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Recensione: Roberto Rusconi, Santo Padre. La santità del papa da san Pietro a Giovanni Paolo II

 
 
 
Foto Messa Pietro , Recensione: Roberto Rusconi, Santo Padre. La santità del papa da san Pietro a Giovanni Paolo II, in Antonianum, 86/3 (2011) p. 590-591 .

Fin dal Prologo. Santo Padre, Padre Santo (p. 9-14), l’Autore evidenzia l’importanza di contestualizzare il riconoscimento o meno della santità dei pontefici nei diversi scenari storici ed ecclesiali. Nel primo capitolo, Dai vescovi martiri ai papi santi e beati (p.15-76), dopo aver ricostruito il modo in cui si e giunti all’espressione Sanctus Pater, l’attenzione si concentra soprattutto su Gregorio VII e la connessione tra la devozione all’Apostolo Pietro e la dottrina del primato della Chiesa di Roma. Il secondo capitolo, L’ascesa della monarchia pontificia tra miracoli e culti (p. 77-207), dedica grande spazio al connubio tra profezie e attesa di un papa santo capace di riformare la Chiesa; la delusione di tale aspettativa convergerà con il papato “anticristiano” predicato da Lutero. Il capitolo terzo La difficile santità dei papi tra Rinascimento e Controriforma (p. 209-316) si sofferma soprattutto sull’aspetto liturgico: infatti la celebrazione dei papi martiri dei primi secoli e la canonizzazione di Pio V diventano modalità per insistere sulla santità del papa. Tale santità “martiriale” acquista un significato diverso nella storia moderna – affrontata nel Capitolo quarto, Dal martire della Rivoluzione al «prigioniero del Vaticano» (p. 317-454) – in cui le difficoltà vissute dai pontefici nello scontro con la modernità sono lette come una sorta di martirio. L’ultimo capitolo, il quinto, Dalla devozione per il papa al culto per il papato (p. 455-571) parte dall’ultimo papa canonizzato – san Pio X – e si occupa di tutti i pontefici del XX secolo, accomunati dalla fama di santità che li ha circondati, tanto che e lo stesso papato a essere indicato come luogo di santità.

Nell’Epilogo. «Santo subito» (p. 573-605) l’A. affronta il caso di Giovanni Paolo II e la celerità con cui la sua santità e stata evidenziata. Nelle ultime pagine, in cui più ci si avvicina ai giorni nostri la storia diventa cronaca, sarebbe stato interessante un approfondimento su chi fu a preparare gli striscioni con la scritta “Santo subito” e da quali ambienti vennero diffusi: una ricerca ancora tutta da realizzare.

Al termine del volume, l’elenco de I pontefici da san Pietro a Benedetto XVI (p. 607-617), la lunga Bibliografia (p. 619-680) e l’Indice dei nomi (p. 681-700) indicano la mole di testi che il tema affrontato richiede di analizzare.

In molte pagine del volume si coglie la competenza dell’A. circa il tema delle profezie e quello della diffusione del patrimonio librario in Italia. In uno studio siffatto, risulta altresì importante la comparazione tra il culto per il Papa e quello contemporaneamente tributato a sovrani e regnanti. Ad esempio, troviamo efficace – anche come indicazione di metodo di ricerca – il confronto tra l’indizione del Giubileo del 1879 ad opera di Leone XIII e i coevi giubilei promossi dalla Regina Vittoria in Inghilterra e dell’Imperatore Guglielmo I in Germania (p. 416-417), cosi come la lettura parallela del giubileo episcopale sempre di Leone XIII e delle nozze d’argento dei reali d’Italia (p. 424-425) o del culto dell’immagine di Mussolini, Stalin e Hitler rispetto al ruolo carismatico del romano pontefice (p. 487). Anche per quanto concerne il ritorno trionfale di Pio VII a Roma (p. 320-321) sarebbe stato opportuno effettuare una comparazione con un simile avvenimento, in cui era coinvolto un sovrano che dall’esilio ritornava alla capitale del suo regno.

Non meraviglia che in uno studio di tale portata, nel quale si intrecciano numerosi personaggi e vicende, di una complessità non facile da comprendere, si possano trovare alcuni refusi o notizie da completare.

San Giuseppe da Copertino e definito cappuccino (p. 294), mentre in realtà era un frate minore conventuale, e rimase tale anche se per diversi anni fu confinato in conventi dei Frati Minori cappuccini. Cosi l’anno mariano del 1954 fu indetto da Pio XII in occasione del centenario non ≪delle apparizioni di Lourdes≫ (p. 480), ma della proclamazione del dogma dell’Immacolata da parte di Pio IX nel 1854. Analogamente, in occasione della beatificazione di Pio IX e di Giovanni XXIII ≪l’immagine di Pio IX veniva collocata al centro e quella di Giovanni XXIII al margine≫ (p. 538), non per dare rilievo al primo e marginalizzare il secondo, ma per motivi di “precedenze”. Infatti, nelle beatificazioni e canonizzazioni, le immagini sono disposte secondo una “gerarchia” che vede al primo posto la categoria dei martiri e poi quella dei confessori della fede; all’interno dello stesso gruppo hanno la precedenza quelli la cui causa e iniziata per prima. Cosi il 3 settembre 2000, non essendovi martiri, il posto centrale spetto a Pio IX, colui la cui causa inizio precedentemente a quella di altri beati quali Giovanni XXIII.

Il testo di Rusconi e certamente da tenere in considerazione qualora si desideri osservare da vicino in che modo avviene il processo di riconoscimento della santità di un papa, ivi compreso Giovanni Paolo II.



 
 
 
 
 
 
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