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Recensione: José Antonio Merino, Per conoscere Giovanni Duns Scoto. Introduzione al pensiero filosofico e teologico

 
 
 
Foto Salamon Witold Grzegorz , Recensione: José Antonio Merino, Per conoscere Giovanni Duns Scoto. Introduzione al pensiero filosofico e teologico, in Antonianum, 85/2 (2010) p. 313-315 .

Il manuale sul pensiero filosofico e teologico del beato Giovanni Duns Scoto, preparato dal professore J. A. Merino, e un buono ed utile compendio di “tutto Scoto”. Con tanta competenza l’autore presenta tematiche fondamentali della filosofia e teologia scotista: la relazione tra filosofia e teologia, il concetto univoco dell’essere, la teoria della conoscenza, la struttura metafisica dell’essere sensibile, l’essere infinito (teodicea), l’essere e lo stare dell’uomo (antropologia), la dottrina della grazia, la teologia trinitaria, la cristologia, la dottrina dell’immacolata concezione della Beata Vergine Maria e la teologia morale. Il libro viene diviso in due parti: “filosofia scotista” e “teologia scotista”, ed e preceduto dalla “presentazione” e dalla “introduzione generale”.

Nella “presentazione” Merino sottolinea l’importanza di Scoto nella storia della filosofia e teologia, mettendo in rilievo anzitutto le importanti affermazioni riguardo al Dottore Sottile fatte dai Sommi Pontefici del XX secolo (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II). La “introduzione generale” ci da alcune informazioni fondamentali sulla vita del beato Giovanni Duns Scoto e sulle edizioni delle sue opere.

Nelle 105 pagine (pp. 23-128) della parte filosofica, Merino riesce ad esporre in modo comprensibile tali problemi, tipici di Scoto, come: l’univocità dell’ente, la conoscenza intuitiva ed astrattiva dell’intelletto, la natura comune e il principio di individuazione, la relazione tra essenza ed esistenza, la dottrina dei trascendentali, la prova dell’esistenza di Dio. Oltre a questo, l’autore tratta naturalmente tutti gli altri temi filosofici di Scoto (soggetto e oggetto della conoscenza, l’oggetto proprio dell’intelletto umano, intuizione del singolare e innatismo, contingenza e creazione, ilemorfismo, attributi divini, le idee divine e il mondo, statuto ontologico del corpo umano, l’anima e le sue potenze, la persona umana e il destino dell’uomo). Partendo dalle divagazioni e soluzioni di Scoto, Merino fa qualche “escursione” nei suoi 4 “excursus” della parte filosofica: 1) relazione tra scienza e filosofia (pp. 45-51), 2) validità della teologia naturale scotista (pp. 103-105), 3) presupposti per una antropologia naturale (pp. 123-126), 4) significato del corpo umano (pp. 126-128).

Per me personalmente, in modo speciale sono interessanti le diverse opinioni dei pensatori posteriori su qualche argomento scotista, come p. es. l’opinione di Marx ed Engels sulla natura comune scotista (p. 79, nota 20), in cui essi nominano Scoto come uno dei padri del materialismo moderno!

Molto incoraggiante in questa parte filosofica e un’affermazione di Merino riguardo all’antropologia scotista: “L’antropologia scotista può offrire al nostro tempo nuove prospettive, per una migliore comprensione dell’essere umano” (p. 108). E importante cercare nel tesoro della tradizione dei secoli passati degli spunti per il presente e il futuro dell’umanità. Alla teologia vengono dedicate 122 pagine (pp. 129-241). Emerso nella tradizione scolastica, Scoto distingue tre tipi di teologia: 1) la teologia in se o teologia divina, 2) la teologia dei beati nella visione beatifica e 3) la teologia nostra. Nessuno degli suddetti tipi di teologia e scienza propriamente detta secondo i presupposti aristotelici della scienza (la conoscenza certa, senza alcuna possibilità di errore o dubbio, tratta dell’oggetto necessario, procede da una causa evidente per l’intelligenza e si deduce da principi evidenti attraverso il sillogismo o mediante un discorso sillogistico). Secondo il Dottore Sottile, la “nostra teologia”- come dice Merino - “e una vera scienza sui generis, perchè e il risultato di uno sviluppo sistematico di principi veri e certi, estratti dalla Rivelazione e spiegati in un sistema architettonico, basato su principi e conclusioni secondo le regole del sillogismo”(p. 136). Essa e anche una scienza pratica, perchè si orienta alla vita e al raggiungimento dello scopo ultimo dell’esistenza umana, cioè alla gioia dell’amore nella comunione con Dio (pp. 137-138).

