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Recensione: Luigi Orlando, Il Gesù reale. Una ricerca cristologica

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Luigi Orlando, Il Gesù reale. Una ricerca cristologica, in Antonianum, 86/4 (2011) p. 809-811 .

Con questa sua più recente fatica Luigi Orlando crea un tassello fondamentale nella sua ormai nutrita produzione scientifica, di cui abbiamo trattato in numeri precedenti di “Antonianum”. In questa occasione egli si occupa di un tema centrale dell’esegesi biblica e della teologia: il “Gesù reale”. Nonostante l’ampiezza della materia analizzata e la competenza con cui la svolge, Orlando ha scelto un sottotitolo piuttosto umile: “una ricerca cristologica”. Proprio questa sua umiltà e pero indice della padronanza di un soggetto tanto difficile quanto profondo.

Lo studio si compone di sette capitoli i quali, pur nella cornice di senso che li unifica e lascia scorgere uno sviluppo argomentativo che tenta di renderli complementari, sono tuttavia più assimilabili a una serie di pannelli monografici che prendono in esame sotto-soggetti in qualche modo autonomi.

Il piano generale ha lo scopo di offrire un contributo alla questione oggi più che mai dibattuta del rapporto tra il Gesù della storia e il Cristo della fede, perno attorno al quale si sviluppa l’introduzione allo studio. Nel primo capitolo, l’Autore passa in rassegna tutti i tentativi che, ieri come oggi, arte, filosofia, letteratura e teologia hanno compiuto per tracciare un volto di Gesù di Nazaret; in altre parole, egli presenta sinteticamente gli sforzi effettuati nel tempo per venire a capo del mistero che avvolge questo personaggio. Il secondo capitolo delinea invece una storia della ricerca attorno al rapporto del Gesù della storia con il Cristo della fede; una storia ormai universalmente indicata come una serie di “tre ricerche”: la prima va dal XVIII secolo agli inizi del ‘900, la seconda dagli anni Venti agli anni Ottanta, mentre la terza giunge fino ad oggi ed e molto in voga nel mondo anglosassone, specialmente negli Stati Uniti, dove viene designata col termine “third quest”. Tali ricerche attestano l’impegno profuso nel tentativo di risolvere le antinomie del problema: come si può separare nettamente il Gesù contestuale della sua storia dal Gesù di cui parlano le uniche fonti pervenuteci, ovvero i Vangeli, ritenuti pero null’altro che testi prodotti dalle primitive comunità cristiane? Anche oggi, il tentativo della “third quest” di avvalersi dei contributi della sociologia e dell’antropologia religiosa lasciano insoddisfatti. E appunto in tale contesto che l’apporto di Orlando assume maggior valore. Difatti, l’Autore prende le mosse, sotto il profilo metodologico, dalla convinzione condivisibile che vi debba essere una continuità, magari di tipo progressivo, tra storia e teologia. Potremmo anzi aggiungere che, oltre alla continuità, vi sia una certa armonia tra le due discipline. Sulla base di tali premesse, nel terzo capitolo, Orlando affronta l’annoso dibattito circa il “Figlio dell’uomo”. Forte della sua padronanza delle fonti bibliche (Antico e Nuovo Testamento), della letteratura intertestamentaria e di quella rabbinica, la sua lo porta a concludere che il “Figlio dell’uomo”, uno dei più antichi “titoli” di Gesù, fu da Lui applicato a se stesso in una prospettiva missionaria escatologica. Il quarto capitolo e dedicato a una trattazione più squisitamente cristologica. L’autore cerca di tracciare il percorso che, partendo dalle affermazioni di Gesù e dagli sviluppi conseguenti delle comunità delle origini secondo la triplice linea della cristologia relazionale (Figlio di Dio), di quella kyriologica (Gesù e Signore) e di quella teologica (Gesù appartiene all’ambito di Dio), perviene ad un monoteismo cristologico. L’assestamento cristologico sarebbe il traguardo del processo rivelativo in rapporto alla concezione biblica di Dio. Il capitolo quinto e dedicato alla gesuologia cristologica, in altri termini a stabilire che cosa collega in linea diretta l’operato storico di Gesù con le interpretazioni ricavabili dai titoli a lui attribuiti e con l’interpretazione dei motivi che portarono alla condanna di Gesù: un incontro tra teologia e storia. Tale intento ritorna nel capitolo successivo, il sesto, dove Orlando rende chiara la sua proposta volta a superare le apparentemente insanabili antinomie tra il Gesù storico e il Cristo della fede, mediante una ricerca sul “Gesù reale” che egli articola in quattro punti: l’imbarazzo ecclesiale, il criterio dell’attestazione molteplice, il criterio della testimonianza e dell’interpretazione della Chiesa delle origini e infine il criterio della memoria storica. Orlando segue il suo percorso con acume, chiamando in causa anche argomentazioni tradizionali. A questo proposito, tuttavia, ci permettiamo di avanzare un suggerimento per una eventuale prossima edizione. Le argomentazioni in buona parte condivisibili del nostro Autore verrebbero arricchite se egli inserisse un discorso sull’ermeneutica, in quanto e l’unica disciplina in grado di rendere ragione alla sua analisi e di giustificarla. La proposta in quattro punti viene infine applicata nel settimo ed ultimo capitolo, esemplificandola attraverso una indagine sul battesimo di Gesù. La conclusione dello studio sintetizza il lavoro compiuto con indubbia maestria, ma anche con la sensibilità del credente di cui bisogna rendere atto all’Autore. Ne e prova la bella composizione poetica che chiude il libro. Prima di concludere la nostra recensione, dobbiamo rilevare altri meriti di quest’opera: la serie molto valida di sei excursus che, insieme alla serie di indici e alla bibliografia, fa di questo studio un punto di riferimento per le trattazioni sul tema.



 
 
 
 
 
 
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