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Revista Antonianum
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Foto Matanic Atanasio G. , Recensione: G. F. D'Andrea, Dalla fusione al ridimensionamento. Cinquant'anni di storia della Provincia francescana napoletana del SS. Cuore di Gesú. , in Antonianum, 68/2-3 (1993) p. 415-417 .

In questa grossa opera cronistorica, a causa della mole suddivisa in due tomi, P. D'Andrea, noto e fertile storico, ha voluto riassumere la vita e l'attivitá della sua Provincia religiosa del SS. Cuore di Gesú nel cinquantennio, che va dal 1942 (l'anno della "fusione" delle cinque Province campane O.F.M. di allora in tre at-tuali) al cosiddetto ridimensionamento della stessa provincia. Per il concetto di questo ridimensionamento cf. ivi, p. 102, mentre in termini statistici ció vuol diré che la Provincia alia fine del 1942 contava 454 religiosi, mentre ai primi del 1992 contava, inclusa la Custodia brasiliana, solo 184 religiosi; nel 1942 la Provincia aveva 37 case, ora ne ha 42, ma, come si sa, il numero delle case é molto relativo, in quanto vi possono vivere piú o meno religiosi (cf. p. 506).

L'opera, presentata con un riassunto dall'attuale ministro provinciale, P. Ru­fino Di Somma (pp. 5-7) e prefazionata dall'autore (pp. 913), é poi arricchita dall'elenco bibliografico (pp. 15-19) ed articolata in nove parti di non uguale am-piezza: evoluzione della Provincia attraverso la serie dei superiori maggiori, terri-tori d'oltremare (cioé la missione brasiliana, dal 1947 in poi) storia dei capitoli provinciali, legislazione provinciale, opere e strutture della Provincia, singoli con-venti, 29 religiosi illustri, attivitá varia (assistenziale, cultúrale, ecc), considera-zioni finali sulla vita ed attivitá quotidiane dei frati. II testo é molto opportunamente integrato dalle fotografíe, aggiunte al secondo tomo.

Come fonti principali dell'opera l'autore ricorda solo ed espressamente YActa Provineiae (1945ss.) nonché l'archivio storico-provinciale «che contengono (e que­sto é una garanzia per la loro affídabilitá) solo materiale di prima mano» (p. 10). Ma chi lo legge attentamente si accorge facilmente che P. D'Andrea funge spesso da testimone diretto di quanto afferma, o nega, o giudica, oltre al fatto che lui stesso ha pubblicato diversi lavori storici sull'argomento, divenuto così il più qua­lificato per redigere queste numerose e ricche pagine (cf. p. 16 e pp. 481-484, parte della bibliografia dell'autore).

Dopo aver letto questi due tomi (e riletto certe pagine), ci siamo soffermati su alcuni dati ed informazioni che stimolavano maggiormente la nostra riflessione ed ora vorremmo palesare alcune idee, sperando nella loro utilità:

  1. Ci troviamo, quanto, pare, dinanzi ad un'opera pionieristica, che tratta della storia a noi tanto vicina, di cui quasi noi stessi facciamo parte. Mentre altri scrivono e pubblicano storie lontane del loro Istituto o delle loro istituzioni (per es. le origini delle Province e sim.), P. D'Andrea ha avuto il coraggio di indagare e scrivere da storico di avvenimenti e persone di tempi e luoghi molto vicini a lui ed ai suoi lettori attuali. E non parla «senza fondamento», né solo elogiando (trion­falisticamente), ma spesso è fortemente critico, usando talora un linguaggio piut­tosto molto realistico (cf. ad es. le pp. 75, 81-83, 104-105, 498-506). L'essere stato lui stesso vicino a persone e cose di cui parla e scrive può essergli utile, ma anche delicato e perfino rischioso nel riferirne. Penso, ad es., alle descrizioni ed ai giu­dizi che ci dà dei singoli superiori provinciali dal 1942 in poi: c'è differenza quando presenta i defunti e quando invece scrive dei viventi!
  2. Come molti frati minori d'Italia, P. D'Andrea non si mostra grande entu­siasta delle varie «fusioni» francescane effettuate dal 1897 in poi (un po' ironica­mente ricorda anche le «sfusioni»!). Come altri, anche lui avrà le sue ragioni, le sue esperienze, le sue fonti conoscitive. Ma ci permettiamo di osservare e chie­dere: quali e quante di tali ragioni e fonti finora conosciamo? P. D'Andrea fa ap­pello alle sue e quelle di altri? Penso, modestamente, che la letteratura memoria­listica francescana è piuttosto povera, oppure che devono ancora vedere la luce molte testimonianze e fonti su avvenimenti e persone dell'ultimo secolo di storia nostrana, delle sue luci ed ombre. Ci sembra strano, ad es., che P. D'Andrea non ha consultato l'archivio della Curia generalizia O.F.M. Nella sua bibliografia non è notato il fascicolo autobiografico e testimoniale di Mons. P. M. Perantoni (Unione Provincie Minorìtiche Italiane 1946, Memorie-Documenti-Riflessioni, Do­lo/Venezia 1980, pp. 45).
  3. Una delle realizzazioni più belle e più fruttuose della ringiovanita Provin­cia Napoletana del SS. Cuore di Gesù nel suo primo cinquantennio è stata la fon­dazione della missione oggi Custodia del S. Cuore in Brasile (1947). P. D'Andrea le dedica niente meno che 25 pagine (59-84), in cui cerca e vuole essere obiettivo e integrale, rilevando le luci e non nascondendo le ombre, anzi ricercandovi le ri­spettive cause. Da un certo periodo in qua quella Custodia soffre di mancanza di vocazioni, e quindi di personale, ed una delle cause di tale mancanza è breve­mente così diagnosticata dal P. D'Andrea: «Dobbiamo credere che la maggior parte dei giovani della Custodia fossero riformisti. Non per altro essi erano for­mati nella Provincia brasiliana dell'Immacolata Concezione, alla quale apparte­neva il P. Leonardo Boff, ritenuto come una delle menti più lucide nella cosid­detta Teologia della Liberazione, che voleva arrivare alla riforma della società dell'America Latina partendo da teoremi di stampo marxista nell'interpretazione della storia» (p. 75).

Siamo sostanzialmente d'accordo col pensiero del nostro storico, pensiero che oggi potrebbe essere ancor più sicuro e più severo.

Difatti, oggi è scientificamente dimostrato che una delle cause principali della crisi delle vocazioni sacre nella Chiesa di Cristo sta nell'insegnamento teologico, spesso malsicuro, ipercritico e meno teologico.

Ci congratuliamo col P. Gioacchino F. D'Andrea per questa sua voluminosa e coraggiosa opera.


 
 
 
 
 
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