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Presentazione del libro Francesco d’Assisi e il paradosso della minoritas. La Vita beati Francisci di Tommaso da Celano di Raimondo Michetti

 
 
 
Foto Guida Marco , Presentazione del libro Francesco d’Assisi e il paradosso della minoritas. La Vita beati Francisci di Tommaso da Celano di Raimondo Michetti, in Antonianum, 81/2 (2006) p. 399-402 .

Il 31 marzo 2006 presso la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum – e in collaborazione con Frate Francesco, rivista di cultura francescana – i professori Giovanni Miccoli, Grado Giovanni Merlo e Cesare Vaiani hanno presentato il libro di Raimondo Michetti, Francesco d’Assisi e il paradosso della minoritas. La Vita beati Francisci di Tommaso da Celano, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma 2004 (Nuovi Studi Storici, 66).

Al saluto del prof. Pietro Messa, Preside della SSSMF – che ha evidenziato come lo studio rigoroso delle fonti e la collaborazione con le istituzioni universitarie e culturali statali siano tra le priorità della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani –, è seguito il saluto del prof. Massimo Miglio, Presidente dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Editore del volume di Michetti, il quale ha sottolineato l’attenzione dell’Istituto Storico per la storia religiosa, attraverso edizioni di fonti e pubblicazioni di monografie, tra le quali hanno un posto particolare anche quelle riguardanti il francescanesimo e il minoritismo.

Il prof. Miccoli manifesta l’autentica gioia intellettuale provata durante la lettura delle intelligenti pagine di Michetti, il cui lavoro è fortemente innovativo per un giudizio storico sulla Vita beati Francisci e che l’Autore non considera più come Vita prima, perché ciò ne faceva perdere tutta la specificità ed originalità. Attraverso l’analisi dell’intero tessuto narrativo della Vita beati Francisci, Michetti, definendo la legenda di Tommaso come opera d’autore e opera agiografica insieme, individua lucidamente gli elementi storici offerti dall’autore insieme alle resistenze della storia stessa: il passaggio dall’agiografia alla storia è un passaggio obbligato e legittimo, perché la storia emerge da e attraverso l’agiografia che, a sua volta, si nutre della storia. Si avverte, nelle pagine del libro, un ritornare continuo sulle singole parti e sul tutto della Vita beati Francisci: c’è Francesco con la sua novitas, insieme al contesto storico nel quale l’agiografo scrive, e cioè: 1) la committenza di Gregorio IX; 2) la difficile situazione politica e religiosa al tempo della canonizzazione di Francesco; 3) le trasformazioni interne all’ordine dei Minori; 4) il punto di vista di frate Tommaso da Celano. Questi quattro aspetti sono in realtà la griglia interpretativa attraverso la quale Michetti filtra la Vita beati Francisci.

Miccoli evidenzia il senso profondo che Tommaso da Celano offre del passaggio nel mondo di Francesco d’Assisi: la sua canonizzazione elimina la frattura fra mondo e religione, cosa che in realtà aveva operato la stessa stimmatizzazione di Francesco. a ciò si aggiunge lo sforzo di Tommaso nel realizzare un progetto agiografico unitario nel quale far convivere esigenze non sempre unitarie: il Celanese possedeva la consapevolezza intellettuale della complessità del suo presente e delle agitate agitate questioni che interessavano l’ordine minoritico.

Secondo Miccoli, Michetti ha ragione nel recuperare alla storia la Vita beati Francisci superando le posizioni della “storiografia del sospetto”. Ciò non significa che in Tommaso non vi siano reticenze ed omissioni, ma queste, a loro volta, attestano l’attenzione dell’agiografo all’attualità storica degli avvenimenti. È soprattutto nel capitolo Verso Roma che, attraverso un’articolata esegesi dei racconti di Tommaso, Michetti fa emergere con molta chiarezza ed evidenza la storicità degli avvenimenti narrati. A dare valore e solidità allo studio di Michetti contribuiscono, senza dubbio, la sua grande conoscenza delle fonti minoritiche e della notevole produzione storiografica sull’argomento, insieme ad una non comune onestà intellettuale.

