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Recensione: G. Ravaglia, Decidersi per Cristo, riconoscersi Chiesa. Ricerca sulla pastorale della conversione

 
 
 
Foto Pesce Pier Giuseppe , Recensione: G. Ravaglia, Decidersi per Cristo, riconoscersi Chiesa. Ricerca sulla pastorale della conversione , in Antonianum, 65/4 (1990) p. 674-675 .

L'attività missionaria ha come compito primario l'annuncio del Vangelo ai non cristiani per propiziare la loro conversione a Cristo e il loro inserimento nella Chiesa. È un impegno complesso sul piano dottrinale e operativo per i princìpi teologici che implica e per i risvolti pastorali che comporta.

Una buona pista di orientamento in merito ci viene offerta dal presente volume del Ravaglia, che centra il suo discorso sul tema della conversione alla fede e lo sviluppa sulla scorta delle indicazioni magisteriali conciliari e po-stconciliari e della riflessione teologica e pastorale sviluppatasi in questi anni.

Il suo lavoro si articola in cinque densi capitoli. Il primo studia il processo di conversione dal punto di vista biblico-teologico ed esistenziale. Il secondo studia nei suoi aspetti generali l'impegno pastorale orientato a favorire il pro­cesso di conversione, mettendo in risalto le sue motivazioni teologiche, le indi­cazioni globali del decreto conciliare «Ad gentes» e di altri documenti ecclesiali (tra cui l'«Ordo initiationis christianae adultorum») e quelle della attuale riflessione teologica e pastorale. Il terzo e il quarto studiano in particolare l'a­zione pastorale che stimola e accompagna il processo di conversione, nei suoi inizi e nel suo graduale sviluppo, come viene illustrato in AG 13 e 14. Il quinto studia la figura e l'azione del missionario, che è chiamato a farsi strumento ec­clesiale qualificato di questo processo di conversione.

Tra le tante cose interessanti e utili che meriterebbero di essere rilevate, ne ricordiamo almeno una: il problema del rapporto tra l'evangelizzazione e la cultura. L'autore non solo vi dedica esplicitamente un lungo paragrafo (cf. pp. 79-96), ma lo tiene costantemente presente nel corso del suo discorso. E giusta­mente, perché dalla corretta (ma non sempre facile) impostazione di questo rapporto dipende in larga misura l'accoglienza dell'annuncio evangelico e la sua possibilità di mettere salde radici.

L'autore non si sofferma direttamente sulle difficoltà che l'azione missio­naria incontra da tempo anche all'interno della Chiesa, a volte per motivi più propriamente dottrinali (che finiscono per mettere in discussione la legittimità stessa dell'evangelizzazione missionaria, in nome della libertà religiosa, del dialogo o del valore teologico delle religioni...), a volte per ragioni più specifi­camente pastorali (che finiscono per compromettere l'incidenza dell'azione missionaria perché molti oggi non sanno più bene come impostarla e svolger­la...). Però, indirettamente queste ed altre consimili difficoltà trovano nelle pa­gine del Ravaglia spunti molteplici per una loro soddisfacente soluzione.

Se poi teniamo presente che oggi un po' ovunque la Chiesa si trova prati­camente in «stato di missione», nel senso che l'esigenza della rievangelizzazio­ne fa sentire sempre più la sua urgenza anche nei paesi di antica tradizione cristiana, non è esagerato asserire che questo volume può avere qualcosa da dire a tutti gli operatori pastorali.



 
 
 
 
 
 
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