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Recensione: HANS WILHELM HERTZBERG, Giosuè, Giudici, Rut

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: HANS WILHELM HERTZBERG, Giosuè, Giudici, Rut, in Antonianum, 78/4 (2003) p. 711-712 .

La Paideia continua a pubblicare la traduzione dei volumi dell’ormai classica collana tedesca Altes Testament Deutsch. È vero che la serie ha un particolare taglio editoriale che ha come destinatario un pubblico colto medio-alto, tedesco e protestante di qualche decennio fa e che quindi talora, come in questo caso, si tratta di commenti risalenti a quel periodo (il presente libro risale al 1985, alla sua sesta edizione); tuttavia, i commenti della collana hanno avuto come autori i più bei nomi dell’esegesi tedesca classica (Von Rad, Noth, Würthwein, Eichrodt, Kaiser, ecc.), per cui si può leggere ancora con profitto un testo come quello che Hertzberg ci offre col suo ottimo commentario ai tre libri biblici. D’altra parte, molti di tali commentari, compreso il presente, uni-scono all’impianto metodologico classico l’attenzione agli orientamenti contemporanei. È quanto si deduce dalla sensibilità linguistico-letteraria che l’H. mostra in affermazioni come la seguente: «L’unica spiegazione che aiuta a capire le cose è che il modo ebraico di narrare non segue le medesime regole logiche della successione storica, come avviene per noi europei» (p. 30). Queste parole sono importanti, perché indicano un’apertura all’originalità di un testo letterario come la narrazione biblica e una sensibilità nuova di fronte all’uso piuttosto ferreo del tradizionale metodo storico-critico, il quale, non bisogna dimenticarlo, porta con sé una decisa componente culturale occidentale.

I libri biblici che l’H. commenta, soprattutto Giosuè e Giudici, hanno un grande rilievo, perché appartengono al grande arco narrativo che parte dal Genesi e termina con 2 Re. Più precisamente, Gs e Gdc appartengono all’ambito della storia deuteronomistica. Questo non vuol dire che, come mostra la loro composizione attuale, essi non abbiano anche un loro senso compiuto come opere individuali, con le loro peculiarità e i loro caratteri distintivi. Un elemento importante di lettura è per l’H. quello di privilegiare l’esame storico-letterario o “verticale”, com’egli lo chiama, rispetto a quello critico-letterario o “orizzontale” (per intenderci, quello delle teorie delle “fonti”, in atto soprattutto nello studio del pentateuco).

Il commento ai singoli testi, nel suddetto quadro metodologico, viene svolto con chiarezza ed è di godibile lettura. Nell’attenzione dell’autore al processo genetico dei testi, viene, com’è ovvio, data particolare attenzione alle tradizioni orali sorte e sviluppatesi attorno ai santuari israelitici locali: Gilgal, Sichem, Mizpa.

Per quanto riguarda il libretto minore di Rut, non ci convince l’antichità attribuitagli dall’H.: Rut sembra essere piuttosto una bella novella compatta, frutto della nuova mentalità postesilica, acquisita da menti illuminate della comunità giudaica.

 



 
 
 
 
 
 
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