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Rivista Antonianum
Informazione sulla pubblicazione

 
 
 
 
Foto Penna Romano , Miscellanea: Appunti di una giornata di studio. I.- Reinterpretazione cristologica in Paolo di alcuni testi veterotestamentari con YHWH a soggetto , in Antonianum, 69/2-3 (1994) p. 322-325 .

Oltre all'articolo del prof. Enzo Cortese, che apre questo numero doppio della Rivista, pub­blichiamo anche gli appunti del prof. Romano Penna, ordinario di Nuovo Testamento alla Pon­tificia Università Lateranense, da lui usati per la relazione della giornata di studio organizzata dal­la facoltà dì teologia del PAA (13 aprile 1994). Egli vuole mostrare come in alcuni testi paolini, laddove nei corrispondenti veterotestamentari vi è il riferimento a YHWH, Kyrios per i LXX, siano stati fatti dall Apostolo un'audace identificazione e/o uno sdoppiamento a favore della divinizza­zione di Cristo.

Segue l'intervento conclusivo dell'autore del libro presentato nella giornata

 

I

Reinterpretazione cristologica in Paolo di alcuni testi veterotestamentari con YHWH a soggetto

Sulla base dell'idea che la religione cristiana sia originariamente una religione giudaica, e solo in questi termini, si può affermare che l'ebreo Paolo sia il primo scrittore cristiano.

1. Uso del nome KÓpiog

Nel Paolo autentico, esso appare poco più di 200 volte, di cui la mag­gioranza (quasi 180) si riferisce a Gesù (cf. Rm 10,9; 1 Cor 12,3), altrimen­ti, ha valore strettamente teo-logico (cf. Rm 4,8; 2 Cor 3,16).

Nell'uso teologico vi è continuità con la tradizione giudaica, nell'uso cristologico vi è invece novità (cf Es 6,3).

Da dove deriva questa novità?

- All'inizio del secolo (W. Bousset, 1913; A. Deissmann, 41923), essa si spiegava con l'ellenismo: culti misterici (Serapide, Asclepio, Iside) e cul­to dei sovrani e dell'imperatore (specie da Nerone e Claudio, dove però so­no più frequenti Qsòq o acoxf|p).

- oggi si punta maggiormente sull'Antico Testamento: cf J.A. Fitz-myer, 1979; W. Kramer, 1963.

Infatti:

- nel giudaismo di lingua semitica si erano già imposti vari sostituti di YHWH (il cielo, il luogo, il Nome, ecc.); uno di questi fu la qualifica di « Signore », in ebraico 'adottai e in aramaico mare'1;

 

- nel giudaismo di lingua greca, i LXX molto raramente usano SecntÓTrig per tradurre YHWH (solo Is 1,24; Pr 29,25); di solito usano KÓpiog, perché nel greco profano del tempo « non era ancora invalso come epiteto pagano della divinità » (W. Foerster, GLNT V, 1451); icupioc; inve­ce « indicava colui che può disporre in via legittima di qualcuno o qualco­sa ». Ciò è tanto vero che Flavio Giuseppe preferirà usare dsonóxr\q, per­ché l'altro termine, usato peraltro liberamente da Filone Alessandrino, in­dicava già l'imperatore romano.

* * *

Paolo usa, come si è visto, spesso Kupiog, ma la sua fede cristologica lo conduce quasi a spezzare la professione di monoteismo dello Shemà:

Dt6,4

ctKooe Iapar|X Kupux; ó Qeòc, fipcov tópiog eie; ècrav

1 Cor 8,6

òXk f|uXv eie; 0eòcj ó Tcaxfjp è£ o(3 xà rcàvxa Kaì f|uet<; eie; aòxóv, Kat sic, Kfjpioc; 'Inaoóg Xpiaxócj Si' oO xà rcàvxa Kaì f|ueicj Si' aùxoO.

Una disgiunzione di questo tipo è senza paralleli nel giudaismo (cf. Fi­lone Al. Det. pot. 54: onorare « come Padre colui che ha generato il mondo e come madre la sapienza mediante la quale è stato compiuto l'universo »).

2. Testi «yahwisti» in senso cristologico (L. Cerfaux, 1943; D.B. Capes, 1992)

  • La frase stereotipata fipépa Kupiou (1 Ts 5,2; 2 Ts 2,2; 1 Cor 1,8; 5,5; 2 Cor 1,14) riprende la formula dei LXX, che così traducono l'ebraico yòm YHWH: espressione ricorrente a partire da Am 5,18.20 (cf. poi GÌ 2,1; Abd 1,15; Sof 1,7; Is 13,6; Ger 32,19; Ez 8,10) = giorno di collera, tenebre, giudizio, ma anche di redenzione e di rinnovamento.
  • Allusioni: Fil 2,10-11 allude a Is 49,23-25

Fil 2,10-1 1

2.10 iva év xrò òvópaxi 'InaoO nàv yóvu Kàu\|/r) énoupavicov Kaì èTuyeiwv Kaì Kaxa%$oviu)v 2.11 Kaì nàaa yXcòaaa étjop.oXoyfìcTr|xai òxt Ktjpioq 'InooOc; Xpiaxòc; eicj Só^av GeoO rcaxpóc;.

