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Revista Antonianum
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Foto Punsmann Hermann , Miscellanea: Individuo, dove vai? Orientarsi oggi: ambivalenze e difficoltà, in Antonianum, 72/3 (1997) p. 469-480 .

Individuo, dove vai? Una domanda.

Spero che non aspettate una risposta: non c'è ancora. Forse troviamo alcune linee.

Vogliamo riflettere un po' soprattutto in base alla recente discussione della cosidetta «società del rischio» del sociologo Ulrich Beck2.

Individuo, dove vai?

Fino a poco fa l'individuo è stato dichiarato morto e sepolto,

perfino dal grande Adorno3.

Ma oggi l'individuo vive più che mai.

Vediamo innanzi tutto la situazione.

1. La situazione

«Non c'è più una società, ci sono soltanto individui» ha scritto un set­timanale tedesco poco tempo fa4. Non c'è più una società, ci sono soltanto individui.

Conosciamo i fenomeni, p.e. nell'occidente:

- sempre più si vive da solo: in alcune grandi città il numero delle abi­tazioni con una singola persona supera quelle con più di una persona5;

- sempre meno ci si vuole legare in qualche modo: l'interesse a partiti, ad associazioni in genere ed anche alla chiesa diminuisce6

- il numero dei divorzi cresce enormemente e l'importanza della fami­glia si abbassa7;

Chiamiamo questo «individualizzazione».

Sembra che Yindividuo è diventato il centro, il punto di riferimento. E tutto deve sottomettersi.

In questa situazione alcuni vogliono far ritornare l'individuo ai valori collettivi e consueti.

Altri si lamentano: perfino i verdi tedesci hanno domandato, come sa­rebbe possibile liberarsi di quest'indocile spettro dell'individualizzazione.

Tutto senz'effetto. L'individualizzazione si allarga.

Due annotazioni:

Primo: in senso generale il termine individualizzazione non ha niente di nuovo; ma il suo contenuto è cambiato. Come dice Peter Berger: anche riconoscendo all'individuo la natura di costante antropologica, è chiarissi­mo che nel corso della storia esso è stato sia vissuto sia messo in dubbio in molti modi diversi8. Nuovo è oggi, non da ultimo, il suo carattere di massa e la sua sistematicità.

Secondo: parlare dell'individualizzazione non vuol dire che questo fe­nomeno si trovi dappertutto allo stesso modo. L'individualizzazione è «prodotto di lunghi processi storici, che iniziano ora prima ora dopo e la cui descrizione per gli uni è notizia proveniente da un paese estraneo del futuro, per gli altri la ripetizione del familiare e quotidiano»9.

Ritorniamo al tema.

Dobbiamo domandarci:

Perché non serve a nulla, se ricordiamo all'individuo i valori collettivi?

Perché non ritorna al consueto?

La risposta è: perché non può ritornare: anche se volesse, non potrebbe.

Come dice Ulrich Beck, nelle parole dì Jean-Paul Sartre: «Gli uomini sono condannati all'individualizzazione»10.

Non è la scelta dell'individuo né il suo nonvolere, se non ritorna al col­lettivo.

Il problema si trova più nel fondo: il mondo è cambiato.

E questo mondo di oggi esige l'individualizzazione.

Questo lo dobbiamo spiegare un po'.

Se diciamo: il mondo è cambiato: cosa significa?

2. Dalla società industriale alla società del rischio

Il processo della modernizzazione ha avuto luogo in diversi livelli.

Si pensa di solito al cambio sociale sul fondo di una società tradizio­nale.

Nell'occidente si parla p.e. del transito da una società agraria ad una società industriale.

O si richiama l'attenzione sulla razionalizzazione che non ha cambiato solo il mondo del lavoro, ma anche gli individui e le società, come descrive p.e. Max Weber in «Economia e società»11.

O si fa notare la liberazione dalle costrizioni della natura indomabile, dei costumi, delle tradizioni o delle religioni.

L'individuo moderno ha preso il mondo nelle sue mani ed è diventato creatore:

  • ha creato un mondo spiegabile per mezzo del sapere;
  • un mondo, fattibile per la tecnica;
  • un mondo, utilizzabile per l'economia;
  • e un mondo, controllabile per diritto e potere12.

