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Rivista Antonianum
Informazione sulla pubblicazione

 
 
 
 
Foto , Libri nostri: Giampaolo Cavalli, L’imposizione delle mani nella tradizione della Chiesa latina. Un rito che qualifica il sacramento , in Antonianum, 74/1 (1999) p. 184-185 .

Il volume, nato dallo studio condotto per il conseguimento del titolo di dottorato, affronta la storia liturgico-teologica del rito dell’imposizione delle mani nella tradizione della Chiesa latina e si prefigge di cogliere gli elementi che ne accompagnano, segnano e qualificano la celebrazione nell’azione sacramentale. Seguendo l’evoluzione dell’imposizione delle mani, dal fondamento biblico alla sua progressiva assunzione e definizione nella celebrazione sacramentale, ne risulta un percorso suddiviso in due parti.

La prima prende in esame un lungo periodo delimitato dalla celebrazione del concilio Vaticano II e idealmente definito in un itinerario che dalla presenza sfocia nella comprensione del ruolo che il gesto svolge nell’azione sacramentale. La seconda parte muove dai fermenti immessi nella vita della comunità cristiana dalla riflessione del Vaticano II e disegna un itinerario di segno inverso: dalla riscoperta al recupero dell’imposizione nella celebrazione come elemento specifico della dinamica sacramentale.

Il Lavoro attraverso un’accurata indagine delle fonti liturgico teologiche nella tradizione della Chiesa latina individua quegli elementi che fanno dell’antico gesto un elemento unico e prezioso nella dinamica della celebrazione. L’approfondimento della sviluppo storico teologico e teologico liturgico del gesto delle mani dal I al II millennio fino al concilio Vaticano II e alla riforma liturgica postconciliare permette di cogliere, nell’evoluzione della presenza del rito e nel mutare delle significazioni teologiche, la teologia che si iscrive nella presenza stessa dell’imposizione delle mani. Attraverso la descrizione delle fasi alterne che scandiscono la storia liturgico-teologica del rito e l’indagine delle cause che le hanno determinate emerge, pur in uno sviluppo celebrativo discontinuo, la costante consapevolezza circa il carattere epicletico e la contestualizzazione ecclesiale di un gesto presente già durante l’epoca apostolica e mantenuto fino alla recente riforma liturgica.

La linea di demarcazione, individuata nel rinnovamento liturgico conciliare, consente di cogliere e apprezzare il diagramma seguito dal rito dai primi anni di vita delle comunità cristiane fino agli esiti innovativi che si sono avuti dopo il concilio Vaticano II. Esiti rintracciati nelle preghiere eucaristiche come nei nuovi rituali per la celebrazione dei sacramenti che sono stati via via promulgati, compresa l’Editio typica altera concernente il sacramento del matrimonio pubblicata nel 1990. Ne risulta un elemento, composto di gesto e parola, che acquista un’importanza centrale.

Soprattutto per il valore epicletico e il contenuto ecclesiologico, lo studio permette di comprendere come l’imposizione delle mani rappresenti un elemento essenziale e tra i più significativi nella struttura celebrativa dei sacramenti. L’antico gesto diventa criterio di valutazione fondamentale dal quale attingere per un’intelligenza teologica sempre più adeguata dei sacramenti.

 

 


 
 
 
 
 
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