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II. Corso di formazione francescana

 
 
 
Foto Conti Martino - Stanzione Ciro, II. Corso di formazione francescana , in Antonianum, 54/2-3 (1979) p. 547-555 .

Presso il Pontificio Ateneo Antonianum nei giorni 18-23 giugno 1979 ha avuto luogo il secondo Corso di formazione francescana. Al­l'inaugurazione era presente il Rev.mo P. Roland Faley, TOR, presi­dente di turno dei Padri Generali delle quattro famiglie francescane, nonché alcune Madri generali degli Istituti Francescani femminili, e la stessa presidente del MO.RE.FRA. Madre Romualda Trincherà.

Il numero dei partecipanti al corso è stato di 179 tra religiosi, reli­giose e laici.

Il tema del 2° Corso era: Lettura biblico-teologica delle Fonti Francescane. Attraverso lo studio dei criteri ermeneutici, delle fi­gure bibliche e di alcuni insegnamenti privilegiati, della dottrina ec­clesiale del tempo sulla vita consacrata e della novità francescana, si proponeva di aiutare i partecipanti a cogliere le linee fondamentali della « forma vitae » nell'esperienza di san Francesco e in quella dei suoi primi seguaci.

Nella presentazione del corso, il Rettore Magnifico dell'Ateneo, P. Gerardo Cardaropoli, sottolineava:

  1. L'elezione di Giovanni Paolo II manifesta la perenne vita­lità della chiesa e la sua capacità di « ridiventare sempre giovane ». Occorre trovare un'intesa sul programma magisteriale e pastorale di Giovanni Paolo IL
  2. Analizzando il discorso tenuto dal papa ad Assisi il 5 no­vembre 1978 il Rettore vi ha individuato la sintesi di tutti gli ele­menti dottrinali e pastorali ohe hanno caratterizzato i primi mesi del pontificato di Giovanni Paolo IL Anzitutto, l'annunzio chiaro e forte del primato di Cristo « centro della storia e del cosmo ». Poi, il rapporto di causalità tra Cristo Redentore e i pesanti bisogni del­l'uomo del nostro tempo. Infine, il progetto pastorale perché la risco­perta della presenza di Cristo in ogni uomo e nella storia umana caratterizzi questo scorcio di millennio e prepari un'epoca real­mente nuova, nella quale ogni uomo raggiunga la pienezza della sua perfezione.
  3. Il fatto che Giovanni Paolo II, attraverso la preghiera ri­volta a S. Francesco, abbia affidato in modo particolarissimo ai francescani il compito di riannunziare questo fondamentale messag­gio agli uomini del nostro tempo, li carica di una responsabilità gravissima, alla quale non dovrebbero sottrarsi. L'impegno di « avvi­cinare Cristo all'uomo di oggi », e viceversa, ha il sapore di un « mandato specifico ». Questo « mandato » potrebbe significare la do­manda della chiesa capace di rilanciare la loro significanza nella storia, che è appunto quella di « prendere posto in trincea », ossia alla frontiera tra la chiesa e il mondo, con uno stile carico di uma­nesimo e di ottimismo.
  4. Naturalmente, occorre recuperare tutte le energie spirituali, intellettuali ed apostoliche per attuare questo mandato. Per que­sta ragione, il Rettore preannunziava che il terzo corso sulle Fonti Francescane, dall'8 al 23 ottobre p.v., sarà dedicato interamente alla riscoperta di questo carisma specifico e ad individuare alcune linee di fondo capaci di consentire la convergenza dell'apostolato di tutti i francescani del primo, secondo e terzo Ordine.

Dopo il Rettore ha preso la parola il P. Roland Faley. A nome dei Ministri generali si è congratulato per l'iniziativa e per la strut­tura data al corso, e ha formulato i migliori auguri per la buona riuscita dello stesso.

La prolusione al corso è stata tenuta da P. Martino Conti, OFM, sul tema « La Sacra Scrittura nell'esperienza e negli Scritti di san Francesco - Criteri ermeneutici ». Il relatore ha diviso l'argomento in tre parti: nella prima parte ha illustrato il quadro storico-erme­neutico in vigore nelle scuole teologiche medievali; nella seconda parte — dopo essersi chiesto se san Francesco conosceva o meno i procedimenti ermeneutici del medioevo —, analizzando alcuni testi significativi della primitiva esperienza francescana, è passato ad illu­strare l'ermeneutica di san Francesco, cioè il senso biblicoJetterale, la rilettura biblica e il linguaggio ( = generi letterari e composizione letteraria) degli Scritti di san Francesco; nella terza parte ha trat­tato dei criteri ermeneutici dei primi biografi di san Francesco, cioè dell'analogia biblica, alla quale i biografi ricorrono per pre­sentare san Francesco fondatore e legislatore dell'Ordine Serafico e per descrivere il progetto che Dio aveva su di lui, e della compo­sizione letteraria delle primitive biografie sanfrancescane.

