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Revista Antonianum
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Foto Nobile Marco , Recensione: Agnès Gueuret, La mise eri discours. Recherches sémiotiques à propos de l'Évangile de Lue , in Antonianum, 63/4 (1988) p. 610-611 .

Di A. Gueuret abbiamo già apprezzato L'engendrement d'un récit. L'Évangile de l'enfance selon Saint Lue (Paris, Cerf, 1983), di cui abbiamo fatto anche la recensione in Marianum 46 (1984) 472-74. Diciamo subito che quel libro ci è piaciuto di più del presente, il quale risente della pesantezza accademica della sua destinazione: è una tesi dottorale scritta sotto la direzione di Pierre Geoltrain. Con ciò è dimostrato ancora una volta che il « Sitz im Leben » di una tesi rischia d'imporre una condotta che disturba l'interesse del tema e l'agilità del suo sviluppo.

La G. opera un'analisi semiotica sul testo evangelico di Luca ed adopera la metodologia di A.-J. Greimas. Tale metodologia è un interessante feno­meno scientifico di ricerca, che viene portato avanti ormai da tanti anni e che ha un suo organo rappresentativo nella rivista edita fin dal 1976, « Sémiotique et Bible ».

In tutti questi anni il metodo si è affinato, trasformandosi continua­mente, man mano che al progresso della fondazione teorica si affiancava la pratica analitica. A tutt'oggi il discorso non può dirsi chiuso, anche se l'esperienza ha consolidato il metodo, e anche se una certa moda culturale ha fatto il suo tempo.

E' comunque un fatto che la metodologia greimasiana può risultare molto utile, allorché si vuole interpretare meglio un testo attraverso la ricostruzione formale di una sua genesi non radicantesi nella storia, bensì nella semiotica letteraria.

Certamente, essa non può né deve pretendere l'esclusività di un'esegesi « totale » (è qui il suo rischio e il suo limite), tuttavia ha diritto a veri­ficare la sua efficacia accanto ad altri metodi.

E' quanto dimostra il presente studio, il quale vuole condurre la sua ricerca sul testo lucano a quel livello intermedio, che sta tra le strutture semio-narrative (profonde) e il livello di testualizzazione (superfìcie). In altre parole, l'A. analizza il momento in cui l'enunciazione (istanza meta­linguistica e inespressa, ma esistente in quanto rappresenta l'intenzionalità del discorso), si costituisce come discorso nelle tre dimensioni déll'atto-rialità, della spazialità e della temporalità.

A questo fine, la G. prende come punto di partenza l'episodio delle tentazioni di Gesù (4,1-12), il quale permette un'ipotesi di organizzazione attanziale che, a detta dell'A., si ritrova in tutto l'evangelo lucano. Questo sarebbe sostanzialmente un'operazione semioticamente chiamata di rico­noscimento dell'eroe, una delle quattro fasi dell'algoritmo narrativo grei-masiano (l'ultima).

La bravura di Luca, il cui intento è preannunziato nel prologo ed è preso come modello di ricerca dalla stessa G., consiste nel manifestare la vera natura di Gesù: egli è il Cristo che mette in una relazione irrinuncia­bile il « figlio dell'uomo » sofferente e la sua origine divina.

Tali risultati, ottenuti attraverso un'analisi meticolosa, son gravati da un apparato teoretico che è continuamente in primo piano e che mette a dura prova anche gli addetti ai lavori, tanto che spesso ci si sente come in un bosco in cui si sia smarrita la strada.

La metodologia greimasiana, come già detto, ha un suo statuto scien­tifico che permette ormai di mostrarne le serietà e l'efficacia. Ricercare ciò, vuol dire rendere proponibile e « trasferibile » il meccanismo meto­dologico dalla propria all'altrui comprensione e accettazione (ma è solo la G. responsabile del carattere elefantiaco ed autogratificantesi dell'appa­rato teoretico?).

Un dizionarietto dei termini semiotici adoperati, ad es., sarebbe stato già un piccolo sussidio. Rimane, comunque, la problematicità di un di­scorso crittografico e misterioso che inghiotte il testo da esaminare, piut­tosto che lasciarlo brillare.

Eppure, sfrondando qua e là e lasciando emergere maggiormente il testo lucano, la G. potrebbe catturare il lettore non prevenuto.

 


 


 
 
 
 
 
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