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Recensione: Dilexit Ecclesiam. Studi in onore del prof. Donato Valentini (a cura di Gianfranco Coffele)

 
 
 
Foto Garuti Adriano , Recensione: Dilexit Ecclesiam. Studi in onore del prof. Donato Valentini (a cura di Gianfranco Coffele), in Antonianum, 75/1 (2000) p. 164-166 .

Indubbio plauso meritano i curatori di questa poderosa opera in onore del Prof. Donato Valentini, che vuole essere un doveroso riconoscimento della sua molteplice attività di studioso e docente nel campo dell’ecclesiologia e specialmente dell'ecumenismo.

I contributi, numerosi e tutti di alta qualità, sono suddivisi in tre sezioni: Teologia fondamentale, Ecclesiologia ed Ecumenismo. Come sottolinea il Cardinal Ratzinger nella Presentazione, sono piste di riflessione mirate a mettere in evidenza altrettante prospettive, sempre interconnesse fra loro del mistero della Chiesa. Mi limito a considerare i contributi dell' ultima sessione, che pur nel loro carattere frammentario, costituiscono un valido approfondimento di tematiche specifiche collegate al Magistero di Giovanni Paolo II e al dialogo ecumenico. L'enciclica Ut unum sint offre lo spunto a José J. Alemany per fare una specie di bilancio generale sull'ecumenismo odierno, mediante il confronto con il documento dell'Institut für Ökumenische Forschung (1994) dedicato appunto alla crisi e alle sfide del movimento ecumenico. Lo stesso tema delle speranze e della crisi dell'ecumenismo (e del dialogo interreligioso) viene ripreso anche da Bruno Forte, che analizza separatamente la realtà delle Cristianità del Nord, dell'America latina, dell'Oriente (Ortodossia ed Ebraismo) e dell'Estremo Oriente e dell'India, per poi tracciare alcuni itinerari che i Cristiani dovranno percorrere insieme nel terzo millennio: Martyría, koinônía e diakonía.

Aspetti particolari di ecumenismo vengono affrontati in altri contributi. Due di essi illustrano la recente dichiarazione congiunta cattolico-luterana  sulla giustificazione. Il primo, di Peter Hünermann, mette in rilievo la maniera riduttiva in cui è stata presa in considerazione da parte protestante la comprensione cattolica della Rivelazione, della Chiesa, del Ministero e della Liturgia, e fa alcune annotazioni chiarificatrici, sostanzialmente convincenti. Meno convincente appare invece l'Autore quando tratta delle due "integrazioni al Concilio di Trento", specie quando afferma che la concezione del Concilio di Trento, e il suo appproccio alla comprensione del ministero come anche alla comprensione dell'Eucarestia, "si trovano in notevole contrasto con i dati neotestamentari", e che le "differenze con la comprensione che il Vaticano II ha circa la Chiesa, il ministero e la liturgia, sono evidenti".  Risulta difficile comprendere questa specie di contraddizione tra Scrittura e Magistero e tra documenti dello stesso Magistero. Il secondo, del Prof. José Luis Illanes, più precisamnente analizza i paragrafi dedicati alle realtà temporali dal documento Chiesa e giustificazione della Commissione cattolica-luterana (1993). Le considerazioni offerte sono interessantissime, in quanto mettono in luce il rapporto tra l'azione di Dio e della Chiesa nel mondo; per quanto esuli dal tema, sarebbe stato utile un accenno anche all'annoso problema del rapporto tra azione della grazia divina e mediazione della Chiesa nello stesso processo della giustificazione. Tale problematica non viene direttamente toccata neppure nel contributo La Chiesa fiduciaria della grazia nella parola e nel sacramento della Prof. Llona Ursula Riedel-Spangenberger, che pure offre preziose considerazioni sul rapporto tra l'azione salvifica di Dio e la dimensione giuridica della Chiesa, non sempre intesa - quest'ultima - come derivante dalla natura stessa della Chiesa, con evidenti riflessi nel campo del dialogo ecumenico.

Il dialogo cattolico/ortodosso è presentato dal Prof. Petro Rodríguez nella sua rilettura del Domento di Monaco (1982). Dpo un breve richiamo alla genesi ed elaborazione del testo, e alla sua struttura e contenuto, l'autore sottolinea i limiti soggiacenti alla polarizzazione dell'«ecclesiologia eucaristica», contrapposta all'«ecclesiologia universalitistica», e mette in luce la validità - sottolineata dal documento - del modello trinitario di unità per l'unità istituzionale della Chiesa. Inoltre l'autore lamenta che, nonostante tale patrimonio ecclesiologico comune, nel documento non sia stato fatto accenno esplicito alla Chiesa e al Vescovo di Roma. Tale lacuna - conclude l'autore - è la manifestazione più evidente della debolezza metodologica del documento e - potremmo aggiungere - del dialogo/cattolico ortodosso. Resta comunque fondamentale riprendere il cammino intrapreso.

Non meno interessanti sono gli altri contributi di carattere più particolareggiato di Francis-Vincent Anthony, Paolo Carlotti, Mario Cimosa, Giuseppe Maffei e Luigi Sartori. Insieme agli altri cooperano anch'essi a sottolineare la permanente attualità del movimento ecumenico, al quale, seguendo la scia tracciata da Don Valentini, danno un concreto impulso.

Mi permetto infine di richiamare l'attenzione su alcune espressioni che purtroppo stanno divenendo di moda, ma che dovrebbero invece essere evitate, appunto in vista di una sana metodologia ecumenica (che però può avere incidenza dottrinale). Tra esse ricorre in particolare quella di "unità della Chiesa" (Alemany, 700; Sartori, 988), che accompagnata come spesso è da una generalizzata attribuzione del titolo di "Chiese" (Forte 851; Sartori 989, 996, 1000), intese come "Chiese sorelle" (Rodríguez, 976, 978; Sartori 1001) lascia intendere che non esista già l'unità della Chiesa, ma sia in divenire una volta realizzata l'unità di tutte le Chiese.

Naturalmente tali "sviste" lasciano intatta la validità dell'opera, che, come dicevamo, resta un contributo di prim'ordine nell'approfondimento del mistero della Chiesa.



 
 
 
 
 
 
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