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Revista Antonianum
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Foto Pospisil Ctirad Vaclav , Miscellanea: L'apparizione del Gesù risorto alla madre nel pensiero di Sant'Antonio di Padova e degli altri, in Antonianum, 73/1 (1998) p. 131-135 .

Padre Aristide Serra, nel suo libro molto prezioso Dimensioni mariane del mistero pasquale ', dedica alla tematica dell'incontro, tra il Gesù glorifi­cato e Maria di Nazaret, un intero capitolo di ben quaranta pagine2, nelle quali raccoglie testimonianze dei Padri e di alcuni maestri medioevali3. Bi­sogna ricordare che il Nuovo testamento non parla espressamente di nes­sun'apparizione del Risorto alla Vergine4, infatti le prime testimonianze letterarie si ricavano da alcuni vangeli apocrifi di lingua copta5 e dall'opera di Sant'Efrem Siro6. Come dimostra il padre Serra, questa pia convinzione ha continuato ad influenzare la fede e soprattutto la devozione mariana, anche nei secoli posteriori. Il capitolo menzionato offre molto materiale, tuttavia mi sembra che a quello, che è stato scritto sull'argomento, si pos­sano aggiungere alcune cose.

Innanzitutto la convinzione, che il Cristo risorto apparve per primo al­la Madre, fa ancora oggi parte della devozione mariana, tipica della spiri­tualità francescana7. L'elogio improvviso di Giovanni Paolo II, del lunedì 4 aprile 1994 sull'apparizione del Risorto alla Madonna8, ha suscitato una grande sorpresa per i giornalisti9, ma sicuramente non ha toccato nessun cuore francescano. Il primo testimone fra i seguaci del Poverello di questa devozione sembra essere proprio il Dottore Evangelico. Inoltre dal suo pensiero, con l'aiuto di un altro grande maestro di tutta la cristianità, pos­siamo trarre anche gli argomenti per rispondere alla domanda importantissima sul perché di questa apparizione, non attestata espressamente dai libri neotestamentari.

«Invece la Vergine Maria, dopo che il figlio suo Gesù fu deposto nel sepol­cro, mai se ne allontanò, come dicono alcuni, ma restò sempre lì a vegliare in lacrime, finché per prima lo vide risorgere: per questo i fedeli festeggiano in suo onore il giorno di sabato»l0.

Sant'Antonio riconosce espressamente di aver attinto questa cosa da­gli altri. Siccome all'Occidente questa tradizione si diffuse molto più tardi, rispetto all'Oriente, sembra che il Dottore Evangelico abbia alluso con queste parole ai Padri, soprattutto orientali, oppure forse all'opera di Ru-perto Deutz ( + 1130)n. Tuttavia quello che dice Sant'Antonio non assomi­glia nei particolari, né al pensiero di Ruperto Deutz, né di un altro testimo­ne, ma sorprendentemente ad un testo scoperto solo negli ultimi anni.

«La Madre immacolata stava al sepolcro, incapace di separarsene: vide e sentì tutto ciò che accadeva e si diceva. ... la beata Madre del Signore, che pri­gioniera d'amore, stava inseparabilmente accanto al sepolcro: ella vide la sua gloriosa risurrezione. ... E questo non soltanto perché era la Madre immaco­lata e santa, ma anche perché premurosa era rimasta con lui nell'ora della pas­sione, con lui aveva amorosamente sofferto, da lui aveva ricevuto la forza d'a­nimo per non morire con lui. Perciò ora vive con lui e con lui è glorificata»12.

L'opera citata sopra viene oggi conservata nei manoscritti della lingua georgiana, i quali l'attribuiscono a Massimo il Confessore; si tratterebbe, quindi, di una traduzione dal greco al georgiano. Bisogna però notare, che la paternità letterale di questo Padre della chiesa non si può dire ancora del tutto sicura13. Per questi motivi è davvero poco probabile, che Sant'An­tonio abbia conosciuto quest'opera e che da essa abbia attinto il suo pen­siero. Tuttavia entrambi gli autori dicono pressappoco le stesse cose, cioè secondo loro, Maria non soltanto incontrò per prima il figlio suo risorto, ma lei rimase presso il sepolcro fino al momento in cui Gesù glorificato ne uscì vittoriosamente e, in questo modo, diventò l'unica testimone oculare dell'evento stesso.

Dal punto di vista storico-critico è davvero improbabile, che Maria di Nazaret abbia potuto rimanere per tutto il tempo presso la tomba di Gesù e vedere direttamente il grandissimo intervento di Dio nella storia della salvezza. Tuttavia, dal punto di vista teologico, la descrizione o il racconto contiene un teologumenon molto chiaro: La partecipazione di Maria all'e­vento della risurrezione fu di un'altro tipo rispetto alla partecipazione degli altri discepoli. Inoltre, entrambi gli scrittori mettono in evidenza che la par­tecipazione alla risurrezione di Cristo corrisponde, in una certa misura, alla precedente partecipazione di Maria all'ora della croce. Sant'Antonio usa persino la categoria di merito, perché se Maria non fosse rimasta presso la tomba, non avrebbe assistito al grandissimo evento della risurrezione. La conferma di questo legame tra la prima e la seconda partecipazione, per quanto riguarda il Dottore Evangelico, si trova in un altro luogo dei suoi famosi Sermones.

