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Recensione: Martin Hengel, L'« ellenizzazione » della Giudea nel I sec. d.C.

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Martin Hengel, L'« ellenizzazione » della Giudea nel I sec. d.C. , in Antonianum, 70/3-4 (1995) p. 692 .

Questo « opusculum », come l'autore stesso lo definisce nella prefazione, si tocca in alcuni punti importanti con lo studio precedente. Anche lo H., famoso stu­dioso della storia giudeocristiana delle origini, difende in questi appunti ben siste­mati per la stampa, una tesi che sconvolge un luogo comune tradizionale. Nelle in­troduzioni al NT o nelle teologie neotestamentarie, un capitolo d'obbligo è quello dedicato alle due componenti della società del tempo di Gesù: l'ellenismo e il giu­daismo; due espressioni culturali e due concezioni della realtà non sovrapponibili, specialmente nella Palestina giudaica del periodo.

Ebbene, lo H. abbatte con forza questa convinzione e afferma che non si può parlare di due realtà distinte, bensì di un'unico fenomeno storico-culturale, valido sia per la diaspora che per la stessa Palestina.

Lo studioso può sembrare eccessivo nelle sue dichiarazioni, ma ha buon gioco grazie alle testimonianze storiche, epigrafiche e letterarie. Così, egli articola il suo studio nel modo seguente: esamina dapprima il problema linguistico e mostra quanto diffuso fosse l'uso del greco nell'antico Vicino Oriente, anche nella Palesti­na (Pietro e lo stesso Gesù dovevano avere una conoscenza di tale lingua); egli con­testa anche l'uso di termini quali « ellenismo » ed « ellenizzazione », i quali non possono avere quella fisionomia culturale loro attribuita di solito.

In un secondo momento lo H. mostra quanto ambita e radicata fosse la pai­deia greca nei ceti più alti di quei territori, quelli che ufficialmente fanno la storia. Con questo discorso si connettono gli aspetti sociali e politici dell'ellenizzazione (terzo momento).

In un quarto momento, lo H. cerca di rintracciare,a sostegno delle sue tesi, le tradizioni ellenistiche di opere della Palestina giudaica.

Infine, egli riassume l'indagine in alcuni punti, sopra già toccati, che possono essere così sintetizzati: anche il giudaismo palestinese era un giudaismo ellenistico.

Anche il libretto dello H. è provocatorio, ma, come quello precedentemente recensito, fondato su base solida, che contribuisce ad approfondire la conoscenza di un periodo che diviene per gli studiosi sempre più affascinante. E non soltanto per i neotestamentaristi, ma anche per i veterotestamentaristi, specialmente per coloro che hanno come campo d'indagine il periodo postesilico. Le idee dello H. invitano a guardare meno alle fasi alte delle redazioni soprattutto dei libri storici e più alle fasi basse, nelle quali la cultura greca è entrata come un terremoto e una vitale spinta di confronto culturale nel mondo ebraico.



 
 
 
 
 
 
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