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Recensione: Mayes A.D.H., The Story of Israel between Settlement and Exile. A Redactional Study of the Deuteronomistic History

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Mayes A.D.H., The Story of Israel between Settlement and Exile. A Redactional Study of the Deuteronomistic History , in Antonianum, 60/4 (1985) p. 690-692 .

La dimestichezza acquistata dall'A. nel campo degli studi deuteronomi-co-deuteronomistici per il suo commentario Deuteronomy (New Century Bible Commentary), ha permesso questo studio sintetico sulla proble­matica.

Finora sono proliferati per lo più studi parziali che impostano il pro­blema della cosiddetta storia deuteronomistica (= dtr) solo a partire da una pericope o da una sezione. Il lavoro in questione, invece, cerca di fare il punto su tutta quella vasta opera storico-teologica che comincia col Deuteronomio ( = Dt) e termina con 2Re.

Il merito dell'A. sta proprio in questo, nell'aver saputo assumere, sin­tetizzare e presentare in forma personale gli orientamenti attuali sulla problematica, a cominciare dalla svolta decisiva inferta alla ricerca dalla teoria di M. Noth (1943). L'esegeta tedesco aveva tagliato la questione circa il modo e la quantità dell'estensione delle fonti pentateucali nei libri biblici susseguenti (Dt, ecc.), ipotizzando per Dt - 2Re un'unica re­dazione, un grande affresco storico-teologico creato da una mente geniale nel periodo esilico (dopo il 587 a.C). Come avviene sempre di fronte a una grande svolta scientifica, gli studi successivi hanno ruotato tutti attorno ad essa, sia per sostenerla che per modificarla, anche radical­mente.

Dopo quasi 50 anni dall'edizione della suddetta teoria, pur non man­cando ancora validi sostentori, tuttavia, non meno validi studi hanno trovata inadeguata la teoria unitaria del Noth. Autori come F.M. Cross e R.D. Nelson hanno mostrato la consistenza non frammentaria di più redazioni dell'opera dtr.

E' la posizione dell'A., il quale afferma, dimostrandolo, che l'opera conta due redazioni. La prima è quella di uno storico dtr che, pur adope­rando materiale preesistente, ha saputo comporre una storia che, ruo­tando attorno alla profezia dinastica di Natan (2Sam 7) rivolta a David, novello Mosè, trova il suo culmine nel regno del pio re Giosia (640-609 a.C). E' la cosiddetta redazione giosiana, che, quindi, dovrebbe essere stata composta in Palestina.

La seconda redazione, invece, è quella dell'editore dtr.

Questi, di tendenza fortemente antimonarchica, ha ripreso la prece­dente storia, intervenendo sia nella cornice della nuova redazione che nei contenuti, per portarla fino al suo triste periodo, quello esilico. L'esi­lio è la conseguenza della rottura peccaminosa del patto sinaitico, rot­tura perpetrata da una monarchia fallimentare.

E' dubbio se questa seconda redazione sia stata compiuta in Pale­stina o a Babilonia.

Nel testo attuale è riscontrabile un intervento postdeuteronomistico che dovrebbe avere a che fare con elaborazioni sacerdotali, quelle al­l'opera nel pentateuco o tetrateuco.

E' qui che s'innestano quel problema e quell'esigenza, esposti dal M. in un importante paragrafo della conclusione (pp. 139-149), circa lo studio delle possibili relazioni tra l'opera dtr e il pentateuco. A detta del M., e noi ci sentiamo di condividerne la posizione, un redattore finale deve aver sistemato la Torà e l'opera dtr, in modo da costituire un qua­dro unitario, nel quale la Torà farebbe da introduzione alla storia dtr (p. 141). La nostra condivisione, però, non si estende fino a questa visio­ne riduttiva del ruolo del pentateuco. Ad ogni modo, gli studi esegetici dovrebbero svilupparsi in futuro in questo ambito: il lavoro delle ulti­me redazioni.

Se ne sente il bisogno.

 

 


 



 
 
 
 
 
 
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