In questo mondo contava la ragione, la razionalità, la scienza.

Così l'individuo creava una società della produzione, una società della ricchezza.

Pensava di poter evolvere in questo modo la società fino alla sua per­fezione.

Ma col raggiungimento di un certo livello della richezza, cioè in un certo punto dell'evoluzione della società nascevano i dubbi e l'individuo domandava a se stesso:

Individuo, dove sei andato?

Non hai visto, che hai prodotto insieme con la ricchezza tanti pericoli e rischi?

In altre parole: con la produzione della richezza correva parallelamen­te la produzione dei rischi. La crescente produzione ha messo in libertà ri­schi e pericoli in una dimensione finora sconosciuta: rischi come l'atomo, la chimica, la genetica, la distruzione dell'ambiente, il problema dei rifiuti, ecc. A causa di questi problemi parliamo oggi di una società del rìschio in­vece di una società industriale13.

La sviluppata società industriale sembrava un punto culminante della modernità. Ma oggi vediamo l'errore di questo e cominciamo a mettere in dubbio le nostre convinzioni precedenti.

Cominciamo a capire la relatività della razionalità e della scienza. Così decomponiamo, annulliamo e disincantiamo le necessità, i principi del fun­zionamento e le idee fondamentali della società industriale14.

AWinizio della modernizzazione l'individuo aveva perduto le certezze tradizionali, ma ne aveva ricevute di nuove: quelle della scienza e della ra­zionalità. Oggi invece, ha perduto anche queste e l'individuo è caduto dalle certezze della società industriale alle turbolenze della società del rischio15. E che cosa rimane adesso?

Individuo, dove vai?

Ma questo non è ancora tutto. Dobbiamo richiamare l'attenzione ad una piccola, appena visibile implicazione e le sue conseguenze per l'indivi­duo: quest'epoca nuova è una epoca speculativa. Per questo:

3. L'individuo in una epoca speculativa

Nella società del rischio l'individuo normale non riconosce molti rischi e non vede molti pericoli con i suoi occhi. I rischi sono presenti, ma non vi­sibili. Un esperto deve dirmi: questo è dannoso per la natura e questo è dannoso per la tua salute16. Cosa significa?

Significa in primo luogo che devo vedere tutto doppio. Non basta, ve­dere qualcosa direttamente. Dietro al mondo visibile c'è sempre un altro mondo, quello invisibile. Io mi devo sempre domandare: cosa c'è dietro"! Così devo sempre valutare e relativizzare il mondo del visibile consideran­do una seconda realtà, nascosta nel visibile. E le misure della valutazione si trovano nell'invisibile17.

Qui si aggiunge qualcos'altro. Molte volte io sono dipendente, dipendo da un altro, un esperto, che deve spiegarmi questo mondo invisibile e la sua importanza per il mondo visibile. E così il secondo punto è: la mia realtà non è direttamente accessibile, la mia realtà è per principio trasmessa, tra­smessa per argomenti. In questo senso siamo entrati in una epoca specula­tiva, vuol dire: noi vediamo la realtà teoricamente18:

Ma la domanda è: da dove conosce quest'esperto il mondo invisibile e la sua influenza al mondo visibile? In altre parole: dove trova l'esperto i punti di riferimento per il suo sapere? Quale è il suo quadro di riferimento oggi? Qui troviamo la terza difficoltà: oggi i punti di riferimento si confondono, diventano vaghi. Beck dà un esempio: «anche e proprio natura non c'è più natura, ma soltanto un concetto di natura, una norma, un ricordo, una utopia, una controprogettazione. Oggi più che mai. La natura è risco­perta, viziata in un momento, in cui non c'è ne più»19.

