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Rivista Antonianum
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Foto Kowalski Aleksander , Recensione: B. BAGATTI - E. TESTA, il Golgota e la Croce. Ricerche storico-archeologiche , in Antonianum, 56/1 (1981) p. 232-233 .

Il libro si divide in due parti di carattere leggermente diverso, anche se entrambi seguono un metodo simile, collegando il materiale archeolo­gico con le testimonianze letterarie. La prima parte (Il Golgota nella tra­dizione e nella archeologia)  è di P. Bagatti. Concentrandosi su un solo luogo, cioè quello della crocifissione di Gesù, l'A. ne ricostruisce la storia, soffermandosi  soprattutto  sui primi  quattro  secoli.  Una migliore cono­scenza del Calvario in quel periodo è stata resa possibile grazie agli scavi ivi condotti negli anni 1973-1977 dall'architetto greco C. Katsimbinis (rela­zione pubblicata in:   Liber Annuus 27  [1977]  197-208). P. Bagatti non si limita però  alla  storia  « materiale »  del  luogo,  trattando  anche lo svi­luppo  delle  idee   teologiche  ad  esso  connesse.   Di  particolare  interesse è  il  ciclo  apocrifo  di  Adamo,  tipicamente  giudeo-cristiano   (cf.  cap. 2). Durante  il  periodo  costantiniano  sono  avvenute  sul  Calvario  non  solo delle trasformazioni architettoniche, ma si è anche cercato di eliminare alcune leggende teologiche (cf. cap. 4), le quali però sono ritornate nei secoli successivi, dando origine alla raffigurazione iconografica del cranio di Adamo sotto la croce di Cristo e della discesa agli inferi (cf. cap. 6). L'interesse teologico ravvicina la prima parte del libro allo studio di P. Testa  (La Croce nella Chiesa primitiva). Questi si occupa in primo luogo del simbolismo paleocristiano della Croce, delle leggende teologiche e delle feste ad essa connesse. Oltre al materiale letterario usa quello archeologico, proveniente dai diversi scavi in Terra Santa. L'A. dimostra un interesse speciale per le tradizioni giudeo-cristiane. Anche nella descri­zione del ritrovamento della Croce da parte di S. Elena vede certe tracce di carattere giudeo-cristiano, passate dai racconti sull'imperatrice Proto-nice, moglie di Claudio, e su Giuda-Ciriaco. Detti racconti avrebbero in­fluenzato la prima versione ellenistica sul ritrovamento della Croce da parte di Costantino, facendo sostituire l'imperatore con l'imperatrice ed aggiungere alcuni particolari miracolosi  (cf. cap. 2).

Il libro costituisce un compendio molto utile per quanti si interessano della storia del culto della Croce e del Calvario. Questo valore fonda­mentale non viene diminuito da certe mancanze o imperfezioni. Peccato che P. Testa, pur accennando all'uso giudaico e pagano dei segni in forma della croce, non esplica i criteri dell'identificazione dei simboli incontrati nel materiale archeologico come cristiani. Nelle appendici non sono state indicate precisamente le fonti dei testi. Un'altra obiezione può riguardare la forma del nome di Gerusalemme, impostole dall'impe­ratore Adriano. Gli AA. scrivono sempre: Elia. Per evitare l'ambiguità preferirei usare l'ortografia latina (Aelia) o per lo meno aggiungere sempre l'attributo: Capitolina. Infine ci sono certi piccoli errori di stampa, come p.es. Eb. 5,14 invece di Ef. 5,14 (p. 43) oppure Analecta Oxoniensia invece di Anecdota Oxoniensìa (p. 66, n.  112).


 


 
 
 
 
 
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