Il prof. Merlo sostiene che il lavoro di Michetti segna il definitivo tramonto delle interpretazioni che sottolineavano l’inconciliabile antitesi tra il «cristianesimo di Francesco e il cattolicesimo della gerarchia»: antitesi che non ha sostegno negli Scritti dello stesso frate Francesco: in particolare da quanto è ricavabile dal Testamento, in cui non pare esservi contraddizione alcuna tra il «vivere secundum formam sancti Evangelii» e il «vivere secundum formam sancte ecclesie Romane». Nella Vita beati Francisci c’è qualcosa di più che sviluppa ed esalta tale piena compatibilità: il cui esito sarebbe addirittura l’instaurarsi di una «Chiesa francescanizzata» quale sintesi suprema, si direbbe, della «forma del santo Vangelo» e della «forma della santa Chiesa romana». Merlo si chiede se questo esito fosse in nuce nella proposta cristiana e nell’esperienza religiosa di Francesco, oppure fosse il frutto delle convinzioni di Tommaso da Celano e di altri Minori di cui questi si sarebbe fatto “portavoce”. Per Michetti non è da escludere, anzi sarebbe lecita, l’ipotesi che Francesco d’Assisi si sentisse investito, specie negli ultimi anni, di una improcrastinabile missione speciale e universale, affidata direttamente ed esplicitamente alla sua persona dall’Altissimo, al fine supremo della salvezza degli uomini. Se così è, frate Tommaso riproporrebbe posizioni di frate Francesco, riformulandole in un linguaggio agiografico e in una prospettiva teologico-ecclesiologica.

Tra le varie vie di ricerca _ assai feconde _   indicate dallo studio di Michetti, Merlo ritiene che una delle più importanti sia quella di aver collegato la Vita beati Francisci alla Legenda maior di Bonaventura da Bagnoregio. Sull’onda di tale suggestione, si potrebbe pervenire alla seguente considerazione finale: il “sogno” celaniano di una «Chiesa francescanizzata» – evidentemente irrealizzabile in un’ecclesiologia ierocratica – forse rappresenta paradossalmente una delle premesse per il realizzarsi di un “francescanesimo ecclesiasticizzato”

Nel suo lavoro, Michetti si è mostrato, nello stesso tempo, assai attento sia a Tommaso da Celano, considerato come «l’inventore del san Francesco d’Assisi», sia a quello che oggi generalmente viene detto il «Francesco storico». Perciò Merlo conclude che, d’ora innanzi, qualsiasi futuro lettore della Vita beati Francisci dovrà leggere, contestualmente, il volume di Raimondo Michetti: per sfruttarne il fondamentale contributo ermeneutico ed euristico soprattutto in relazione ai fatti nella legenda raccontati, anche quelli più noti e celebrati, che lo studioso illustra e quasi “restaura” distinguendo quali siano i probabili o, qualora si riesca a individuarli, gli effettivi “materiali fattuali originari e costitutivi” e quali siano gli aggiustamenti, le aggiunte e le decorazioni del Celanese.

Il prof. Vaiani ha ribadito che lo studio di Michetti si distanzia dalla “storiografia del sospetto” che, in qualche caso estremo, è giunta a considerare la prospettiva agiografica solo come una manipolazione dei fatti da “smascherare” per giungere alla pura ricostruzione biografica, che sarebbe l’unico elemento che interessa allo storico. L’Autore propone invece un più intelligente accostamento alla scrittura agiografica, che non la considera solo un involucro da scartare, ma un tratto significativo della memoria da comprendere e interpretare, anzitutto nella disponibilità a cogliere quello che l’agiografo vuol dire. Michetti riserva un’attenzione particolare alla “valenza teologica dell’opera”, al fine di una migliore comprensione dell’opera stessa.

Un esempio della capacità di leggere un testo densamente teologico e di comprenderlo in chiave storica sta nel capitolo che Michetti, suggestivamente, intitola La passione secondo Tommaso, dedicato all’episodio delle stimmate. Il testo offre, in queste pagine, un intelligente saggio dell’attitudine a rileggere la scrittura densamente teologica del Celanese, dove la comprensione del dato teologico e delle sue sfumature, che in questo caso è la dimensione tipicamente cristiana dell’incarnazione, è elemento importante anche per una lettura che voglia essere storica, e non solo teologica, del dato stesso. Molto apprezzabile risulta anche la maniera in cui viene affrontata la figura di Gregorio IX, nella capacità di integrare una lettura “politica” del personaggio, che certamente va tenuta ben presente, con una comprensione che cerca di entrare anche nella logica ecclesiale e, ancora una volta, teologica, che muove il Papa, ed anche il suo agiografo nel presentarne la figura.

L’attenzione alla valenza teologica ed ecclesiologica dell’opera di Tommaso da Celano permette a Michetti un miglior lavoro di storico ed una più equilibrata valutazione dei personaggi evocati dalla Vita beati Francisci.

Alla presentazione del libro di Michetti hanno partecipato numerosi professori e studenti. Ciò ha consentito un confronto finale, con domande rivolte ai relatori, soprattutto sul valore storico delle scritture agiografiche.

Al termine è intervenuto Michetti, rispondendo ai quesiti postigli e illustrando i punti fondamentali e innovativi della sua ricerca sulla prima agiografia francescana. Le relazioni dei professori Miccoli, Merlo e Vaiani saranno pubblicate nella rivista Frate Francesco.



 
 
 
 
 
 
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