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Revista Antonianum
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Foto Pesce Pier Giuseppe , Recensione: Delpero C, Credibilità della Chiesa e giustizia sociale: un'alternativa? , in Antonianum, 54/4 (1979) p. 750-751 .

Il titolo, col suo sonante interrogativo, a prima vista ci lascia forse un po' perplessi, abituati come siamo a considerare del tutto legittimo (per non dire doveroso) l'interessamento dei cristiani nel cam­po delle realtà sociali globalmente intese. Eppure, il contenuto del volume lo giustifica ampiamente.

Nel primo capitolo l'autore si rifa al pensiero del noto studioso Guido Fassò (1915-1974), che in « Cristianesimo e società » (1956) e in altri suoi scritti nega decisamente che il cristianesimo in quanto tale (cioè, in quanto « religione ») possa legittimamente dedicarsi all'azione sociale e politica vera e propria: il cristiano autentico deve attendere totalmente al suo rapporto con Dio nella « santità » individuale; il suo contributo sul piano socio-politico sarà allora quello di « attendere anche il rinnovamento della società da quel rinnovamento, da quella trasforma­zione dell'anima che è l'avvento in essa del Regno » (Fassò G., o.c, p. 161).

L'autore espone con accurata documentazione e con spassionata og­gettività quella che lui  chiama la   « strana  teoria  teologico-sociale » del Fassò: ne sattolinea correttamente le componenti accettabili (tra cui, principalmente, la necessaria « verticalità » del cristianesimo e la distin­zione tra il « nucleo centrale » del cristianesimo e il resto che ne è piuttosto conseguenza), ma mette pure giustamente in rilievo quelle non accettabili (quali l'estremismo dell'enunciato e delle sue applicazioni e, soprattutto, le premesse filosofiche che vi stanno a fondamento).

L'esame della teoria del Fassò sospinge l'autore a entrare in « discus­sione teologica » con lui per verificare se (contrariamente a quanto ritiene il Fassò) « la promozione della giustizia sociale da parte della chiesa può rappresentare un criterio di credibilità in suo favore » (p. 78). A tale verifica sono dedicati gli altri due capitoli del volume.

Nel capitolo secondo l'autore si prefigge di chiarire, in base alle moderne acquisizioni teologiche, tre concetti importanti in se stessi e strettamente collegati col tema centrale del volume: credibilità, chiesa, credibilità della chiesa. La conclusione cui giunge gli permette di affron­tare nel terzo capitolo il problema centrale: se la promozione della giu­stizia può rappresentare un segno di credibilità in favore della chiesa.

Per l'autore, in linea di principio, la risposta non può che essere affermativa per ragioni intrinseche (la giustizia sociale appare un valore realmente cristiano ed ecclesiale) ed estrinseche (la giustizia sociale è un valore umano che conserva tutta la sua validità). Ciò non toglie che sul piano pratico la questione si presenti assai complessa sotto vari aspetti, che riguardano sia la giustzia sociale (cosa si deve intendere con ciò? Come si attua?...) che il cristianesimo (quale è il suo rapporto giusto con la società? Come va inteso l'impegno socio-politico della chiesa?...).

Questi elementi spiegano perché se oggi i cristiani sono generalmente concordi sul valore religioso dell'impegno sociale, non lo siano altrettanto circa la modalità dell'impegno sociale dei cristiani, dando origine a diver­genze che provocano un malessere ecclesiale assai diffuso. In questo contesto, complesso e realistico, l'autore propone alcuni punti che a suo avviso possono contribuire a rendere la chiesa sempre più autentica nella sua azione sociale, trasformandola così in un « segno » sempre più eloquente della sua credibilità evangelica.

In definitiva, nonostante l'interrogativo iniziale apparentemente scon­tato, il volume costituisce una buona occasione per riflettere più a fondo sull'impegno sociale del cristianesimo e sul ruolo della chiesa nel mondo.


 


 
 
 
 
 
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