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Rivista Antonianum
Informazione sulla pubblicazione

 
 
 
 
Foto Teklak Czeslaw , Recensione: Sabino Palumbieri, Cristo risorto, leva della storia, in Antonianum, 65/2-3 (1990) p. 393-394 .

Il libro di Palumbieri è composto di tre parti, nelle quali l'Autore pre­senta prima la riflessione teologica sulla risurrezione, poi la propone come via da seguire e infine la indica come sorgente di sviluppo della vita spi­rituale. Il libro è destinato a una vasta cerchia di lettori e perciò l'Autore non si serve di un rigoroso apparato scientifico e non sempre segue la tradizionale presentazione storica dei problemi.

La parte prima (pp. 27-114) che tratta: «La risurrezione: un avveni­mento storico, un avvenimento salvifico », è fondamentale. Dopo una breve introduzione di carattere generale si tratta dell'uomo visto come mistero che può essere capito pienamente solo alla luce della risurre­zione. In seguito viene analizzata la storicità dei fatti: la morte e la se­poltura di Gesù, il sepolcro vuoto e i primissimi annunci, del nuovo avve­nimento e infine gli incontri con il Risorto. In generale, le interpretazioni di questi dati concordano con la visione storico-salvifica della risurrezione. comunemente accettata dalla teologia cattolica di oggi. Le conclusioni che ne risultano danno all'Autore lo spunto per un discorso nuovo sul­l'umanesimo cristiano e sulla Chiesa. Le sue riflessioni mettono in rilievo l'aspetto salvifico, cioè tutto ciò che Dio ha fatto per la salvezza degli nomini e che continua a fare mediante la Chiesa.

All'interpretazione storico-salvifica della risurrezione la teologia cat­tolica è Riunta dopo un lungo cammino che va specialmente dall'Illumi­nismo fino alla Storia delle Forme, superando moltissime interpretazioni di carattere razionalistico. L'Autore non tratta del processo di questa formazione e ciò costituisce una evidente lacuna del suo libro. L'omissione potrebbe essere motivata dal carattere del libro, ma se si prende in consi­derazione la letteratura da Lui citata, anche di provenienza ateistica, che pur accettando il significato della risurrezione, ne nega la realtà, si avverte la mancanza della giustificazione storica. Per es. a p. 95s. l'Autore cita un brano del libro di M. Machovec, che, per chi non conosce le opinioni di W. Marxen, rimane incomprensibile sia nel suo contenuto, che nelle finalità ad esso legate. Osservazioni analoghe si possono fare riguardo alle opinioni di R. Garaudy e di E. Bloch, che viene inserito nell'elenco della letteratura.

La parte seconda (pp. 117-183): « Emmaus paradigma del cammino di fede (Le 24,13-33) » propone Emmaus come emblema del cammino di fede. Riferendosi al brano citato di Luca, l'Autore parla di alcuni problemi della vita cristiana servendosi dei titoli: « pasqua », « la strada di Cristo e Cristo-nostra-strada », « un Risorto che fa risorgere », « l'Emmanuele nel quotidiano », aggiungendovi alcuni temi affini.

Alla luce della odierna teologia della risurrezione la via scelta dal­l'Autore non sembra migliore, perché appare troppo restrittiva. L'esegesi biblica contemporanea (X. Léon-Dufour, B. Rigaux) accetta la tesi che le relazioni evangeliche riguardanti la risurrezione si sono formate sulla base delle varie tradizioni. Queste presentano la risurrezione in modo diverso, per es. come glorificazione di Gesù, come Cristofanie, come visita delle donne e dei discepoli alla tomba, come relazioni sulla tomba vuota ecc. I singoli evangelisti si sono serviti delle tradizioni che avevano a loro disposizione, mettendo in rilievo la propria prospettiva teologica e il senso degli avvenimenti da loro descritti.

La parte seconda del libro sarebbe potuta diventare più ricca e più profonda, se l'Autore avesse preso in considerazione gli altri testi degli evangelisti, menzionati già nella parte prima, per es. quello di Giovanni 20,19-29.

La parte terza (pp. 187-294): «Spiritualità della pasqua: una vita da risorti », indica la risurrezione come sorgente di energie per la vita spiri­tuale. Tra i temi prescelti dall'Autore per il suo discorso sulla vita nuova dei cristiani sono da ricordare quelli riguardanti la spiritualità pasquale intesa come « novità di vita, testimonianza, gioia, liberazione, speranza » e quello riguardante gli « uomini nuovi, uomini pasquali ».

Anche in questa parte si avverte però la mancanza di un tema di ca­rattere conclusivo che avrebbe potuto unire tutta la ricerca dell'Autore in un discorso unitario e ben compatto: Cristo A e fi della storia e del cosmo, oggi così attuale sotto l'influsso delle opinioni di Teilhard de Chardin.

Tenendo conto delle riflessioni di tutte e tre le parti del libro si deve dire, però, che l'Autore riesce felicemente a presentare in modo piano e accessibile a tutti la ricchezza dei contenuti e delle ispirazioni che nasconde in sé il mistero pasquale. Per questa vìa Egli offre ai lettori la possibilità di comprendere meglio gli altri misteri della fede e dell'esistenza umana. Le osservazioni critiche vorrebbero invece richiamare l'attenzione su una riflessione più ampia riguardo ad alcuni problemi sollevati dal libro di Palumbieri.


 
 
 
 
 
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