Is 45,23-25 (LXX)

45.23 Kax' éuauxovj òpvvja) f\ pf|v èèjeXeuaexai sk xou axópaxóc; pou 8iKatoai3vr| ot Xóyoi poi) oòk à7ioaxpaOf|aovxai òxi èpoì Kàpi|/ei nàv yóvu Kaì é^opoA,oyfjoexai nàaa yX&aaa xcó Geco 44.24 Xéyav 8ucaioauvr| Kaì Só^a (TM: 'ak baYHWH lemor se daqòt wa 'oz: «solo nel Signore, si dirà, ci sono vittoria e potenza») Jipòc; aùxòv yov fjtjoooiv Kaì

aìaxuvGfiaovxai 7idvxe<; oi àOopt^ovxeq èauxoói; 45.25 ano Kupioo SiKauoGfiaovxai Kat èv xró Geco èvòocaoGfiaovxai Ttàv xò aitépua xcóv uiróv Iapar)^.

Forse anche 2 Cor 3,16?

3.16 f]viKa 8è èàv è7ttaxpév|/ri jtpòc; KiSpiov, Ttepuxipelxai xò KàXuuua (cf. Es 34,34)

Riferimenti espliciti

Rm 10,13 riporta GÌ 3,5 senza formula di citazione; l'applicazione cri-stologica del testo profetico è suggerita dai nessi contestuali del linguaggio di Paolo:

-  7ta<; = v. 12: « non c'è distinzione tra il giudeo e il greco » (in tutta
la lettera ciò rimanda all'evento della croce-resurrezione;

  • èjUKaAéanxai = v. 9: « se confesserai con la tua bocca »; v. 10: « con la bocca si confessa... »;
  • xò òvoLia Kupiou = « se confesserai che Gesù è KVjpux; »; v. 12: « egli infatti è Kupiot; di tutti » (cf. At 10,36);
  • 0CO0f|O"exai = v. 9 acoGfiau v. 10: eie; acoxeptav

1 Cor 1,31 = Ger 9,22-23: citazione a senso con formula d'introduzio­ne.

-  Geremia:

9.22 xd8s kéyex tópioc; uf| Kauxàar)co ó aocpòc; èv xf) aocpia aòxoO Kat Liti KavjxaoGco ó ioxvjpòq èv xf) toxói aùxou mi (xt) KauxaaGco ó nkovoioc, èv xró 7iX,ovjxco acbxoù 9.23 àXk' f\ èv xovjxco KauxaaGco ó Kauxcónsvoi; auèteiv Kat ywcóaKetv òxi èycó sIlii Kupioi; Ttoicóv sÀ.eo<; Kat Kpiua Kat 8iKaioauvr|v èrti xf\q yf\q òxi èv xovjxok; xò ■ùékr\\ià p.o\> léyei tópioi;

L'applicazione cristologica risulta sia dal richiamo della citazione al v. 12 e contesto (dove si dice di Cristo ciò che Geremia dice di Dio) sia dal seguente 2,8 (« il Signore della gloria ») sia da Gal 6,14.

3. Conclusione

Anche se Capes enfatizza i dati della sua ricerca (cf. p. 164: Paolo cre­deva che « Cristo fosse in un certo senso YHWH stesso »; p. 165: i primi cristiani « identificavano Gesù con YHWH »), è comunque certo che ci troviamo di fronte ad un'operazione teologica molto complessa e feconda:

  1. Paolo certo non rinuncia al suo monoteismo di origine (eie; 0eòc; 1 Cor 8,6a);
  2. egli però, come abbiamo visto, applica testi e linguaggio « yahwisti-ci » a Gesù, messia cristiano (che però non è ©eòcj);
  3. ciò comporta una nuova concezione della divinità, che viene appun­to ad essere condivisa da Cristo (un credo binitario);
  4. sul piano storico, il cristianesimo viene a configurarsi antinomica-mente come prosecutore del giudaismo e come suo innovatore, proponen­do l'antica fede giudaica in termini sicuramente nuovi e audaci, che non potevano non dare origine a una forma ormai diversa di giudaismo;
  5. ciò avvenne già molto presto (cf. 1 Cor 16,22: uapdvaGà, e Fil 2,6-11 che è già prepaolino).


 


 
 
 
 
 
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