Nei giorni 19-22 sono stati affrontati alcuni temi fondamentali, riguardanti l'itinerario spirituale e gli Scritti di san Francesco (19 giugno), l'influsso della dottrina religiosa ecclesiale sulla « forma vitae » di san Francesco e la sua « novità » rispetto alle preesistenti forme e dottrine di vita religiosa (20 giugno), le linee fondamentali della « forma vitae » nell'esperienza di san Francesco e in quella dei suoi primi compagni (21 giugno), la teorizzazione dell'esperienza di san Francesco negli autori pre-bonaventuriani e nelle biografie e scritti spirituali di san Bonaventura (22 giugno).

Anche il 2° Corso, come quello di ottobre, è stato organizazto in modo che al mattino  si tenevano due  lezioni  e al pomeriggio « ricerche guidate ». Le ricerche del pomeriggio, come metodo, pre­vedevano la lettura di uno o più testi inerenti il tema trattato nelle lezioni del mattino, l'esegesi degli stessi, tenuto conto del linguag­gio biblico e teologico, del contesto e dei passi paralleli. Con que­ste « ricerche », trasformate in autentici lavori di seminario, gli or­ganizzatori si sono proposti di introdurre concretamente i parteci­panti ad una lettura biblico-teologica delle Fonti Francescane e di aiutare gli stessi a diventare a loro volta guide per gli altri.

Padre Lazaro Marte, OFMCap., trattando delle figure bibliche « privilegiate » nell'itinerario spirituale di san Francesco, ha distin­to le figure bibliche negli Scritti del Serafico Padre, dalle figure bibliche riguardanti san Francesco e il suo Ordine nel primo secolo francescano. Illustrando il primo punto della lezione, l'oratore ha affermato che san Francesco nei suoi Scritti non ricorre in maniera esplicita alle figure bibliche, mentre riconosce che non mancano negli stessi Scritti espressioni figurative, come « uscire dal secolo », le orme di « seguire Cristo », « Cristo buon Pastore », ecc.; quanto ai biografi dal primo secolo francescano, egli distingue due gruppi: la I Celano e il gruppo degli scritti che fanno capo a frate Leone conterrebbero poche figurazioni bibliche, mentre più numerose sa­rebbero nella II Celano e in san Bonaventura.

Padre Optatus van Asseldonk, OFMCap., ha preso in considera­zione gli insegnamenti biblici « privilegiati » negli Scritti di san Francesco. Dopo essersi chiesto se san Francesco conosceva la Sa­cra Scrittura e da quale fonte, egli è passato a considerare gli inse­gnamenti biblici « privilegiati » di san Francesco provenienti dai Si­nottici (Matteo e Luca), dal corpo giovanneo (Vangelo, Lettere e Apocalisse), dai Salmi e dalla prima lettera di Pietro. In particolare egli si è soffermato su Gv 17.

Padre Antonio Sousa, OFM, attraverso un'analisi approfondita delle Decretali dei Papi, dei Decreti dei Concili e del Corpus Iuris, ha illustrato l'influsso esercitato dalla dottrina ecclesiale della vita religiosa sulla « forma vitae » di san Francesco, fermando la sua at­tenzione su quattro punti: l'essenza e la finalità della vita religiosa (consigli evangelici, vita comune, finalità cultuale della vita reli­giosa), l'obbedienza e le norme di vita organizzata (vita cenobitica e centralizzata nelle relazioni superiori-sudditi, norme per l'accet­tazione dei candidati e professione religiosa) la povertà, il lavoro e la predicazione ordinati all'apostolato e alla carità, la castità ele­mento essenziale nella consacrazione religiosa, come mezzo di ser­vizio e di culto a Dio.

P. Atanasio Matanic, OFM, ha sottolineato la « novitas » della vita francescana in rapporto con le precedenti forme e dottrine di vita religiosa. In particolare si è soffermato nell'evidenziare la co­scienza della « novità » negli Scritti di san Francesco, nei biografi primitivi e in alcuni autori più recenti (Quaglia, Esser, Matanic). Benché in san Francesco non compaiano mai le parole novitas, no-vus, ecc., l'oratore ha affermato che si possono cogliere nei suoi Scritti tre novità: la conversione evangelica, la vita evangelica e la nuova regola da lui lasciata ai frati; al contrario i primi biografi sottolineano molteplici novità in san Francesco. Le molteplici novità evidenziate dai menzionati autori, secondo P. Matanic possono es­sere ridotte a quattro: povertà collettiva, mandato apostolico di pre­dicare, organizzazione più elastica e dinamica della vita claustrale, costituzione centralizzata e democratica dell'Ordine. Le cause di queste novità vanno ricercate nel carisma (dono di Dio), nella vo­lontà e necessità della Chiesa, e nel fatto che gli antichi Ordini non soddisfacevano del tutto le esigenze del tempo.

