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Foto , Libri nostri: Carlos Martínez Ruiz, De la dramatización de los acontecimientos de la pascua a la cristología: Estudio sobre el cuarto libro del Arbor Vitae Crucifixae Jesu de Ubertino di Casale , in Antonianum, 75/3 (2000) p. 603-607 .

Finalmente un lavoro sul pensiero di Ubertino da Casale, l’autore dei fortunato Arbor vitae crucifíxae Jesu. Primo grande esponente di quella teologia classificata come extrauniversitaria ma, a pieno titolo, riconosciuta parte integrante della storia della teologia nel Medioevo, il francescano Ubertino ha saputo trasferire il sapere scolastico nel confronto diretto con gli impulsi più profondi e generali del suo contesto spirituale ed ecclesiale.

La composizione dell’Arbor attraversa la vita e il protagonismo storico di Ubertino. Come egli stesso racconta, giunto sul sacro monte della Verna nel 1304, quarantacinquenne e preceduto da fama di ‘spirituale’ di frontiera, fu pregato dai confratelli ci comporre un’opera di ‘pietà’ che alimentasse il loro comune ideale: o una meditazione sulla passione , o una postilla ai Vangeli, o una postilla all’Apocalisse. Il 9 marzo 1305, vinto dall’insistenza dei confratelli, iniziava la redazione di un testo che, da iniziale agile e breve commento alla passione diveniva, parte dopo parte, opera completa, comprensiva di ben cinque libri. Infatti, in seguito ad un singolare processo redazionale generato dal quarto libro, concludeva l’Arbor il 28 settembre, non senza stupore dello stesso Ubertino che si trovava di fronte un’opera che andava al di là delle sue stesse intenzioni e che esprimeva, senz’altro, il suo pensiero, le tensioni del suo tempo e il nervo dell’idealità francescana.

Ebbene, lo studio della tradizione manoscritta dell’Arbor da parte di Carlos M. Martínez Ruiz ‑ che si rivela medievalista di valore ‑, e i sondaggi dallo stesso condotti su tutti i codici conosciuti in vista dell’ormai avanzata edizione critica dell’opera, hanno portato il Martínez Ruiz a scoprire l’esistenza sia di una seconda redazione dell’opera e sia del suo corrispondente abbozzo. Si tratta di due testi con tradizione propria e indipendente, i cui originali risalgono, per l’abbozzo, agli anni compresi tra il 1312 e la fine del 1316, e per la seconda redazione , agli anni tra il 1326 e il 1329. Ai tempi cioè immediatamente successivi al Concilio di Vienne, quando Ubertino era ancora un francescano libero, e a quelli vissuti nell’abbazia benedettina di san Pietro a Gembloux, dove fu destinato da Papa Giovanni XXII in seguito al fatti relativi allo scontro sulla povertà di Cristo e degli Apostoli. Tale scoperta ha comportato la revisione di gran parte delle notizie sul Casalense. In concreto, dopo quello del 1305, 1 successivi due testi dimostrano che l’Arbor non é l’opera prodotta in un solo momento del percorso storico ed intellettuale del suo autore, bensì l’opera di tutta la sua vita. Si tratta anzi di un’ispirazione elaborata da Ubertino per anni, maturata, rivista, corretta e plasmata definitivamente solo verso il tramonto dell’esistenza.

Così, grazie al rigoroso lavoro di Martínez Ruiz oggi sappiamo dell’esistenza di tre testi diversi dell’Arbor: essi segnano lo sviluppo del pensiero di Ubertino e, insieme, costituiscono una stessa opera le cui intuizioni e preoccupazioni centrali, fin dall’inizio, furono eminentemente cristologiche. La cristologia ‑ con evidente coloritura ‘francescana’ emergeva chiaramente come dominante fin dalla prima redazione dell’Arbor. La materia e la forma, il principio, il mezzo e il fine dell’Arbor, per Ubertino, non sono altro che la vita e il mistero di Gesù di Nazareth, l’una e l’altro comprensibili a partire dal mistero pasquale. il mistero salvifico: “Ipse principium, medium et finis nostrae salutis. Similiter ipse se fecit principium, medium et finem libri sequentis. Nam, huius libri ipse est singinariter auctor et materia, finis et forma” (dal Prologo dell’Arbor). Ora, da questa precisa prospettiva del Casalense è scaturita la prospettiva dello studio filologico e storico‑dottrinale di Martínez Ruiz. Felice, in tal senso il titolo dato a tutta la ricerca: De la dramatizacion de los acontecimientos de la Pascua a la Cristologia: In effetti in esso si vede rispecchiata la dinamica inerente al quarto libro, il quale apre dalla rappresentazione degli avvenimenti relativi all’ultima settimana della vita di Gesù e giunge all’esposizione di una teologia del mistero pasquale completa e organica, stabilendo un particolare rapporto tra teologia e storia e un’originale integrazione della pneumatologia e della mariolqgia nella cristologia.

