Barbagallo Salvatore ,
Recensione: GIORGIO SCHIANCHI (a cura di), Il Battistero di Parma. Iconografia, iconologia, fonti letterarie ,
in
Antonianum, 76/4 (2001) p. 749-752
.
Il culto cristiano ha come suo centro irrinunciabile la persona del Signore Risorto, luogo d’incontro del movimento discendente da Dio all’uomo e del movimento ascendente dall’uomo a Dio. Nella fede della Chiesa lo spazio liturgico è in senso proprio il Signore stesso. La Chiesa, d’altra parte, ha sempre organizzato questo spazio iconicamente: l’iconografia (architettonica, scultorea e pittorica) risponde al modello di visibilità teologica dello spazio. Spazio celebrativo emblematicamente simbolico è il battistero. Esso è icone spaziale del sepolcro del Risorto dove i suoi fedeli con lui sepolti con lui si rialzano a vita nuova, e insieme è grembo della Chiesa dove si è rigenerati a vita nuova.
Il volume che si presenta è stato preparato per celebrare l’ottavo centenario dell’inaugurazione del Battistero di Parma (1196-1996). Questa ricorrenza giubilare ha coinciso con la fine del restauro integrale dello stesso monumento. Sono queste le due circostanze che stanno all’origine dell’iniziativa editoriale di questa Miscellanea di studi. Oltre a queste due circostanze ha contribuito la constatazione, nella numerosa e diversificata bibliografia sul Battistero parmense, di una carenza di studi iconologici appropriati. Per cui “è apparso (…) utile concentrarsi sull’analisi iconologica e programmare una serie di studi sulle principali fonti letterarie suddette, sia dirette che indirette, per supplire a tale carenza vistosa nell’analisi critica del Battistero, per poterne permettere una documentazione adeguata e porre in tal modo una condizione migliore per una seria interpretazione iconologica dei due programmi iconografici” (p XIV).
La Presentazione di Giorgio Schianchi (pp. XIII-XVII) apre ai tredici contributi di altrettanti studiosi (pp. 1-434), a cui seguono un Indice dei nomi delle persone (pp. 435-449) e 226 illustrazioni di cui ben 181 riguardano il Battistero.
I contributi si presentano vari sia per contenuto che per genere. Alcuni di essi hanno un carattere “generale” e, nell’organizzazione dell’opera, intendono offrire, pur a titolo diverso, “criteri e strumenti critici per una lettura iconologica di un monumento di arte cristiana” (p. XIV).
Apre la serie lo studio di Gianfranco Ravasi, Alle radici dell’iconologia cristiana: il simbolismo biblico (pp. 3-25). A differenza dell’allegoria, il linguaggio simbolico adottato dalla Bibbia rappresenta la “migliore possibilità per dire Dio senza esaurirlo del tutto” (p.4). Smarrita nell’allegoria, ultimamente la simbologia è stata “ritrovata”. L’A. esemplifica quattro modelli ermeneutici (il filosofico, lo psicanalitico, l’antropologico e il semiotico – letterario) a cui si è fatto ricorso nell’esegesi (cfr pp. 12-13);. descrive “sette sistemi simbolici biblici” - riguardanti gli ambiti gnoseologico, linguistico, metafisico, cosmologico, storico, antropologico e teologico (pp. 14-23)- che mettono in risalto la forza rivelatrice del simbolo, e conclude con una nota sull’impotenza del simbolo quando agisce in ambito teologico. Dio, pur compiendo la sua epifania nel simbolo, lo trascende totalmente. Il simbolo “cede il passo e si ritira solo quando l’Oltre sarà varcato e l’Altro sarà in pienezza svelato” (p. 25).
Heinrich Pfeiffer – Pasquale Iacobone, Chiavi interpretative dell’iconologia cristiana: la ‘tipologia’ biblica e la ‘mistagogia’ liturgica (pp. 27-39), intendono offrire delle indicazioni che “aiutino a leggere i monumenti dell’arte cristiana”. I criteri interpretativi proposti sono la tipologia biblica e la mistagogia liturgica.
Seguono tre studi sul periodo medievale di carattere storico – liturgico, teologico ed estetico–filosofico, rispettivamente di Marco Navoni, La concezione liturgico – rituale del battesimo in epoca medievale (pp. 41-76); di Inos Biffi, La teologia nei secoli XII – XIII: un profilo (pp. 77-104); e di Emma Sinni Veranelli, Da Plotino ad Occam. Stili artistici e visioni della bellezza nell’età medievale (pp. 105-136).
