regola dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone, detti poi semplicemente Templari. Il contributo, intitolato “I Templari: una vita da fratres, ma una regola anti-ascetica; una vita da cavalieri, ma una regola anti-eroica”, di Simonetta Cerrini, organizzatrice della giornata di studio e curatrice di questo volume, affronta la tematica delle motivazioni che portarono alla fondazione dell’Ordine e alla stesura della sua regola. L’interesse e la novità di questa regola risiedono principalmente nel fatto che per la prima volta in assoluto la Chiesa autorizza un ordine religioso a combattere, e quindi ad uccidere, il nemico in suo nome.

Numerose furono – come ci mostra A. Demurger nel suo “Gli ordini religioso-militari e la guerra tra il XII e il XIII secolo” – le funzioni che gli ordini militari svolsero nei territori in guerra. Non è facile, e neanche forse possibile, segnare un confine netto fra le caratteristiche “guerresche” dei Templari e quelle degli Ospedalieri: i caratteri di fondazione dei due ordini rimangono ben distinti, ma le modalità della pratica della guerra spesso si sovrappongono. Il fine di questo contributo è proprio quello di considerare l’apporto dei Templari e degli Ospedalieri all’arte della guerra.

La panoramica offerta dal volume prosegue con uno studio di F. Bramato, “La guerra e la santità nelle domus templari italiane delle origini”, in cui viene considerata soprattutto la devianza che lo scopo proprio dei Templari subisce al di fuori dei territori della Terra Santa, e in particolare in Italia e come l’arrivo di questi strani personaggi sia stato qui accolto. Infatti, se il cavaliere templare in Oriente aveva come compito precipuo quello di proteggere i pellegrini dagli attacchi dei predoni, in Occidente gli vengono affidate altre incombenze. A Roma, per esempio, l’impiego dei cavalieri del Tempio era prettamente in funzione anti-scismatica. L’espansione sul territorio d’Occidente di nuclei dell’Ordine cambiò non poco le originarie disposizioni dei fondatori, ma si riuscì a mantenere stabile almeno la liturgia. Dallo studio della tradizione dei manoscritti templari, ed in particolare dall’analisi di uno di questi, il codice O.II.13 di Modena, Cristina Dondi (“Manoscritti liturgici dei Templari e degli Ospedalieri: le nuove prospettive aperte dal sacramentario templare di Modena”), dopo averci fornito un breve inventario dei manoscritti, esamina la liturgia degli ordini militari e la riporta costantemente a quella della Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Quindi nonostante la dispersione geografica gli Ordini rimasero uniti fra i diversi gruppi e con la casa madre almeno per quanto riguarda le modalità liturgiche.

In conclusione, il volume si arricchisce dell’articolo di A. Luttrell, che non partecipò alla giornata di studi, in cui l’autore fornisce un confronto fra l’ordine dei Templari e quello degli Ospedalieri, considerando anche quelle differenze macroscopiche che entrambi gli ordini generano fra di loro e al proprio interno al momento dell’espansione in Occidente.

Chiude la pubblicazione una approfondita bibliografia sull’argomento a cura di Simonetta Cerrini.

Questa raccolta ha indubbiamente i limiti connessi all’essere il prodotto di diverse esperienze individuali, allo scaturire da un progetto parallelo, per non dire periferico, ad un altro avvenimento, quale in questo caso la mostra di Piacenza, alla difficoltà di andare in profondità sull’argomento nell’esiguo spazio di un articolo. Ma accanto alla brevità della raccolta e dei contributi individuali di ogni studioso, si deve riconoscere l’importanza che essa ricopre, avendo riportato all’attenzione un tema ancora così aperto (e la cui bibliografia, come nota A. Demurger, in un altro suo articolo, “(La bibliografia sui templari) è ricchissima ma spesso di dubbia qualità”), e la chiarezza, l’immediatezza, e certamente la linearità con cui il mondo dei cavalieri del Tempio viene presentato.


 
 
 
 
 
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