Padre Ottaviano Schmucki, OFMCap., ha presentato le linee fon­damentali della « forma vitae » nell'esperienza di san Francesco. Non avendo sufficiente tempo per leggere tutta la sua lunghissima rela­zione scritta, ha preso in considerazione alcuni tratti non ancora toccati dai relatori che lo hanno preceduto, come la visione di Dio, la visione di Gesù Cristo, lo spirito della santa orazione e devo­zione e la vita di povertà.

Il prof. Raul Manselli, trattando della « forma vitae » di san Francesco nell'esperienza dei suoi primi seguaci, si è soffermato sul rapporto e sulle differenze esistenti tra ideale e realtà. Rifa­cendosi all'episodo di frate Ricerio, egli ha sottolineato l'importanza dell'esemplarità nella regola e nella vita di Francesco, quale egli volle essere per tutti i fratelli. In questa linea egli ha interpretato una serie di brani in cui quelli che parlano si presentano come i nos qui cimi eo fuimus, dai quali emergerebbe la volontà di Fran­cesco di presentarsi come exemplum, il quale vuol ripetere Cristo e che a sua volta deve essere continuato e ripreso dai veri frati minori.

Padre Jacques-Guy Bougerol, OFM, presentando la teorizza­zione dell'esperienza dì san Francesco negli autori francescani pre-bonaventuriani, si è rifatto alla prima scuola teologica di Parigi, anteriore al 1245, secondo la quale san Francesco è veramente un « alter Christus ». A questo scopo egli ha esaminato: un sermone anonimo tenuto a Parigi nel 1231, in cui è citata l'Ammonizione VI di san Francesco; la Summa Teologica di Alessandro di Ales, il quale cita letteralmente un brano dell'Ammonizione III; l'Esposi­zione sulla Regola dei Quattro Maestri (1241-1242), in cui essi pre­cisano che il Testamento avrebbe lo scopo di aiutare i frati a osser­vare spiritualius la Regola; l'Ufficio ritmico di Giuliano da Spira; e un sermone di Giovanni di Rupella, nel quale l'illustre oratore, ripren­dendo l'argomento dell'Ammonizione V, presenta san Francesco come colui che ha restaurato l'immagine di Dio perduta da Adamo.

Padre Alfonso Pompei, OFMConv., ha illustrato la teorizzazione dell'esperienza di san Francesco nelle biografie e negli scritti spiri­tuali di san Bonaventura, soffermandosi su quattro scritti del Dot­tore Serafico: la Legenda maìor, l'Itinerarium mentis in Deum, L'albe­ro della vita e La triplice via, dei quali ha evidenziato le peculia­rità capaci di illustrare il tema. Quanto alla Legenda maior, divisa in tre parti: il quadro cronologico (ce. 1-4), il quadro tematico che tratta delle virtù di san Francesco, raccolte in altrettanti temi (ce. 5-12), e il quadro cronologico (oc. 13-15); sarebbe ordinata se­condo i tre stadi della vita spirituale: lo stadio purgativo (racconti iniziali riguardanti la conversione, gli inizi dell'Ordine e l'approva-zone della regola), lo stadio illuminativo (le virtù) e lo studio perfet­tivo (stimmate e transito). In questo modo san Bonaventura si propone di presentare san Francesco come modello di vita evange­lica per quanti chiedono di essere ammessi all'Ordine.

Nella mattinata del 23 giugno, a conclusione del corso si è te­nuto un « Panel », presieduto dal P. Gerardo Cardaropoli, tra l'assem­blea dei partecipanti e i coordinatori. Erano presenti: P. Jacques-Bougerol, P. Martino Conti, P. Atanasio Matanic, P. Antonio Sousa Costa e P. Optatus van Asseldonk.

Premesse alcune precisazioni sul metodo « Panel », il Rettore P. Gerardo Cardaropoli ha dato la parola a P. Ciro Stanzione, che, insieme a P. Luigi Perugini, aveva preparato la sintesi del questio­nario precedentemente consegnato ai partecipanti al corso.

Egli ha comunicato che dei 179 presenti al II Corso di Forma­zione Francescana, 80 erano religiosi e 99 religiose.

Dalla raccolta dei dati riguardanti le risposte contenute nel que­stionario è risultato  quanto   segue:

1)  Giudizio globale del corso.

Il giudizio complessivo, della totalità dei presenti, è stato deci­samente positivo. Per tale giudizio sono stati usati variì aggettivi; tra i più ricorrenti: ottimo (più del 25%), molto interessante e pro­fondo, positivo, molto valido. Una consorella non ha espresso un giudizio ma, con semplicità, ha rilasciato una dichiarazione affet-tivo-emotiva:   « sono contenta ».

