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Recensione: AA.VV., Nuovo dizionario di spiritualitä a cura di Stefano De Fiores e Tullo Goffi

 
 
 
Foto Matanic Atanasio , Recensione: AA.VV., Nuovo dizionario di spiritualitä a cura di Stefano De Fiores e Tullo Goffi, in Antonianum, 54/2-3 (1979) p. 542-544 .

Vedendo e leggendo questo « nuovo dizionario di spiritualitä », il nostro pensiero va spontaneamente a quelli che lo precedettero nel medesimo campo, cioe il grande Dictionnaire de spiritualite francese, il Lessico di spiritualitä del gesuita sloveno P. VI. Truhlar e l'italiano Dizionario enci-clopedico di spiritualitä in due volumi (ed. Studium). Non e il caso di fare dei paragoni, che sarebbero fuori luogo, ma siamo tentati di para-frasare quel che di solito si dice delle bibliografie: sono tutte e tutti utili, anche se nessuna e nessuno sono perfetti o completi.

I due curatori del dizionario in parola sono P. Stefano De Fiores e Don Tullo Goffi. Essi hanno pure redatto il maggior numero di articoli ed hanno anche firmato le pagine di presentazione (pp. VII-XIII). Dopo aver costatato che l'uomo d'oggi sente con urgenza il bisogno di spiritualitä, essi scrivono: « Per venire incontro a questo bisogno di spiritualitä, espres-so o nascosto nella situazione esistenziale dell'uomo contemporaneo, le

Edizioni Paoline fin dal 1975 hanno programmato un Dizionario di spiri­tualità, che fosse fedele ai contenuti della tradizione cristiana ed insieme rispondente alle esigenze più attuali » (ivi, p. VII). E ancora: « Il Dizionario non è riservato ad un'elite spirituale, ma schiude le sue pagine a tutti gli uomini desiderosi di superare la banalità dell'esistenza, di rispondere con rinnovato impegno al disegno divino e di gustare quanto è dolce il Signore» (ivi, p. XIII).

Sulle stesse pagine di presentazione i due curatori spiegano ai futuri utenti del dizionario « alcuni tratti distintivi » di esso, dei quali, a nostro parere, il primo è anche il principale: vi si procede « dalla vita, al vangelo, alla vita» (p. Vili). Cioè, se abbiamo bene capito, in generale si parte dai dati concreti, dalla storia e dall'esperienza, che poi si confrontano alla luce del Vangelo, per tornare ancora alla concretezza perché essa sia la migliore possibile. Perciò il lettore troverà in questo dizionario relati­vamente pochi articoli puramente teorici e meno ancora di quelli pura­mente storici, mentre la formulazione stessa dei lemmi dice qualche cosa in proposito: vi si trovano articoli sul santo (santi) e non sulla santità, sui figli di Dio e non sulla grazia, sull'uomo evangelico e non sul Vangelo, sui penitenti e non sulla penitenza (spiritualità penitenziale), sui poveri e non sulla povertà, sulla vita cristiana e non sulla perfezione cristiana, e po­tremmo proseguire. In poche parole: i concetti astratti sono sostituiti dai termini concreti.

Dobbiamo però precisare che non vi mancano né dottrina né storia, ma esse si trovano piuttosto in una funzione determinata: per raddrizzare certe concretezze o per spiegare certi modelli (o non-modelli) di esperienza. Ci piace ricordare a questo proposito che uno dei modelli ed una delle esperienze più presenti in questo dizionario sono quelli di San Francesco d'Assisi (cf. per es. pp. 24, 60, 204, 294, 346, 357, 3571, 682, 1029, 1270, 1283, 1558, 1622, 1687).

Uno degli articoli più emblematici del dizionario in parola, sotto l'aspetto di concretezza reale, è quello di « storia della spiritualità », fir­mato dal P. Gervasio Dumeige, della Gregoriana: vi si compendia la storia della spiritualità cristiana vissuta, la storia dell'esperienza spirituale cri­stiana, con i suoi alti e bassi, luci ed ombre. Bisogna dire però, e la bibliografia del P. Dumeige lo dimostra, che tali « storie » son rare, poiché di solito si scrivono storie della letteratura spirituale o di spiritualità intesa come dottrina, le quali sono spesso molto distanti dalla realtà, dalla spiritualità intesa come vita.

Anche se il nostro dizionario possiede molti pregi (modernità di lin­guaggio, attualità di certi argomenti, ricchezza bibliografica, parecchie trattazioni davvero ottime), noi non dubitiamo che esso provocherà di­scussioni e forse non poche critiche negative. Alcuni articoli vi si prestano facilmente, come per es. esercizi di pietà, femminismo, figli di Dio, mass media. Più ancora il dizionario potrà venire rimproverato per certe omis­sioni: vi manca, ad esempio, una unitaria trattazione di termine e concetto di « sipritualità », e questa mancanza, a nostro giudizio, si fa sentire (cf. nell'indice analitico, s.v. Spiritualità, oppure pp. 70, 454, 1231, 1516 ss., 1597 ss., 1607). C'è nel dizionario un buon articolo sul cristocentrismo, che però evoca alla mente i mancati articoli su teocentrismo ed antropocen­trismo. Vi troviamo un discreto articolo storico-dottrinale su Istituti seco­lari, ma mancano articoli similari su chierici regolari, mendicanti, mona­chesimo. Ancora, ci sono articoli su alcuni stati di vita o, meglio, su alcune professioni (giornalista, scienziato), ma, si chiederà, perché non si parla di tanti altri? E' vero che a queste apparenti lacune provvede in qualche misura l'ottimo indice analitico (pp. 1737-67), ma la validità del­l'osservazione resta.

Don Giovanni Moioli dice nel suo articolo su « teologia spirituale »: « ...a partire dagli anni 50, si va accentuando un declino di interesse per i problemi metodologici della teologia spirituale » (p. 1603b). Quest'af­fermazione ci sembra notevolmente confermata anche da questo dizio­nario: il problema metodologico della spiritualità vi è sottinteso, ma non affrontato.

Infine, per un'eventuale nuova edizione del nostro dizionario, vor­remmo suggerire un miglior collegamento fra i singoli lemmi ed i ri­spettivi articoli. Un caso tipico a questo proposito ci sembra quello degli articoli su psicologia (Zavalloni) e su teologia spirituale (Moioli); ambedue gli autori si riferiscono abbastanza ampiamente al « problema mistico » ed alla recente discussione al riguardo, ma le loro trattazioni non sono col­legate e pare che s'ignorino reciprocamente. E gli esempi potrebbero essere più numerosi.

Per finire ricordiamo un altro pregio, e non ultimo, del dizionario in parola: le 109 voci sono qui elaborate da 63 esperti, il che significa che si è cercato di trovare gente davvero specializzata nel determinato argomento. E' una buona garanzia per la solidità della trattazione.



 
 
 
 
 
 
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