L’esito raggiunto da Ubertino, e scoperto, documentato e analizzato dal Martinez Ruiz, rimane di certo la proposta, in un contesto intellettuale sempre più estraneo alle istanze della spiritualità specificamente cristiana, di una nuova organizzazione della scienza teologica a partire dalla storia di Gesù, e questa, a sua volta, a partire sia dagli avvenimenti culminanti della sua esistenza temporale , sia dalla verità teologica ad essi sottesa, e tutto ciò grazie ad una metodologia originale. Ubertino si mostra consapevole di rivoluzionare i paradigmi della teologia delle scuole, di una teologia che trovava cioè i suoi principi elaborativi all’interno della teoria, rigidamente chiusa, di idee dimostrate e dimostrabili. Ciò che a lui sta a cuore è invece fissarsi subito sull’esistenza storica del figlio di Dio e stabilire questa come unico point de départ di tutta la teologia possibile e, quindi, motivo di confronto‑verifica di questa con le metafisiche e teologie correnti.

Poiché non prodotta dall’uomo, ma da Dio per l’uomo, la teologia che scaturisce dalla cristologia della storia e, per ogni sua parte e in ogni sua parte, l’unica che possa dirsi salvifica e pertanto escatologica. L’interesse di Ubertino per la storia, di conseguenza, non è astratto, non si confonde con un attesa escatologica ‘idealistica` esso nasce infatti dalla concentrazione sulla vita salvifica di Gesù Cristo il cui valore è universale, abbraccia cioè l’intero scenario della storia umana. In quanto pregna di teologia, la storia costituisce per il Casalense ‑ come lo era per il suo maestro Pietro di Giovanni Olivi ‑ il tema obbligatorio di qualsiasi riflessione. Con tutta la sua passione si impone di sviscerare la teologia historialiter contenta nell’esistenza del Crocefisso, iniziando dall’argomento–evento che poi risulterà quello proprio dei quarto libro, la Pasqua di Gesù e di sua madre Maria. L’inizio è l’ingresso del Messia nella Gerusalemme terrestre e il termine è l’arrivo di Maria nella Gerusalemme celeste. Il rapporto tra Gerusalemme storica e Gerusalemme superna corrisponde al rapporto che per Ubertino esiste tra Gesù Cristo e la sua Chiesa. In sostanza, Ubertino vuole <convertire’ la Chiesa alla vita Jesu e la teologia ‘filosofica’ del suo tempo alla hisforia Jesu, conversione, a suo avviso, paradigmatizzata nel presente dall’identita dell’Ordine francescano.

Le esperte analisi dei Martinez Ruiz sulla teologia del quarto libro portano altresì nuova e perspicua luce sulla partecipazione di Ubertino alle vicende storico‑dottrinali, della prima metà del Trecento. La sua convinta difesa della povertà di Cristo e degli Apostoli ad Avignone, il suo impegno per la riforma dell’Ordine francescano a Vienne e la sua lotta contro il vasto movimento creticale detto dello “Spiritus libertatis”, rispondono ad una medesma ispirazione, la stessa dell’opera ‘teologica’ che lo ha accompagnato lungo tutta la vita.

Fondato sull’edizione critica dei tre testi ormai a buon punto, e tenendo conto della continuità e discontinuità tra di essi, il lavoro effettuato dal Martínez Ruiz si divide in tre grandi capitoli dedicati, rispettivamente, all’opera di Ubertino, al suo percorso storicoculturale e ispirazionale, e infine alla teologia del quarto libro. Di questo presenta in primo luogo i contenuti per analizzarne poi i fondamenti cristologici (la teologia dei giorni, il merito di Cristo e la soteriologia, il rapporto tra cristologia e pneumatologia, il rapporto tra cristologia e mariologia). Con una presentazione dì Leonardo Sileo, accanto ad una bibiliografia articolata ed esauriente, due appendici arricchiscono e completano il volume di Martínez Ruiz: una puntuale tavola cronologica di Ubertino; l’edizione critica di cinque sermoni inediti di Ubertino, appartenenti all’ultimo periodo della sua permanenza in Italia.

 


 
 
 
 
 
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