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Revista Antonianum
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Foto Schoch Nikolaus , Der Streit zwischen Kardinal Angelo Maria Querini und Antonio Ludovico Muratori um die Reduktion der Feiertage (Mit Anhang), in Antonianum, 70/2 (1995) p. 237-297 .

SUMMARY: Già da arcivescovo di Bologna, numerose richieste per la diminuzione delle feste dalle varie parti del mondo raggiunsero Prospero Lambertini, chiedendo la sua mediazione con la Sede Apostolica. Eletto successore di Pietro nel 1740 affrontò subito il problema e spedì nel 1742 uno "Scritto" con la proposta di vari metodi per la diminuzione delle feste di precetto, a cardinali, vescovi, giuristi e teologi. Ottenne delle risposte molto varie riguardo al modo da se-pire. Per quanto riguarda la diminuzione stessa, i consultori esprimevano un atteggiamento a favore. Dopo questa consultazione, Benedetto decise di non emanare una nuova legge, ma di conservare in vigore la costituzione apostolica "Universa per ordem" di Papa Urbano Vili del 1642. Si dichiarò, però, disposto a concedere degli indulti per singole diocesi o province eccle­siastiche. Così furono concessi degli indulti alle diocesi della Spagna permettendo il lavoro ser­vile in 17 feste di precetto dopo la partecipazione alla messa. Quando nel 1746 ottenne il primo indulto per una diocesi italiana l'arcivescovo di Fermo, la situazione cambiò. Sorse il vescovo di Brescia, cardinale Querini, e criticò aspramente le inno­vazioni della disciplina ecclesistica introdotte dall'arcivescovo di Fermo. Iniziò una lunga dispu­la letteraria che sì protrasse per due anni fino al decreto del papa stesso che impose il silenzio nel mese di novembre del 1748. Con lo pseudonimo dì Lamindo Pritanio entrò nella discussio­ne Lodovico Antonio Muratori per difendere la causa dei poveri. Ambedue miravano a persua­dere i vescovi con le loro opinioni, cioè a spìngerli a chiedere degli indulti da una parte, e, dall'altra a non mutare la disciplina ecclesiastica. Il Cardinale Querini che aveva la sua diocesi nel ricco nord d'Italia temeva piuttosto il ludibrio dei protestanti e un abbassamento della di­sciplina ecclesiastica in genere, considerando mutabili infine tutte le leggi ecclesiastiche. Andava ancora oltre e arrivò a considerare il numero concreto delle feste un dogma immutabile di fede e perciò accusò Muratori di eresia. Secondo il Querini, tutti i papi dei precedenti 225 anni ave­vano mantenuto un numero elevato di feste e la richiesta di Muratori per un cambiamento of­fuscava la buona memoria dei pontefici defunti. Muratori invece si difese, considerando la questione delle feste un affare non dogmatico e quin­di mutabile. Ribadì la correttezza di atteggiamento dei pontefici predecessori di Benedetto XIV, però considerò il cambiamento della situazione fondamento per la riduzione. In breve: i ponte­fici degli anni passati avevano agito bene conservando le feste, adesso però le necessità dei tem­pi erano diverse. Del resto la carità verso i poveri prevale sugli altri precetti da osservare dal fedele cristiano che mira a aumentare il numero dei giorni feriali per guadagnarsi il vitto. Que­rini perse la battaglia letteraria perché dopo il decreto dì silenzio il Papa estese l'indulto con­cesso alla Spagna anche al Regno delle due Sicilie. Querini e Muratori, che erano già amici, trovarono presto una via dì riconciliazione.


 
 
 
 
 
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