«Essi vogliono vedere la gloria della divinità, che gli apostoli videro, ma non vogliono accettare l'ignominia della passione, la povertà di Cristo che i suoi apostoli hanno sopportato, e quindi non lo vedranno insieme con gli apo­stoli, ma insieme con gli empi vedranno soltanto colui che hanno trafitto (cf. Gv 19,37)» M.

Adesso non si parla di Maria, ma delle condizioni generali che permet­tono al soggetto di vedere Gesù Cristo nella sua gloria. Molta importanza ha il verbo «videro» che, indicando un'azione del passato, non si riferisce a quello che vedono gli apostoli adesso nella Patria celeste, ma a quello che videro una volta in Palestina, durante gli incontri con il Risorto. Chi non ha in un certo modo sopportato le difficoltà e le sofferenze con Gesù, può ve­derlo sulla croce, ma non lo può vedere risorto.

Se le cose stanno così, siamo capaci di rispondere ad un vecchio rim­provero circa la credibilità della risurrezione di Cristo lanciato ai cristiani da Celso15. Infatti, non sarebbe stato molto più facile credere nella risur­rezione, se Cristo si fosse mostrato vittoriosamente anche a qualcuno dei suoi avversari16? Già la risposta di Origene mette in evidenza che Gesù apparve solo a quelli, che ne erano capaci, tuttavia non si dice niente sul mo­tivo di questa capacità di vedere il Signore n. Il problema di Celso e di mol­ti altri sta nella concezione troppo intellettualistica dell'incontro fra il Ri­sorto e i discepoli. In realtà non si tratta solo dell'informazione sulla vitto­ria di Gesù, ma di una partecipazione vera, anche se limitata, alla gloria del Risorto. Infatti Gesù è apparso soltanto a coloro che erano, in qualche mi­sura, partecipi delle sue prove e della sua umiliazione18. D'altronde, non bisognava che il Cristo sopportasse le sofferenze per entrare nella sua glo­ria19? Se questa regola vale per lui, non dovrebbe valere per coloro, che lo seguono, mettendo i propri piedi nelle sue orme? La conclusione è unica, cioè, dal Nuovo testamento si può dedurre la regola: Chi ha visto realmen­te il Risorto, aveva necessariamente dovuto partecipare alle prove del Mes­sia20.

A questo punto ci manca solo un piccolo passo. Sembra molto proba­bile che alla profondità del sopportare con Gesù le sue prove corrispondi anche l'intensità di vedere il Risorto, di partecipare in qualche modo alla sua glorificazione; ecco perché la capacità non perfetta di vedere e di rico­noscere subito il Risorto da parte dei discepoli. Infatti, la loro precedente partecepazione alle sofferenze del Messia non era del tutto perfetta. In al­tre parole, quanto profondamente uno ha partecipato alle prove di Gesù, tanto grande è la sua capacità di vederlo, di incontrarlo, di aver parte alla sua gloria. Ma chi ha partecipato alle sofferenze di Gesù più di sua Madre?

Se è così, bisogna dire, che Maria di Nazaret doveva necessariamente avere una disposizione molto più aperta al vedere, all'incontrare il Risorto e così, in un certo modo, anche partecipare alla sua glorificazione già du­rante la vita terrena. In realtà, leggendo con attenzione le parole di Mas­simo il Confessore, ci potevamo accorgere che in esse si cela la stessa lo­gica. Proprio per questo motivo molti grandi Padri e maestri della vita cristiana non dubitavano sul fatto, che Maria di Nazaret avesse visto il figlio suo risorto, per prima.

Infine questa speciale partecipazione della Vergine alla vittoria di Cri­sto, nei giorni successivi alla domenica della risurrezione, corrisponde pie­namente alla specialissima partecipazione di Maria alla gloria del Signore, adesso. In altre parole, la convinzione, che il Risorto è apparso per primo e in un modo del tutto speciale a sua Madre, corrisponde perfettamente al­la fede della chiesa, ed è in piena sintonia con l'assunzione di Maria nella gloria celeste in anima e corpo21. Infatti la logica fondamentale per affer­mare sia una, sia l'altra cosa è assolutamente uguale.

«Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la s. Scrittura, la quale ci presenta l'alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo - non diciamo, con l'anima, ma neppure col corpo - colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto»22.

Infatti pure a noi sembra quasi impossibile, che la Madre di Dio abbia potuto essere separata, anche se per poco tempo, non solo dal dolore, ma anche dalla gloria del proprio figlio. Il silenzio dei vangeli a riguardo è fa­cilmente spiegabile: La testimonianza della propria Madre non avrebbe avuto il giusto valore probativo. Inoltre, l'incontro tra la Vergine e il Cristo risorto appartiene ad una sfera della vita privata, intima e, in un certo sen­so, anche nascosta del Figlio di Dio. Se i vangeli dicono pochissimo della vita privata di Gesù, dei suoi trent'anni trascorsi a Nazaret, perché nel caso di quest'incontro dovrebbe essere diverso?


 
 
 
 
 
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