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Recensione: Edmondo Lupieri, / mandei. Gli ultimi gnostici

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Edmondo Lupieri, / mandei. Gli ultimi gnostici , in Antonianum, 71/1 (1996) p. 121-122 .

Il L. si è già fatto conoscere per le sue pubblicazioni attorno alla figura di Gio­vanni il Battista e al suo contesto storico-culturale. Ora, ci offre questa sua fatica, della quale dobbiamo essergli grati, perché presenta finalmente, in modo completo e aggiornato, un'introduzione a quel pianeta sommerso che è il mandeismo. Certo, presso gli studiosi di filologia semitica, di storia delle religioni e di esegesi neotesta­mentaria, la religione mandaica è ben nota, e nota l'hanno resa nomi quali R. Bul-tmann e C. Dodd, entrambi specialisti della letteratura giovannea. Probabilmente, però, il fenomeno mandaico è stato sopravvalutato per quei fini che si proponevano i biblisti, e quindi, la mancanza di padroneggiamento della materia, si è notata an­che ad alto livello.

Il L. viene incontro all'esigenza di conoscere adeguatamente, e per se stesso, il mandeismo.

Ancora non tutto è chiaro circa le sue origini. Il luogo geografico dev'essere lo stesso nel quale si trovano a tutt'oggi degli sparuti gruppi mandei, l'Iraq e l'Iran, in particolare, attorno allo Satt al-'Arab, il fiume che nasce dalla confluenza del Tigri e dell'Eufrate, e si riversa nel Golfo Persico. Rappresentanze, costituite da fuoru­sciti od emigrati, si trovano sparse anche in varie parti del mondo, soprattutto in America (anche a Roma esistono i due unici mandei d'Italia, entrambi appartenenti alla famiglia degli al-Khamisi). Naturalmente, l'insieme di questi fedeli, compresi quelli della madre-patria, è riducibile a qualche migliaio: i mandei sono in via di estinzione. Tradizionalmente si fa del mandeismo un movimento sorto nell'ambito dello gnosticismo del II-III sec. d.C, soprattutto a causa del possibile significato della parola « mandeo » = gnostico (la lingua mandea è semitica e la radice verbale di mandeo ricorda quella parallela ebraica diyrf'=conoscere). In realtà, vi sono al­meno altre due spiegazioni per la denominazione: manda è il nome del recinto e del complesso santuariale nel quale si svolge la vita liturgica dei mandei; inoltre, la loro divinità salvifica si chiama Manda-d-Hiia = Conoscenza della Vita, l'equivalen­te del nostro Gesù Cristo, peraltro venerato dai mandei, insieme a Giovanni Bat­tista (quindi, essi si chiamerebbero così, perché seguaci di Manda, come noi ci chiamiamo cristiani, perché seguaci di Cristo). Per quanto rigurda poi l'origine, in re­lazione alle idee, il problema è molto grosso. È vero che le dottrine mandaiche han­no molto in comune con gli assunti classici dello gnosticismo, tuttavia non è possi­bile ridurre ad unità dottrinale le varie concezioni mandaiche, talora contraddit­torie, e perciò, denotanti una mancanza di ortodossia. Inoltre, tra uno scritto e l'altro, può esservi anche l'intervallo di più secoli. Quindi, l'aspetto cronologico non aiuta a definire la marca di provenienza della religione in questione. Della quale bisogna dire anche che essa è simile più al fenomeno dell'ebraismo che a quello del cristianesimo: il mandeismo non definisce solo la componente religiosa, bensì anche quella etnica.

Ad ogni modo, i contatti stretti che esso ha avuto nella storia con l'ebraismo e il cristianesimo da una parte, e con l'islamismo dall'altra, ne hanno costruito una configurazione sincretistica, anche se i mandei sono convinti di essere dei perfetti cristiani e come tali si sono presentati in Vaticano qualche anno fa.

Il L. ci dice tutto questo nella prime delle due parti di cui si compone il suo libro. Egli presenta, inoltre, in modo chiaro e articolato tutto quel che concerne la vita, la gerarchia e i rituali dei mandei, insieme, come detto sopra, all'universo mi-tico-teologico che anima questo fenomeno religioso, ricco e misterioso, veramente degno di essere conosciuto. Un grande merito per la riscoperta di questo mondo nascosto, va a Lady Drower (E.S. Stevens), la quale, nella prima metà del secolo, durante il mandato diplomatico britannico del marito, ha dedicato la sua vita alla ricerca del mandeismo, intessuta di lunga ed amichevole frequentazione degli ulti­mi testimoni di tale religione.

La prima parte dello studio affronta le questioni storiche del mandeismo an­che alla luce di due criteri, quello delle relazioni con l'Occidente, prodotte soprat­tutto dalla presenza della missione carmelitana del Seicento, e quello della valuta­zione attenta della congerie di dati offerti dai testi mandaici, fantasiosi e farragino­si, ma non da scartare aprioristicamente come fonte d'informazione storica (è lo stesso discorso che vale, del resto, per certa storiografia biblica).

La seconda parte del libro offre, invece, una rassegna dei testi che rappresen­tano il deposito della fede mandaica. Vengono, perciò, esposte anche le tematiche di fondo dell'universo mandaico.

Un glossario e un indice analitico completano quest'opera veramente notevole



 
 
 
 
 
 
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