Bini Giacomo ,
Inaugurazione dell’Anno Accademico 2002-2003. Messaggio del Gran Cancelliere,
in
Antonianum, 77/4 (2002) p. 765-767
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Carissimi, il Signore vi dia pace!
Sono veramente lieto di essere, ancora una volta, in mezzo a voi in occasione dell’inaugurazione per l’anno accademico 2002-2003 del nostro Pontificio Ateneo Antonianum. Saluto tutti e ciascuno di voi personalmente: il Rettore e il Vice-Rettore, i decani e i docenti, gli studenti e i direttori dei vari uffici, oltre che il personale ausiliare. A tutti voi auguro la pace e il bene da parte del Signore, fonte della vera sapienza.
Inauguriamo il nuovo anno accademico in questo Ateneo per il quale tutti desideriamo che continui a crescere nella qualità della ricerca e dell’insegnamento: sono le due colonne che sostengono una istituzione accademica che sa trarre “dal grande patrimonio spirituale della Scuola Francescana linee operative concrete in modo da rispondere alle esigenze della nostra vocazione” e, allo stesso tempo, vuole “operare un incontro fecondo tra il Vangelo e le diverse espressioni culturali del nostro tempo per andare verso l’uomo d’oggi, assetato di risposte radicate nei valori evangelici” (Giovanni Paolo II, Messaggio al Congresso dei Rettori O.F.M., 19/09/2001).
Rispondere alle esigenze della nostra vocazione e porre il Vangelo nel cuore della cultura attuale: ecco gli obbiettivi di questo Ateneo; ecco il motivo che fonda l’impegno di tutti noi, particolarmente di chi lavora e fa parte di questa comunità accademica. Vogliamo continuare a fare tutto il nostro meglio perché l’Antonianum cresca quanto al numero degli studenti - per questo continueremo con la politica delle borse - e dei professori. È importante che si rinnovi soprattutto a livello di strutture accademiche e abbia, dentro e fuori dall’Ordine, il riconoscimento che siamo convinti si merita. Come sappiamo, la chiave del vero potenziamento dell’Antonianum sta nella qualità dell’insegnamento e della ricerca, nella capacità di dare una risposta convincente a quanto molti - dalla Chiesa ai frati che predicano, pregano e lavorano in ogni parte del mondo - si aspettano dal nostro Ateneo, e cioè: che sia un centro di studio e di ricerca francescano, dove lo studio illumini la nostra vita di fede e la vita di fede dia autorevolezza a quanto insegniamo o studiamo.
Per noi questa relazione tra vita, studio e annuncio è fondamentale. «Chiamati a far “conoscere che non c’è nessuno onnipotente eccetto Lui” (LOrd 9), a osservare per poi “amministrare le fragranti parole del Signore” (cfr. 2Lf 2), ...abbiamo bisogno di studiare non per “essere ritenuti più sapienti degli altri” o per “sapere solo parole e spiegarle agli altri” (Am 7, 2-3), ma per alimentare la fede nostra e degli altri, per fondare adeguatamente la nostra scelta di vivere secondo il Vangelo, per dare solidità alla nostra vocazione e prepararci alla missione. Infatti, lo studio, “itinerario e via per essere illuminati da Dio nella mente e nel cuore”, ci aiuta contemporaneamente a progredire nella fede e a prepararci per essere “testimoni, annunciatori e servitori della Verità e del Bene con grande umiltà” (Ratio Studiorum 13), dando ragione della speranza che abita in noi» (Lettera del Definitorio Generale, 4 ottobre 2002).
Occorre dunque indagare con cuore orante i sentieri della Verità e del Bene presenti nella creazione e nell’uomo, i quali convergono in Dio, fonte di ogni verità e di ogni bene. Soltanto così lo studio, unito alla vita, ci permetterà di trarre dal grande deposito spirituale, teologico e filosofico della scuola e della sapienza francescana “risposte adeguate anche ai drammatici interrogativi dell’umanità, in questo inizio del terzo millennio cristiano”, per giungere a “operare un incontro fecondo tra il Vangelo e le diverse espressioni culturali del nostro tempo” (Giovanni Paolo II, Messaggio al Congresso dei Rettori O.F.M., 19/09/2001).
Inoltre, per potenziare questo nostro Ateneo considero fondamentali altre due cose.
La prima è che tutti quanti, particolarmente i professori e gli studenti, ci impegniamo seriamente per garantire un futuro migliore all’Antonianum, sorretti dalla convinzione che l’attività del pensiero è un valore fondamentale per la nostra vocazione e missione.
Partendo da questa convinzione, per me molto evidente, vi chiedo di far crescere in voi la passione per la scoperta, la passione per un pensiero non superficiale, che aiuti a intravedere la Verità e il Bene che si identificano con Dio stesso.
Non stancatevi mai di percorrere questo cammino di ricerca che comporta “un investimento intellettuale prolungato e profondo, austero senza dubbio, ma che, a lungo andare, produce i suoi frutti, conducendo a progredire nella fede” (Ratio Studiorum 12). A tutti, professori e studenti chiedo di rimanere sempre uomini e donne che si interrogano, che chiedono, che cercano, che studiano, senza assolutizzare la parte di verità che ciascuno intravede e senza illudersi che la verità sia raggiunta una volta per tutte.
Una seconda condizione per far crescere e potenziare questo Ateneo è quella di pensare e cercare la Verità e il Bene insieme, come comunità accademica composta da fratelli in ascolto reciproco, disposti a imparare vicendevolmente e a condividere i frutti del proprio lavoro (Cfr. Ratio Studiorum 23). È chiaro che una comunità accademica è una fraternità di uomini ognuno diverso dall’altro, ma che a partire da questa differenza programmano insieme, valutano insieme, collaborano nella ricerca e coordinano l’insegnamento in modo tale da arrivare a una autentica interdisciplinarietà. L’ultimo Visitatore Generale, nella sua relazione, considera necessario questo sforzo e, in concreto, ritiene assolutamente decisivo sviluppare “una cultura di progetto” che porti a una reale collaborazione tra i professori e di questi con gli studenti. Questa collaborazione deve essere reale particolarmente all’interno di ogni facoltà.
Il Capitolo Generale del 1997 aveva chiesto di potenziare il Pontificio Ateneo Antonianum; il Definitorio Generale ha nominato una commissione “ad hoc” che facesse proposte per raggiungere l’obiettivo desiderato. Tra queste proposte c’era anche quella di una autovalutazione, ormai in corso. Sono convinto che questo strumento ci offrirà suggerimenti importanti, oltre a favorire la conoscenza profonda della realtà di questa istituzione accademica.
A tutti auguro un anno accademico 2002-2003 ricco di impegno e di soddisfazioni: san Francesco e sant’Antonio accompagnino il cammino di ciascuno e il Signore ci benedica tutti.
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