L’iconografia del Battistero parmense viene esaminata in maniera particolare da quattro contributi.
Alessandro Rovetta – Serena Colombo, Analisi iconografica del ciclo antelamico (pp. 137-168), descrivono il programma iconografico scultoreo antelamico (1196-1220 circa), esterno ed interno, del Battistero. Di ogni icona gli Autori, oltre alla descrizione, presentano un confronto con l’iconografia anteriore e coeva per farne emergere le costanti e le varianti.
Marco Rossi, Analisi iconografica degli affreschi duocenteschi (pp. 169-199), descrive, invece, l’iconografia pittorica interna al Battistero. Il programma iconografico si sviluppa principalmente nei sei registri presenti nella cupola e comprende anche i sedici nicchioni della zona inferiore.
L’iconologia dell’iconografia antelamica è illustrata da Giorgio Schianchi, Iconologia del programma iconografico del cantiere antelamico (pp. 201-281). L’A. arricchisce il suo studio con tre Appendici. Nella prima: Iconologia del sistema iconografico del cantiere antelamico, sono riportati i riferimenti biblici e teologici dell’iconografia dei portali settentrionale e occidentale, e i riferimenti biblici e letterari dell’iconografia del portale meridionale. Inoltre di ogni portale viene riportata la rispettiva tavola iconografica. L’Appendice II: Fonti letterarie teologiche, contiene testi di Agostino, di Gregorio Magno, di Ildegarda di Bingen, della Glossa Ordinaria, di Pietro Comestor e di Pietro di Poitiers. Infine, l’Appendice III riporta il Confronto sinottico dei programmi iconografici dei Battisteri medievali di Novara, Concordia, Pisa, Firenze, Venezia e Padova.
Vincenzo Gatti, Iconologia del programma iconografico del cantiere pittorico (XIII secolo) (pp. 283-319), Inizia la sua analisi sottolineando i due principi guida che ha seguito in questo suo lavoro e che considera “fondamentali dell’iconografia del luogo liturgico”. Il primo è quello che vuole in modo essenziale che ogni programma iconografico debba essere letto alla luce della celebrazione. Il secondo è che la collocazione della singola icona “nei diversi spazi del e nel contesto generale del luogo liturgico” non avviene mai in modo casuale, ma mirato. Lo studio iconologico, quindi, proprio perché la singola icona si articola con la struttura architettonica, deve considerare tale struttura, sia nel suo insieme come anche nei singoli particolari (cfr. p. 384). Con questi criteri l’A. analizza l’iconografia della cupola e dei nicchioni partendo dalla struttura architettonica per poi passare ad una analisi dettagliata delle singole icone considerate sempre nel contesto celebrativo.
Gli studi di Paolo Siniscalco, Un modulo storiografico fortunato: le età del mondo dall’epoca patristica al Medioevo (pp. 321-350) e di Alberto Siclari, L’apogeo del Barlaam e Joasaph e la letteratura agiografica degli exempla (pp. 351-373) sviluppano due tematiche presenti nell’iconografia del Battistero.
Il Siniscalco prende come punto di partenza della sua trattazione l’iconografia del portale occidentale e più precisamente l’iconografia che richiama la parabola evangelica (cfr Mt. 20,1-16) degli operai mandati a lavorare nella vigna in ore diverse che è “simbolo della chiamata universale alla salvezza che avviene durante le sei età della vita e del mondo” (p. 321). L’A. presenta l’origine e lo sviluppo del modulo relativo alle età del mondo e dell’uomo nelle fonti letterarie della tradizione cristiana dall’antichità al medioevo.
L’iconografia della lunetta meridionale del Battistero si ispira a un racconto presente nella Storia di Barlaam e Joasaph. Alberto Sicleri fa un’analisi di questo racconto nelle fonti letterarie in collegamento con la letteratura degli exempla.
Dopo lo studio di Maria Pia Ciccarese, Bibbia, bestie e Bestiari: l’interpretazione cristiana degli animali dalle origini al Medioevo (pp. 375-410), il contributo di Pierangelo Sequeri, Effetto Antelami. Studio di Chiesa per il terzo millennio (pp. 411-434) offre una rilettura personale del Battistero che, fondata sul fascino e sull’emozione dell’effetto Antelami, stimola l’A. a riproporre in ottica contemporanea la domanda. “Perché tanta bellezza intorno al sacro/santo?” (p. 425).
La documentazione fotografica, infine, risulta essere completa, analitica e chiara, tanto da poter essere considerata, a ragione, il quattordicesimo contributo di questa miscellanea.
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