Esperti con vaghi ed indecisi punti di riferimento non possono trovare oggettività o sicurezza, rimangono sempre a un livello vago. Ma questo è esattamente l'immagine di gran parte delle scienze. Beck: «La chiarezza di dichiarazioni scientifiche ha fatto posto alla convinzione che queste dichia­razioni sono dipendenti da decisioni, metodi e contesti». In concreto: «Un altro computer, un altro istituto, un altro mandante: un'altra realtà. ... Tec­nica e scienze naturali sono diventate grandissime imprese economiche senza verità e schiarimento, paragonabili ad una potente chiesa medievale senza Dio»20. E più tardi: «La questione della verità è diventata muta e tro­va dappertutto soltanto routine, carriera e come ultima giustificazione: o ingenuità o cinismo»21. In breve: la scienza ha perso la sua autorità inattac­cabile ed è diventata socialmente disponibile22.

Questo ha una implicazione molto grave:

Se la scienza ha perso la sua autorità inattaccabile e parla sempre a più voci e perfino anche a voci contraddittorie, non può essere più decisiva o determinante. Decisiva e determinante diventa un'altra cosa: la fede nella scienza o la fede nella antiscienza, rispettivamente la fede in questo metodo, la fede in questo pensiero, la fede in g^est'orientamento. Ma dove la fede decide della scienza, può presto assumere il potere su quest'ultima. E così si creano confusioni tra fede e scienza che troviamo oggi dappertutto: fa­talismo, astronomia, occultismo ecc.23.

Questo ha conseguenze per l'individuo, conseguenze ambivalenti.

4. La doppia faccia dell'individualizzazione

Per ricordare: L'individuo aveva perso gli orientamenti della tradizio­ne all'inizio della modernizzazione. Adesso ha perso anche l'orientamento della scienza.

Cosa rimane?

L'individuo stesso. Nient'altro.

L'individuo senz'orientamento da fuori, lasciato da solo.

L'individuo stesso è diventato il suo unico orientamento.

Individuo, dove vai adesso?

Questa situazione ricorda un po' il dialogo tra Oreste e Giove nel dramma «Les mouches», «Le mosche» di Jean-Paul Sartre, in cui Oreste dice: «Subito la libertà è caduta su di me .. e non c'era niente nel cielo, non buono né male né qualcuno, per darmi ordini. ... Fuori della natura,... sen­za scusa, ... senz'altro rifugio all'infuori di me stesso. ... Io sono la mia li­bertà»24.

Nelle parole di Beck: la biografia degli individui «viene liberata dalle direttive e dalle sicurezze tradizionali, dai controlli estranei e dalle leggi sul buon costume .., posta neh"agire di ogni singolo, in modo aperto»25.

In questa situazione l'individuo non è più determinato da fuori, ma de­termina se stesso. La vita diventa, nelle parole di Berger, «progetto» dell'in­dividuo e non più del «fato»26. Questo implica27 che l'individuo stesso è l'u­nico responsabile della sua vita, del suo buon esito, ma anche del suo falli­mento e non si può rendere più responsabile di altre cose, p.e. d'un disegno del destino. I problemi diventano, in una prospettiva tale, problemi persona­li, problemi dell'individuo stesso. Questo crea nell'individuo da una parte un pensiero d'efficienza e dall'altra sentimenti di insufficienza personale, sensi di colpa, paure, conflitti e nevrosi.

Ma questo non è tutto: ogni medaglia ha il suo rovescio.

Da un lato l'individuo si è liberato, è vero, ma dall'altro si è creato nuo­ve costrizioni.

L'individualizzazione è in verità un'individualizzazione istituzionalizza­ta, come ha detto Parsons.

Vuol dire: «Tu, l'individuo moderno, tu puoi e devi vivere la tua pro­pria esistenza, aldilà dei vecchi legami della famiglia e della stirpe, aldilà della religione, dell'origine e della classe; ma nello stesso tempo tu devi fa­re questo al di qua delle nuove regole e prescrizioni che ti danno lo stato, il mercato del lavoro, il consumo, la burocrazia ecc.»28. Cosi ^individualiz­zazione» si regola nel tempo moderno.lecita - proprio come apostolo del mercato - lo scioglimento della famiglia. Questa contraddizione tra mercato del lavoro e famiglia (o vita di coppia in genere) poteva restare nascosta fintanto che il matrimonio era sinonimo per le donne di dedizione alla famiglia, di rinuncia al lavoro e alla mobilità. Esplode oggi nella misura in cui la divisione tra lavoro professionale e la­voro familiare dipende dalla decisione dei coniugi»29.