Oltre a questo tema fondamentale della metodologia teologica Merino tratta dei seguenti temi nella seconda parte del suo libro: 1) Naturale e sopranaturale, 2) Dio uno e trino, 3) Cristocentrismo, 4) Maria Immacolata, 5) La morale. La esposizione e chiara, precisa e ben formulata. Si adatta bene alle persone interessate di Scoto per acquistare conoscenza delle tematiche più importanti del Dottore Scozzese. L’attenzione del lettore attira anche nella parte teologica un “excursus” del autore intitolato: “Il cristocentrismo come cosmovisione” (pp. 197-203).

Nonostante la mia assai positiva valutazione del libro, ho notato alcune piccole inesattezze nelle citazioni e un errore nella formulazione del testo. L’errore della formulazione si trova alla pagina 56, dove sta scritto: “perche le cose sono intelligenti”. Anche l’originale spagnolo contiene lo stesso errore della formulazione: “porque las cosas son inteligentes” (p. 31, J. A. Merino, Juan Duns Escoto. Introduccion a su pensamento filosofico-teologico, Madrid 2007).

Al posto di “intelligenti” dovrebbe stare “intelliggibili”. Per quanto riguarda le inesattezze nelle citazioni, si tratta in maggior numero dei casi di citazioni secondo la edizione Vives, invece di aggiornarle secondo la edizione critica Vaticana (p. 74, nota 11; p. 75, nota 13; p. 76, nota 14; p. 84, note 31 e 33; p. 115, nota 16; p. 116, nota 18 e 21; 194, nota 40). Vanno aggiornate anche le citazioni dalle opere filosofiche di Scoto secondo l’edizione critica di St. Bonaventure University (p. 40, nota 24; p. 61, nota 14; p. 71, nota 2). In alcuni casi si nota confusione tra le due edizioni, cioè sta scritto “Ord.” (Ordinatio- come nell’edizione critica), pero si cita l’edizione Vives, cioè dovrebbe stare “Ox.” (Opus Oxoniense). Tali mancanze si trovano negli seguenti pagine: 122, nota 37, 183, nota 12, 239, nota 37. Non mi riferisco alla mancanza di aggiornamenti relativi alla pubblicazione dei 2 ultimi volumi della edizione critica (tom. X: Ord. III, d. 26-40, Città del Vaticano, 2007; tom. XI: Ord. IV, d. 1-7, Città del Vaticano, 2008). In ogni caso va corretta anche la nota 18 nella pagina 78: non si tratta li dell’Ordinatio III, ma dell’Ordinatio II.

Come l’autore stesso ammette (p. 31, nota 7), la parte filosofica del libro è stata presa, con alcune modificazioni, dalla sua pubblicazione precedente: Storia della Filosofia Francescana, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 1993, pp. 219-320 (mi riferisco alla traduzione italiana, poichè nella mia recensione si tratta della versione italiana del libro su Scoto di Merino). Ciò nonostante, vale la pena di prendere il libro sul beato Giovanni Duns Scoto di prof. Merino in mano e studiarlo, perche offre al lettore aiuto molto efficace per conoscere la filosofia e la teologia scotista. Il vantaggio più grande del libro e, secondo me, la comprensibilità e chiarezza delle esplicazioni, il che rende più facile l’accesso al pensiero del Dottore Sottile.



 
 
 
 
 
 
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