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Recensione: Ernst Kutsch, Die chronologìschen Dateti des Ezechielbuches

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Ernst Kutsch, Die chronologìschen Dateti des Ezechielbuches , in Antonianum, 62/4 (1987) p. 468-470 .

A tutt'oggi il libro di Ezechiele si offre come un campo aperto d'in­dagine, a causa della sua complessità. Uno dei problemi che l'opera profetica pone, è quello delle varie date che si dislocano lungo il Libro, secondo un ordine il cui segreto non è stato ancora svelato. Forse misteri non ve ne sono: ciò che si ha nel testo attuale, è il risultato della conciliazione di elementi cronologici preesistenti e di una complessa ope­razione redazionale. Forse, però, la parvenza di mistero irrisolto dei criteri cronologici che guidano il Libro, è dovuta al non avere ancora tenuto in debito conto l'opera ezechielica come si presenta attualmente.

Quel che sia al riguardo della miglior metodologia, il libro che si presenta è un classico esempio di soluzione del problema con criteri prettamente storico-positivi. In altre parole, il K. isola il problema delle date di Ezechiele dal contesto, per studiarle come pure e semplici infor­mazioni storiche da tradurre nel nostro sistema di datazione.

Il metodo del K., nell'ambito degli studi storico-critici, certo è con­fortato da una messe d'indagini e autori compartecipi.

In questo suo libretto, che originariaremnte avrebbe dovuto servire come articolo per una rivista, ma che per la lunghezza è divenuto una monografia, egli affronta prima il problema, per lui fondamentale, circa l'autentica datazione della conquista di Gerusalemme, col conseguente esilio di Ioiachin, e della distruzione della città, avvenuta dieci anni dopo. I testi principali di partenza sono le contrastanti notizie di 2Re 24,12; 25,8 e di Ger 52,28-30. I primi due testi datano i fatti un anno dopo rispetto al computo del secondo. Il risultato è che non si tratta di computi cro­nologici riferentisi ad anni diversi, bensì di due modi diversi di riportare una datazione che in definitiva si può così riassumere: la prima conquista di Gerusalemme è avvenuta il 2 di Adar del 598/7 (= 16 marzo 597), il settimo (non l'ottavo) anno di regno di Nabucodònosor; la seconda con­quista, con la distruzione della città di Gerusalemme, è avvenuta, invece, il 9 di Tammuz del 587/6 (= 29 luglio 587), il diciottesimo (non il dician­novesimo) anno di regno di Nabucodònosor.

Stabilita questa data, il K. passa, nella seconda parte, ad interpre­tare il resto delle date di Ezechiele, soffermandosi in particolare su 40,1 e su 1,1-2. Infine, in una terza parte, seguono prima un riassunto, poi una serie di tavole cronologiche, riportanti i vari sistemi di datazione dei fatti in questione.

Alcune osservazioni critiche, prima di merito, attinenti cioè al con­tenuto dell'analisi, poi di metodo.

Sull'analisi della prima parte, si prende atto della prospettiva meto­dologica dell'A. E' sulla seconda parte che vi sono varie cose che non soddisfano.

Al riguardo di Ez 40,1, il K. esclude che il b'rds hassanà voglia indi­care il capodanno e preferisce interpretarlo come indicazione di mese: il primo, cioè Nisan, così come l'ha interpretato la LXX. Egli porta a sostegno la struttura tripartita delle date ezechieliche, dove il mese occupa il secondo posto. Ma, a prescindere dal fatto che in Ezechiele varie date mancano del mese, non si capisce perché l'hapaxlegomenon di 40,1 debba per forza, in maniera altrimenti inusitata, indicare un mese: non sarebbe più plausibile accettare la data di 40,1 come una di quelle in cui manca il mese? L'interpretazione della LXX non è probante, visto che a proposito di 8,1, l'A. sa respingerne l'apporto (pp. 59-60). Indebito poi è il ricorso ad una svista presente nel commentario di Zimmerli (cf. p. 22 del commentario, ove s'interpreta il dato come primo mese, e p. 995, ove invece si parla di settimo mese!), per citarlo a sostegno (p. 36, nota 76). D'altra parte, se proprio si deve fare una scelta, è scientificamente più accettabile il commento analitico del compianto esegeta svizzero proprio a 40,1: « Schon LXX hat sie (l'« inizio dell'anno ») nicht mehr verstanden (!) und wie in dem im MT ebenfalls ohne Monatsangabe ùberlieferten Datum von 32,17 den 1. Monat gelesen... MT verdient aber als lectio difficilior den Vorzug... H.J. Kraus... versteht ro's hassanà als Monatsbezeichnung, was schwerlich zu halten ist... So dùrfte man in 40,1 ein alteres, am altisraeli-tischen Herbstjahresbeginn orientiertes Neujahrsdatum stossen » (p. 995).

Riguardo all'interpretazione della duplice datazione in Ez 1,1-2, il K. afferma: « Die beiden Jahresangaben in Ez 1,1 und 2 bezeichnen nicht... dasselbe Jahr, sondern meinen zwei verschiedene Jahre: das 5. und das 30. Jahr ein und derselben « Ara ». Das erste ist das frùheste, das zweite das spàteste Datum. So umschreiben diese beiden Angaben... die Wir-kungszeit des Propheten Ezechiel: Es ist die Zeit von 594/3 bis 569/8 v. Chr.» (p. 50).

Dire che il trentesimo anno prima (v. 1) e il quinto anno poi (v. 2) sono gli estremi temporali del ministero di Ezechiele, mi sembra che vada non solo contro il testo, ma anche contro una qualsivoglia sua razionalità. Che significa iniziare una composizione, in modo peraltro inusitato (ma ciò che altre volte vale per FA., pp. 47-48, stavolta non è preso in considerazione), con l'enunciazione della fine e dell'inizio della propria carriera? E perché non il contrario?

Mi permetto, con tutta modestia, di citare come interpretazione alter­nativa il mio « "Nell'anno trentesimo" (Ez 1,1) » Antonianum 59 (1984) 393402.

A questo punto si fa presente la questione metodologica.

A nostro parere, non si può scindere il problema delle date nel libro di Ezechiele dalle vicende della sua complessa composizione. Non si vuole condividere la posizione radicale di chi nega ogni valore storico alle sud­dette date, ma è certamente riduttivo, e quindi non adeguato al testo, farne solo una questione di pura cronologia storica. Una posizione ridut­tiva o minimalista non è necessariamente più scientifica di un'altra.

In realtà, il libro di Ezechiele presenta degli elementi formali e di contenuto che hanno già colpito in maniera stimolante gl'interessi, pur diversi, di M. Weitzman, « The Dates in Ezekiel » HeyJ 17 (1976) 20-30, e di J. Van Goudoever, Fètes et calendriers bibliques Paris 1967. In altre pa­role, nel libro di Ezechiele non vi è solo storia, ma anche e soprattutto teologia, liturgia e ideologia, che animano la prima riducendola, trasfor­mandola e plasmandola in quella configurazione letteraria che oggi si presenta a noi.

 

 


 



 
 
 
 
 
 
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