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Revista Antonianum
Datos sobre la publicación

 
 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Wilhelm Schneemelcher (Hrsg.), Neutestamentliche Apokryphen. Apostolisches -Apokalypsen und Verwandtes Band II, 5. Auflage , in Antonianum, 66/4 (1991) p. 586-588 .

Con questo secondo volume, curato egregiamente da W. Schneemelcher ed alcuni collaboratori, si conclude la quinta edizione di una importante raccolta di scrìtti neotestamentari apocrifi che era stata iniziata nel lontano 1904 da E. Henne-cke. L'opera richiedeva una profonda revisione e un ampio aggiornamento. La presente edizione ha provveduto con quest'opera considerevole, che nel primo volume conteneva scritti definibili come letteratura evangelica, mentre nel presente volume raccoglie sotto due titolature, scritti che hanno un denominatore comune: 1) scritti di o su figure apostoliche; 2) apocalissi e scritti affini. Naturalmente, la distribuzione in questi due campi è un'opzione del curatore, ma le motivazioni che egli porta la rende ragionevole e accettabile.

L'opera si articola nel modo seguente. Il libro si apre con la sezione B, che riguarda, come si è detto, scritti relazionati in qualche modo ad un apostolo (Apo­stolisches). Una breve introduzione del curatore spiega il criterio adoperato per la raccolta di materiale eterogeneo, che però è unificabile nel senso già spiegato. Si tratta di letteratura la più varia, talvolta molto frammentaria, come il Kerygma Petti, perlopiù formatasi nel 2° e nel 3° sec. d.C.

Alla introduzione breve, ne segue una più ampia e mirata di W.A. Bienert. È un intero capitolo che tratta del concetto di apostolo nel cristianesimo primitivo, degli apostoli come asse portante della tradizione e come mediatori della rivela­zione divina e, infine, dell'apostolicità come criterio normativo per l'ortodossia. Il trattatello è ben sviluppato e documentato, pur non apportando granché di nuovo a quanto risaputo

È la volta delle opere vere e proprie, raccolte secondo una determinata de­nominazione e precedute ogni volta da un'adeguata introduzione ed una corri­spondente bibliografia.

Vengono prima le opere pseudoepigrafiche, quelle cioè ascritte ad un apostolo più o meno direttamente: il Kerygma Petri, la Lettera ai Laodicesi, la corrispondenza epistolare tra Seneca e Paolo e la Lettera dello Pseudo-Tito. I curatori di questa prima raccolta, curiosa e itneressante, sono oltre allo S., anche C. Rómer e A. de Santos Otero.

La seconda sottosezione colleziona cinque storie che appartengono al genere delle storie delle gesta di uno o più apostoli. Si tratta di composizioni letterarie popolari sul tipo del romanzo ellenistico, con spunti di aretalogie e teratologie: 1) gli Atti di Andrea; 2) di Giovanni; 3) di Paolo; 4) di Pietro; 5) di Tommaso. Cura­tori: lo S., inoltre K. Schàferdiek, J.-M. Prieur, R. Uiginn, R. Kasser e HJ. Dri-jvers.

Segue un breve scritto: le Gesta di Pietro e dei dodici Apostoli (H.M. Schenke).

Ancora de Santos Otero si occupa nel capitolo successivo di quegli «Atti» tardivi, molto utili per la ricostruzione dei cinque scritti similari precedentemente presentati.

Infine, G. Strecker e J. Irmscher offrono una famosa serie di testi che vanno sotto il nome di Pseudoclementine, un insieme di scritti vari, cresciuti attorno alla figura di Clemente Romano, discepolo di Pietro. Mentre il nucleo primitivo di tale raccolta è caratterizzato da un deciso antipaolinismo, un redattore successivo ha chiaramente cercato di ripulirlo secondo criteri più ortodossi.

La terza ed ultima grande sezione (la C: Apokalypsen und Verwandtes) acco­glie una serie di opere collegate tra di loro nel segno del genere apocalittico, del quale si dà un'ampia spiegazione nel paragrafo introduttivo, curato dal compianto P. Vielhauer e da G. Strecker. La problematica dell'apocalittica viene affrontata in modo sintetico, ma nel contempo ben articolato ed esauriente, distinguendo l'apocalittica di origine giudeo-palestinese da quella di origine giudeo-ellenistica, chiamata, con un nome non proprio gradevole, sibillistica (dagli scritti sibillini). Anche tale trattazione fa il punto di un argomento ormai noto (origine, natura, caratteristiche, pensiero). Sia l'introduzione che ciascuno scritto, sono preceduti o accompagnati da abbondante bibliografia.

Nel primo capitolo (il diciannovesimo dell'intera raccolta) della sezione ven­gono presentate due opere dell'apocalittica cristiana primitiva: l'Ascensione d'Isaia e la Rivelazione di Pietro, curati da C.D.G. Mùller.

Nel capitolo successivo si trovano raccolte tre serie di scritti, messi sotto la denominazione della «profezia apocalittica della Chiesa primitiva»: il quinto e il sesto libro di Esdra, scritti sibillini cristiani, il libro di Elchasai, rispettivamente cu­rati da H. Duensing-A. de Santos Otero, U. Treu e J. Irmscher. Tale letteratura ripropone il problema, non ancora risolto pienamente, della relazione tra apoca­littica, sibillistica e profezia nei primi secoli dell'era cristiana. Certo una relazione esisteva, ma è difficile ancora stabilirne il senso e i confini. Si ha però un quadro molto complesso di quell'epoca, nei suoi aspetti sociali e culturali, nel pullulare e nel fluttuare di orientamenti ideologici e sincretistici, che rimarranno sotto forma di tracce d'eredità anche nei secoli successivi, fino al medioevo.

Infine, nell'ultimo capitolo, vengono presentate apocalissi tardive, che pos­sono arrivare anche al V sec. della nostra era: l'Apocalisse copto-gnostica di Paolo e l'Apocalisse copto-gnostica di Pietro (rispettivamente affidati a W.-P. Funk e A. Werner). Naturalmente per questi due scritti, come del resto per altri (gli Atti di Pietro e dei Dodici apostoli), si sono adoperati i testi di Nag Hammadi della Fa­csimile Edition di Leiden.

Alle prime due, seguono l'Apocalisse di Paolo e l'Apocalisse di Tommaso (cu­rati dal Duensing e dal de Santos Otero).

Come si può dedurre da questa presentazione, il volume recensito rappre­senta una miniera di dati e una galassia di problemi, posti (ed è qui il grande va­lore dell'opera) tutti in un unico volume, per il quale non si può che esprimere scientifica ammirazione. Esso è uno di quei classici della scienza, per giunta ag­giornato, che vengono ad essere un punto fermo nella ricerca, essenziale per l'ap­profondimento dei problemi e per una loro eventuale soluzione.


 


 
 
 
 
 
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