In questa prospettiva non dobbiamo più domandare: Individuo, dove vai? ma: Individuo, dove puoi andare?

Qui dobbiamo rovesciare la medaglia un'altra volta e troviamo qualco­sa forse di inaspettato: valori ed una forma dell'etica.

5. Valori ed etica dell'individuo

Finora non si vede ancora un'etica completa nella discussione della so­cietà del rischio: la discussione non è arrivata ancora a questo punto. Ma questo non vuol dire che non c'è niente: ci sono almeno alcuni elementi, al­cuni valori. Richiamiamo l'attenzione su tre punti.

Primo punto. «L'individualismo occidentale è stato un terribile erro­re?», domanda Peter Berger e risponde: «Non credo ... L'individualismo occidentale, come nessun'altra concezione del mondo nella storia dell'uo­mo, ha ... scoperto il valore insostituibile di ogni individuo indipendentemen­te30 dalla razza, dalla nazione, dal sesso, dall'età, dai suoi difetti fisici o mentali, dal sistema di credenze o da qualsiasi altra ascrizione colletiva»31.

Il valore assoluto dell'individuo contiene anche inizi di una etica, basa­ta sul principio dei «doveri verso se stesso». Questo può essere malinteso come egoismo o perfino narcisismo: in un certo senso è vero, ma non è tut­to. Questo processo dello schiarimento e della liberazione di se stesso in­clude la ricerca di nuovi legami sociali nella famiglia, nel lavoro e nella po­litica32. I vecchi legami non bastano più, l'individuo ha bisogno di nuovi le­gami, legami più adatti. In altre parole: «Si tratta qui di «fare esperienza» (erleben)... di nuove forme del sociale contro il dominio delle prescrizioni di ruolo (marito, moglie, famiglia, carriera) che diventano sempre più ir­reali»33.

Secondo punto. Sopra abbiamo discusso già della società del rischio.

Adesso dobbiamo parlare di un'implicazione: parlare di un rischio presup­pone un certo orizzonte normativo. A tale riguardo i rischi sono negativi, negativi di utopie. In questi negativi è conservato e nuovamente animato l'umano o il resto dell'umano nel processo della modernizzazione. Dietro di tutte le oggettivazioni si mostra prima o poi la vecchia e nuova doman­da: Come vogliamo vivere? Quale è l'umano nell'uomo ed il naturale nella natura che dobbiamo conservare?

Possiamo precisare ancora queste domande e dire: constatazioni di ri­schi sono la forma, in cui l'etica rinasce nell'economia, nelle scienze natu­rali, nelle discipline tecniche. In questo senso si può parlare qui di una «eti­ca implicita»34.

E finalmente un terzo punto. Molti si allontanano oggi dalle chiese tra­dizionali. Ma il crescente mercato dell'esoterismo, delle nuove religioni ecc. mostra che l'individuo sta cercando valori, qualcosa più grande del mondo quotidiano. Ma dove? Beck: «Se tutto va a pezzi, gli uomini - in mondi della vita individualizzati - non cercano difesa né presso la Chiesa e Dio, né nelle culture di classe da loro vissute, ma nel "tu" che condivide il proprio mondo e che promette sicurezza, comprensione e dialogo»35. Così religione diventa per lui una «religione terrena dell'amore» e l'amore «una religione della soggettività, una fede nella quale tutto - Bibbia, sacerdote, Dio, santità e diavolo - è posto nelle mani e ... nella fantasia ... degli indi­vidui che si amano»36. Qui la religione si concretizza nella soggettività e ri­ceve una forma completamente nuova, sociologicamente non reale. Ma ele­menti di questo si trovano nella pratica della religione di oggi. E non dob­biamo dimenticare che la tradizione di senso è soltanto o almeno soprat­tutto possibile in questo livello di rapporti.

Nel corso della nostra discussione abbiamo trovato molte ambivalenze e difficoltà per l'individuo. Il suo cammino non è predeterminato. Per que­sto domandiamo un'ultima volta:

Individuo, dove vai?

Vedremo che per l'individuo di oggi non c'è il cammino, ma una mol­teplicità di diversi cammini.

Delineamo almeno alcuni importanti.

