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Recensione: GIRALDO R., Rapporto tra poteri papali e consacrazione episcopale

 
 
 
Foto Brogi Marco , Recensione: GIRALDO R., Rapporto tra poteri papali e consacrazione episcopale, in Antonianum, 54/2-3 (1979) p. 537-538 .

Quante e specialmente quali sono le fonti dei poteri inerenti alla missione del Romano Pontefice, è questo il tema della ricerca dell'A., nel volume che presentiamo.

Alla base di alcune disposizioni canoniche si ritrova, nota FA., la teoria della divisione dei suddetti poteri e il riconoscimento di due fonti: l'elezione canonica e la sua accettazione, per le quali il neo-eletto riceve direttamente da Dio i pieni poteri di magistero e di governo, e l'ordi­nazione episcopale, che ha valore causale per gli atti concernenti il potere di santificare.

Alla Costituzione Apostolica Romano Pontifici eligendo, del 1975, la quale non intende risolvere la questione dottrinale, pare invece soggiacere un diverso modo di risolvere il problema: se l'eletto alla cattedra di S. Pietro è già vescovo, egli « est illieo Romanae Ecclesiae Episcopus simulque verus Papa... » (cfr. n. 88) ; ma se non lo fosse, « statim ordinetur Episcopus » (ibidem). Nel frattempo, il Conclave perdura e tanto l'obbe­dienza dei Cardinali che l'annuncio al popolo vengono ritardati sino al termine dell'ordinazione episcopale (cfr. nn. 89 e 91).

Diviene pertanto legittimo pensare che il candidato, nonostante l'ele­zione e l'accettazione, non sia ancora « verus Papa ». E poiché lo diverrà dopo l'ordinazione episcopale, possiamo aggiungere che i poteri inerenti al suo ufficio scaturiscono da tale ordinazione, senza la quale egli non può pretendere né l'ossequio dei Cardinali né l'applauso del popolo, con tutto ciò che implicano tali gesti simbolici.

L'elezione, come avviene per i vescovi con la « missio canonica », avrebbe pertanto valore di determinazione della potestà del prescelto, la quale viene così « tamquam ad actum expedìta in tota Ecclesia ». Ma tale potestà, in quanto partecipazione al sacerdozio di Cristo, ha la propria causa nell'ordinazione episcopale.

L'A. corrobora questa soluzione seguendo nei secoli la prassi della Chiesa, i testi liturgici e quelli giuridici, il comportamento tenuto tra l'elezione e la consacrazione da quei papi che furono eletti al sommo pontificato quando non erano ancora vescovi, i documenti dei due Concili Vaticani.

Per quanto si riferisce ai papi, è noto che alcuni casi sembrano con­traddire la tesi sostenuta dall'A.; ma questi, analizzandoli ad uno ad uno nel proprio contesto storico, li ridimensiona, confessando poi onesta­mente le sue perplessità quando il problema rimane aperto, come nel caso di Bonifacio VIlI.

La sua ricerca prosegue dunque fino al Vaticano I, la cui costituzione dommatica Pastor Aeternus qualifica il primato pontificio come « vere episcopalis », locuzione questa entrata nel Codex iuris canonici, can. 218 § 2.

L'A. analizza quindi le fonti del noto can. 219, soffermandosi sulla Costituzione Apostolica di S. Pio X, Vacante Sede Apostolica, e dedica poi un paragrafo al pensiero di Pio XII.

Nel quinto ed ultimo capitolo FA. espone gli « Elementi di soluzione offerti dal Concilio Vaticano II », alla cui luce legge i passi della Costi­tuzione Apostolica Romano Pontifici eligendo, ricordati all'inizio di questa presentazione.

Si tratta, in conclusione, di uno studio serio, ben condotto ed am­piamente documentato, nel quale la riflessione teologica procede con sicurezza sulla base dell'accurata analisi svolta dall'A. sui fatti e sui testi.

E' un lavoro che si rivolge all'attenzione degli studiosi di teologia, di storia, di diritto canonico.



 
 
 
 
 
 
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