E' da aggiungere che gli aggettivi usati sono qualificativi soprat­tutto del corso ma anche dei relatori e quasi sempre sono suffra­gati da esplicite motivazioni.

2)  Rilievi:

a)    Circa le relazioni (una varietà di espressioni fanno bene in­terpretare anche Yhumor).

I più hanno riferito che le relazioni sono state eccessivamente lunghe o troppo dense e pesanti; più di qualcuno lamenta che esse sono state troppo analitiche e preparate per competenti o per già iniziati.

Pochi hanno fatto cenno di non gradire che le relazioni siano lette perché « i relatori sembravano preoccupati di voler esaurire nello spazio di un'ora, o poco più, tutto l'argomento ». Uno, in pro­posito, ha scritto che « è stata una lettura da formula uno »; e ad un altro « è sembrata una maratona mozzafiato ».b)  Circa le  esercitazioni guidate.

Anche se quasi tutti hanno ritenuto le esercitazioni guidate molto valide e interessanti, i rilievi fanno riferimento al numero dei par­tecipanti: troppi in ogni gruppo; ai coordinatori: pochi; al tempo: poco a disposizione.

3) Proposte.

Naturalmente le proposte sono di riflesso in positivo quello che è stato riferito nei « rilievi ».

a)   Circa la impostazione del corso.

Le proposte più frequenti sono state quelle: di avere ancora più giorni a disposizione; di avere al mattino una sola relazione seguita dagli interventi e poi dalla esercitazione guidata, e lo stesso il pome­riggio; di dare congruo spazio agli interventi dopo ogni relazione; di rendere più vario il corso inserendo possibilmente testimonianze, scambio di esperienze, nonché momenti di preghiera.

 b)   Circa le relazioni.

Molti hanno suggerito relazioni « più brevi e possibilmente non lette per una comprensione più viva e immediata », anche perché « in seguito ciascuno avrà la possibilità di leggere e studiare gli atti ». Pochi auspicavano che ogni relazione contenesse riferimenti « per incarnare nell'oggi della Chiesa e del mondo il carisma fran­cescano », e quindi « ricavare indicazioni operative per un servizio tipicamente e specificamente francescano ». Qualcuno ha espresso il desiderio di avere non solo relatori ma anche qualche relatrice. Qualche religiosa consigliava ai relatori più frequenti accenni a Santa Chiara e al terz'ordine secolare.

       c) Circa le esercitazioni guidate.

E' stato proposto: di limitare il numero dei partecipanti ad ogni gruppo; di aumentare il numero dei coordinatori; di potervi dedi­care più tempo.

Abbiamo avuto modo di leggere nel questionario anche tante lodi, incoraggiamenti e tanti ringraziamenti per questa iniziativa, per i relatori e per tutti i collaboratori. Sono stati definiti « pre­ziosi » gli schemi delle relazioni distribuite prima a tutti i parteci­panti.

Abbiamo anche letto frasi con edificanti propositi di revisione di vita, e due espressioni particolarmente significative: « Il ricordo grato ed orante esprimerà tutta la mia riconoscenza » e « La pre­ghiera è il mio grazie ».

Il P. Rettore ringraziando tutti per la collaborazione e per i sug­gerimenti, tra l'altro, ha voluto ricordare e precisare che i corsi di Formazione Francescana sulle « Fonti » sono stati strutturati per un numero ristretto di persone e soprattutto per educatori o animatori impegnati in attività formativo-spirituale, e quindi già in possesso di una preparazione di base sul tema.

In quanto alle osservazioni riguardanti i gruppi, ha fatto pre­sente che essi hanno lo scopo preciso di « iniziare » i partecipanti ad una lettura critica delle Fonti. Di conseguenza, non concedono spazio a riflessioni ed impressioni personali che possono avere grande va­lore in altri tipi di incontri.

Il « Panel », ossia l'incontro a più voci tra docenti e partecipanti, si è caratterizzato per le molte e importanti precisazioni riguardanti affermazioni, argomentazioni e sintesi dei temi trattati. E' affiorata anche la necessità di integrare l'approfondimento delle Fonti con la ricerca di una linea francescana che risponda alle esigenze della no­stra epoca, verificando il rapporto tra « costanti e varianti » del nostro carisma.

Il corso si è concluso con una concelebrazione di ringraziamento presieduta dal P. Gerardo Cardaropoli.

A cura dell'Antonianum sono usciti gli Atti del I Corso di for­mazione francescana, dal titolo « Approccio storico-critico alle fonti francescane », ed è in preparazione la pubblicazione del II Corso, che, come si spera, sarà pronta per gli inizi del mese di ottobre.


 


 



 
 
 
 
 
 
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