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Recensione: Gottfried Schimanowski, Weisheit und Messias. Die jiidischen Vorausset-zungen der urchristlichen Prdexistenzchristologie

 
 
 
Foto Nobile Marco - Nobile Marco, Recensione: Gottfried Schimanowski, Weisheit und Messias. Die jiidischen Vorausset-zungen der urchristlichen Prdexistenzchristologie , in Antonianum, 62/1 (1987) p. 124-125 .

Il libro è la rielaborazione della tesi dottorale che lo S. presentò nel 1981 alla Facoltà evangelica di Teologia dell'Università di Tubingen. Gli ispiratori, che hanno dato particolare impulso all'opera, sono stati soprattutto  H.  Gese  e M.  Hengel.

Il risultato è davvero confortante, non solo per FA., ma anche per il  mondo   scientifico.

Lo S. offre un prezioso contributo a quella linea di ricerca esegetica contemporanea, che vuole approfondire sempre più i prodromi giudaici storico-letterari e teologici della prima cristologia. Se si riesce a tenere a bada, con scientifica correttezza, un'eccessiva precomprensione dog­matica, si può ammettere che tra il giudaismo vetero- e intertestamentario e il cristianesimo nascente vi siano stati dei rapporti diretti. Non in quel senso schematico « evoluzionistico » dei decenni scorsi, sia nei rapporti tra giudaismo e cristianesimo, sia all'interno del primo cristianesimo stesso, bensì in un senso più adeguato alla storia reale e alla letteratura con­creta del tempo. La teologia cristiana autentica non ha bisogno di fare dell'esegesi  un'« ancilla »  ideologicamente   sospetta.

Così, lo S. sviluppa il suo studio lungo delle direttrici critico-lette­rarie che mostrano abbastanza chiaramente la persistenza dinamica (e quindi in sviluppo) di un'idea di preesistenza, che sottende e articola alcune tendenze dell'ultimo pensiero veterotestamentario, ruotante attorno ad una certa concezione della sapienza, giù giù fino alla protocristologia del messia preesistente.

La materia è così distribuita: nella prima parte viene studiata la sapienza preesistente, così come si ricava dalla tradizione sapienziale palestinese (Giobbe 28; Prov 8; Sir 1 e 24; Baruch 3-4), da quella ales­sandrina (Aristobulo, Sapienza, Filone) e da quella apocalittica.

La seconda parte considera la concezione di messia preesistente come si può inferire dalle traduzioni dell'AT (Mi 5; Sai 110; 72), dall'Enoch etiopico e da altri testi apocalittici.

La terza parte esamina la preesistenza della Torah e del messia nella letteratura rabbinica. Infine, nella quarta parte si dà uno sguardo retro­spettivo al lavoro fatto e si abbozza un'applicazione dei risultati allo studio di alcuni passi neotestamentari con chiara e gradevole essenzialità.

Anche se lo S. conduce il suo discorso in modo convincente e chiaro, sembra però che, esclusa l'ultima parte del libro, tra le prime tre non vi sia una perfetta integrazione organica.

Nonostante il libro sia stato pubblicato nel 1985, non è riportata nella bibliografia la T edizione, completamente rifatta, della Einleitung in Talmud und Midrasch di H.L. Strack-G. Stemberger (correggere a p. 355 Starck con Strack).

La presentazione del lavoro in off-set, fa trasparire qua e là delle imperfezioni tipografiche.

Dettagli che non diminuiscono affatto il grande valore di questo studio.



 
 
 
 
 
 
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