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Rivista Antonianum
Informazione sulla pubblicazione

 
 
 
 
Foto Schoch Nikolaus , Recensione: MIGUEL ANGEL ORTIZ, Sacramento y forma del matrimonio. El matrimonio canònico celebrado en forma no ordinaria , in Antonianum, 71/3 (1996) p. 575-577 .

L'opera è la seconda monografia di diritto canonico (la prima è intitolata: La inseparabilidad entre matrimonio y sacramento en la reforma del CJC, Roma 1994) pubblicata dal giovane Autore, nato in Spagna nel 1961. L'Autore prende in con­siderazione la relazione tra la forma dello scambio del consenso e la sacramentalità del matrimonio. Egli tratta in specie dell'innovazione introdotta dal legislatore ca­nonico nei canoni 1116, 1117 e 1127 § 2, cioè le forme straordinarie della celebra­zione del matrimonio. Questa innovazione riflette il problema dottrinale del rap­porto tra la sacramentalità e il mantenimento della forma canonica. Non vengono trascurati gli aspetti esterni, cioè la secolarizzazione, la mancanza di fede, l'ignoran­za circa la sacramentalità ecc. In conformità al Magistero Pontificio, l'Autore sot­tolinea la dimensione religiosa e simbolica del matrimonio cioè l'espressione dell'u­nione tra Cristo e la Chiesa, centrale nella teologia orientale del matrimonio. L'a­spetto formale del consenso matrimoniale invece deriva dalle esigenze sociali e ec­clesiali cioè dalla famiglia, dalla società civile, dalla Chiesa. L'Autore ritiene che l'a­spetto formale sia centrale, che però possa essere soddisfatto in diversi modi a giu­dizio del legislatore cioè in forma canonica ordinaria, forma liturgica, forme alternative ecc.

L'Autore parte dal concetto di sacramentalità espressa nel Magistero di Gio­vanni Paolo II (19-23), nella liturgia (24-28), nel segno sacramentale del matrimo­nio sia in fieri sia in facto esse (28-35). Distingue la sacramentalità in genere e in specie cioè la possibilità di un matrimonio naturale non-sacramentale però valido tra i battezzati (39-42) e del matrimonio come realtà profana (43-46). Dalla sacra­mentalità estrinseca passa a quella intrinseca sottolineando l'elevazione del patto coniugale da parte di Cristo e la natura soprannaturale del matrimonio (47-54). Analizza il rapporto tra battesimo e matrimonio, tra la sacramentalità del matrimo­nio dei «Christifideles» o semplicemente dei battezzati «simpliciter» e il manteni­mento di un certo oggettivismo senza cadere nell'automatismo (63-66).

Il secondo capitolo ripercorre l'iter storico dello sviluppo della dottrina circa l'inseparabilità del contratto e del sacramento tra battezzati (67-77), concentrando­si soprattutto sulla costituzione conciliare «Sacrosanctum Concilium» riguardo alla liturgia e la conseguente riforma del rito della celebrazione del matrimonio (77-83), le proposte della commissione teologica internazionale del 1977 (84-89), le propo­ste del Sinodo dei vescovi sul matrimonio del 1980 e la conseguente esortazione apostolica «Familiaris consortio», con la sua dottrina della gradualità della dona­zione totale, la relazione tra sacramento della creazione e della redenzione e la ret­ta intenzione specialmente dei battezzati non credenti, la distinzione tra la validità e la fruttuosità del matrimonio, la rilevanza della fede personale e la necessità del rifiuto esplicito e formale del progetto divino circa il matrimonio per la sua nullità (108-111).

Il terzo capitolo si dedica al periodo ultimo, cioè alla riforma del CIC consi­derata in riferimento all'iter della discussione intorno al canone 1055 § 2 del Codice del 1983 (112-125). Analizza l'importanza della fede per l'intenzione matrimoniale come intenzione minima e il problema della conoscenza della sacramentalità del matrimonio (126-137). Si distingue l'errore sulla dignità sacramentale e l'esclusione della sacramentalità. La sacramentalità può essere esclusa con simulazione totale o parziale o anche può essere apposta come condizione contro la sostanza del matri­monio (140-155). Per quanto riguarda la forma si distinguono le fattispecie dell'e­sclusione e dell'assenza della forma ordinaria (156-162).