6. Dal cammino dell'individuo oggi

Individuo, dove vai?

Alcuni individui tornano indietro, indietro alle supposte sicurezze del passato. Ma dopo l'esperienza dell'insicurezza la sicurezza non può diven­tare di nuovo sicura come è stata prima. E inoltre: andare ad una supposta sicurezza già è una decisione e non è più una sicurezza ovvia come prima. Questa è la «malafede» di Sartre: «Un atto libero che viene reinterpretato come un destino necessario»37. Così possiamo dire: chi vuol tornare indie­tro rimane in verità nel presente, nella epoca della decisione. Non si può scappare.

Individuo, dove vai?

Alcuni cercano soluzioni a breve termine nelle esperienze più vicine e quest'esperienze devono essere gioiose e divertenti. Questo cammino è di­scusso p.e. sotto il titolo della società dell'esperienza38. Ma la vita dell'in­dividuo è molto più differenziata e contiene anche il dolore e la fatica. Così questo cammino esclude gran parte della realtà e non è sufficiente.

Individuo, dove vai?

Alcuni cercano soluzioni fisse e prefabbricate nella magia, nelle nuove religioni e anche nelle scienze o in un insieme di tutto. Dicono: l'individuo ha bisogno di risposte non può vivere solo di domande. Soluzioni fisse pos­sono offrire certe sicurezze. Ma la vita non è fissabile. Inoltre prendono una cosa relativa come assoluta, anche soluzioni prefabbricate sono relati­ve, dipendenti da certe situazioni e tempi passati. Come possono dare ri­sposte a problemi di oggi?

Individuo, dove vai?

Seriamente rimane per l'individuo probabilmente soltanto un cammi­no abbastanza difficile, mai finito. Qui dobbiamo vedere diversi elementi:

«Le norme dominanti impallidiscono», dicono Beck e Beck-Gerns-heim, «perdono la loro forza di improntare i comportamenti. Ciò che in passato si eseguiva tacitamente, ora deve essere parlato, fondato, trattato, concordato e proprio per questo sempre e di nuovo disdetto. Tutto diventa "discorsivo"»39.

Se tutto diventa discorsivo, anche l'immagine dell'individuo non può rimanere statica, ma cambia sempre ed entra anche in questo processo di­corsivo. L'io dell'individuo non è più dato per scontato40. Invece cresce una nuova immagine dell'individuo. «Al posto dell'immagine statica dell'essere umano finora dominante si fa avanti un'immagine aperta e in trasformazio­ne ... L'immagine che gli esseri umani hanno di se stessi... non è ... che un'i­potesi storica (e un'ipoteca), dalla quale non si è ancora usciti»41.

Se l'immagine dell'individuo è sottomessa a questo continuo processo discorsivo, non solo l'immagine ma tutta la biografia dell'individuo non è più prefabriccata, ma diventa costruita. Alcuni parlano qui di una biografia del bricolage, una biografia del fai da te42.

«È questa una sorte di epidemia di egoismo, una febbre dell'io?» do­manda Beck, «Oppure qui si fa strada qualcos'altro, qualcosa di più pro­fondo? I singoli ... sono forse ... messaggeri, esecutori di un cambiamento profondo? Sono i segni, gli indizi di un nuovo tempo, di un nuovo rapporto fra individuo e società, che si deve ancora trovare e inventare? Una specie di comunanza che non può più essere richiamata ... da vecchie direttive e formule, ma deve essere discussa, indagata, con domande, motivazioni sempre nuove?»43.

In altre parole: Dove una vecchia società «vaporizza», come oggi, si deve inventare una nuova società. Un'integrazione degli individui è solo possibile, se l'evasione degli individui non è respinta, ma è coscientemente colta; in altre parole: se si forma in una «integrazione progettistica» nuove forme di un legame e di un'alleanza44. Cosi si continua il processo della in­dividualizzazione, senza fine, sempre con soluzioni provvisorie.

Individuo, dove vai?

I primi passi posso dirti, è la risposta, ad alcune linee. E l'individuo stesso ti domanda: Ma quando l'uomo ha mai conosciuto veramente il suo futuro? Individuo, dove vai?

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