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Revista Antonianum
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Foto Etzi Priamo , Recensione: ERMANNO GRAZIANI, Lezioni di giustizia amministrativa , in Antonianum, 73/1 (1998) p. 198-199 .

L'opera che ci accingiamo a «recensire» è certamente singolare. Per molteplici ragioni! Anzitutto per l'Autore, Ermanno Graziani, «uno dei più significativi punti di riferimento della dottrina canonistica in materia matrimoniale» (T. Mauro, «Ri­cordo di Ermanno Graziani», Gli impedimenti al matrimonio canonico, Città del Vaticano 1989, 7), che non è più tra noi, scompariva infatti il 5 agosto 1987; secon­do: perché si tratta della pubblicazione postuma delle «dispense» ciclostilate che E. G. diede agli allievi del suo corso di giustizia amministrativa, tenuto presso lo Stu­dio Rotale, nell'anno accademico 1972-'73; terzo: in quanto la pubblicazione riveste pure, anche se non esclusivamente, un carattere evocativo (a nessuno sfugge, pur nella sua lapidarietà che non indulge a sentimentalismi, l'aura di struggente nostal­gia della dedica: «1987-1997 gli allievi»); quarto: da quando vennero tenute le Le­zioni in parola sino alla loro pubblicazione attuale sono trascorsi esattamente 25 anni e molti avvenimenti di eccezionale importante per il diritto canonico si sono succeduti, tra questi vogliamo evidenziare i più ragguardevoli: la promulgazione del Codex Iuris Canonici (25 gennaio 1983); quella del Codex Canonum Ecclesiarum Orìentalium (18 ottobre 1990) nonché la riforma della Curia Romana con la Costi­tuzione apostolica «Pastor Bonus» (28 giugno 1988). Nondimeno, ossia prescinden­do da questi motivi testé elencati, ci sembra - ed è quasi un paradosso - che il non meglio identificato S. B., autore della Postfazione al volumetto delle Lezioni, abbia ragione quando afferma che l'opera di Graziani conserva intatta la sua attualità, non tanto o non solo in riferimento alle problematiche sollevate o alle soluzioni prospettate, poi risolte in vario modo dall'Autorità di competenza (cfr. 71-72), quanto nell'impianto dogmatico che è un vero gioiello, almeno a nostro sommesso parere, di arte o metodologia giuridica. Lo stile è semplice ed elegante, il ragiona­mento scorre limpido in un «crescendo» di idee, di concetti e di immagini che cer­tamente dovettero rendere avvincenti le spiegazioni di questo Maestro per cui, og­gi, questo complesso di scritti apparentemente «minori» rivelano una notevole den­sità dottrinale frutto della competente, originale rielaborazione, in riferimento allo spirito peculiare del diritto canonico, di quanto acquisito da studiosi suoi contem­poranei in sede di teoria generale del diritto e di processo amministrativo (S. B. cita tra tutti, come «insuperati», i Proff. Giannino e Nigro, 71).

Notevole l'intuito giuridico - sarebbe forse meglio parlare di «senso giuridico» non comune - che nutrito di studi profondi guida il Nostro a formulare pregnanti, acuti suggerimenti «de iure condendo» (cfr. la «Lezione settima» sull'argomento, 59-67). Grande l'amore alla Chiesa e al suo Divino Fondatore, sostanziato di S. Scrittura e dalla lettura delle opere dei Padri, come traspare dalle affermazioni che egli di tanto in tanto, sobriamente da «giurista fine e misurato», fa (cfr. per esem­pio, a proposito dell'esercizio del pubblico potere, quanto dice nella «Lezione quar­ta», 36). D'altronde Graziani stesso, altrove, ebbe a scrivere che: «il diritto non è soltanto un rapporto tra uomini, ma è essenzialmente un rapporto tra Dio e gli uomini, termini uniti da quello che fu chiamato il ponte tra l'umano e il divino: Cri­sto» (cfr. T. Mauro, op. cit., 9).


 
 
 
 
 
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