Il quarto capitolo contempla la problematica dell'aspetto formale del matri­monio (163-224). La forma giuridica imposta dalla Chiesa si giustifica con la pro­tezione del carattere sacro del matrimonio (173). L'Autore ricorda i pericoli di una forma meramente legale del matrimonio. È proprio sotto questo aspetto, infatti, che si distinguono il matrimonio canonico e il matrimonio civile e questo spiega an­che la poca stima che gode il matrimonio civile nella chiesa cattolica (191-202). L'Autore dedica ampio spazio al nesso tra la forma canonica e la forma liturgica del matrimonio considerando anche il ruolo essenziale della liturgia matrimoniale nel diritto orientale (207-209) senza trascurare la dimensione ecclesiale e festiva della liturgia matrimoniale (210-224). Il quinto e ultimo capitolo tratta dei presupposti per la celebrazione del matrimonio in forma straordinaria (225-322). Analizza il lungo sviluppo dottrinale e legislativo dell'esenzione di coloro che hanno abbando­nato la fede con atto formale considerando il Codice del 1917 (226-228), il Concilio Vaticano II (229-237), le discussioni intorno all'elaborazione del canone 1117 (238-248) e la sua interpretazione specialmente per quanto riguarda la forma dell'abban­dono della fede e le ripercussioni dell'abbandono sull'intenzione (249-263). Lo stes­so iter, dal Codice del 1917 in poi, viene seguito per quanto riguarda la forma straordinaria del matrimonio e il problema derivante dal fatto che essa costituisce un vero matrimonio canonico (264-294). L'ultima parte del quinto capitolo è dedi­cata ai matrimoni misti celebrati con dispensa dalla forma canonica. Dal Concilio fino alla «Congregatio Plenaria» del 1981 vengono riportate le discussioni circa la celebrazione civile come possibile forma pubblica del matrimonio. L'Autore ribadi­sce la sacramentalità del matrimonio misto (309-313). Costituisce un problema par­ticolare il matrimonio misto con un cattolico che ha abbandonato la fede (can. 1071). Infine si presentano gli aspetti tecnici dell'iscrizione del matrimonio misto contratto con la dispensa dalla forma canonica (313-322).

L'Autore distingue chiaramente tra il principio formale del matrimonio, sem­pre necessario, e la sua realizzazione concreta attraverso la forma canonica. Conferma la sacramentalità di ogni matrimonio contratto validamente tra due battezza­ti. Spiega l'armonia dell'inseparabilità del matrimonio naturale e sacramentale dei battezzati ribadita dal Codice; tratta delle forme straordinarie, e specialmente quel­la di cui nel can. 1117, che libera dall'obbligo della forma canonica i cattolici che hanno abbandonato la Chiesa con atto formale. L'Autore ha analizzato armonica­mente delle tematiche intimamente connesse tra loro, cioè ha trattato l'argomento dal punto di vista teologico, giuridico-canonico e pastorale. Dal punto di vista teo­logico si basa specialmente sul Magistero di Papa Giovanni Paolo II circa il matri­monio e la famiglia.

La particolarità del sacramento del matrimonio consiste proprio nel fatto che diventa appunto sacramento una realtà che esiste già sul piano della creazione. Co­si si percepisce il valore salvifico ed ecclesiale di una dimensione naturale e fonda­mentale della persona umana. Si rifiuta radicalmente la mentalità dualista che se­para l'umano dal cristiano in base a un pseudocristianesimo che trascura le esigenza della morale naturale. L'Autore è stato capace di entrare in problemi complessi senza perdersi nelle particolarità e dimostra altresì una grande familiarità con le fonti del Codice di diritto canonico attuale. Si tratta di una chiara esposizione dello stato attuale dello sviluppo dottrinale e disciplinare della Chiesa. Quest'opera rap­presenta un valido contributo alla discussione anche se non pretende di risolvere fi­no in fondo i problemi canonici e pastorali posti da una società sempre più seco­larizzata.

 


 


 
 
 
 
 
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