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Datos sobre la publicación:
1. Il nuovo Rettore Magnifico- 2. Altre autorità accademiche - 3. Gli officiali dell'Ateneo - 4. Inaugurazione dell'Anno accademico 1978-1979

 
 
 
Foto Cardaropoli Gerardo , 1. Il nuovo Rettore Magnifico- 2. Altre autorità accademiche - 3. Gli officiali dell'Ateneo - 4. Inaugurazione dell'Anno accademico 1978-1979 , in Antonianum, 53/3-4 (1978) p. 653-668 .

1. Il nuovo Rettore Magnifico

Previa elezione da parte del Consiglio plenario deHAteneo, avvenuta il 3 marzo 1978, e a seguito della presentazione alla S. Sede fatta dal Gran Cancelliere il 7 marzo 1978, la S. Congregazione per l'Educazione Cattolica, a norma dell'articolo 11,1 degli Statuti Generali, ha nominato Rettore Magnifico il P. Gerardo Cardaropoli, OFM, con Decreto del 24 marzo 1978:

SACRA CONGREGATIO PRO INSTITUTIONE CATHOLICA

Prot. N. 249/78/6

attentis commendatitiis litteris Rev.mi Ministri Generalis Ordinis Fratrum Minorum, Magni Cancellarli, ad normam art. 11,1 peculiarium Statutorum proponentis, perpensis titulis quibus candidatus aptus ostenditur qui Rectoris munere fungatur, cum compererit eiusdem electionem secundum praescriptiones tum Apostolicae Constitutionis « Deus scientiarum Dominus » tum eorundem Statutoru mfactam esse,

Clar. mura ac Rev.mum D.num GERARDUM CARDAROPOLI laudati  Ordinis  sacerdotem,  Sacrae  Theologiae  atque  Historiae  ac  Phi-losophiae  Doctorem,  Professorem  Ordinarium,  ad  normam  art.   16  me-moratae Apostolicae Constitutionis

RECTOREM

ad triennium nominai atque renuntiat, omnibus ipsi agnitis tributisque iuribus, honoribus, privilegiis officiisque huiusmodi muneri de more inhaerentibus, ceteris servatis de iure servandis; contrariis quibuslibet minime obstantibus.

Datum Romae, ex aedibus Sacrae Congregationis, die XIX mensis martii, in festo S. Joseph, Sponsi B.M.V., a.D. MCMLXXVIII.

PRAEFECTUS Gabriel Maria Card. Garrone

A SECRETIS JAVIERRE  ORTAS  ANTONIO

2.  Le altre autorità accademiche

Previa elezione a norma degli Statuti, con Decreto del Gran Cancelliere del 10 maggio 1978 è stato nominato Vice-Rettore il P. Roberto Zavalloni, O.F.M.

Previa elezione a norma degli Statuti, con Decreto del Rettore Magni­fico sono stati nominati:

Decano della Facoltà di Teologia:   R.P. Martino Conti, O.F.M.   (20-IV-78)

Decano della Facoltà di Diritto Canonico:   R.P. Giuseppe Belluco, O.F.M. (29-IV-78)

Decano della Facoltà di Filosofia:  R.P. Elidoro Mariani, O.F.M. (20-IV-78)

Direttore  dello  Studio  Biblico  Francescano   (Gerusalemme):   R.P.   Stani­slao Loffreda, O.F.M. (15-V-78)

Preside dell'Istituto Apostolico:   R.P. Pietro Giuseppe Pesce, O.F.M.  (20-IV-78)

Preside dell'Istituto di Spiritualità:   R.P. Optatus Van Asseldonk, O.F.M. Cap. (20-IV-78)

Preside dell'Istituto di Pedagogia:   R.P. Bruno Giordani, O.F.M. (20-IV-78)

3.  Gli Officiali dell'Ateneo

Nella adunanza del nuovo Senato accademico, il 29 maggio 1978, sono stati nominati:

Segretario Generale:   P. Ciro Stanzione, O.F.M.

Economo dell'Ateneo:   P. Diego Guidarmi, O.F.M.

Direttore della Biblioteca:  P. Diego Guidarmi, O.F.M.

Direttore della Rivista « Antonianum »:  P. Luis Glinka, O.F.M.

Direttore dell'Ufficio Editoriale:   P. Diego Guidarmi, O.F.M.

Direttore dell'Aula Magna:   P. Orazio Bettini, O.F.M.

Direttore della Cattedra Francescana:  P. Eliodoro Mariani, O.F.M.

4. Inaugurazione dell'Anno accademico 1978-1979

Lunedì 16, alle ore 9,30, una solenne concelebrazione per l'invocazione dello Spirito Santo ha raccolto tutta la comunità scolastica dell'Ateneo Antonianum. La celebrazione, presieduta dal P. Generale, P. Costantino Koser, ha dato inizio all'Anno Accademico 1978-1979. Nella sua breve ome­lia il P. Generale, prendendo il via dall'assunto « Deus scientiarum Domi-nus » ha aggiunto che l'uomo nella sua libertà, quando si rivolge a se stesso senza equilibrio, perde di vista l'orizzonte necessario per intendere l'origine divina della sapienza. Invero, la buona gestione libera della eru­dizione deve determinare per ciascuno l'« itinerarium mentis in Deum ».

Subito dopo la celebrazione eucaristica ha avuto luogo nella aula Sant'Antonio l'atto accademico di inaugurazione. Insieme al P. Generale erano presenti il Cardinale F. Antonelli, il P. Cerasa, Vicario Generale, i Definitori Generali P. Boni e P. Niewiadomy, il Definitore Generale dei Frati Minori Cappuccini P. Iglesias, alcune Madri Generali di Congrega­zioni religiose e, insieme ai Padri studenti, varie altre personalità.

Il Padre Rettore lesse la seguente Relazione introduttiva:

Saluto e ringrazio il Rev.mo P. Costantino Koser, il quale ha deside­rato molto di essere presente a questa inaugurazione per esprimere ancora una volta il suo autorevole pensiero sulla vita e sul futuro dell'Ateneo. Insieme a lui ringrazio il P. Vicario e i definitori generali, che con la loro presenza dimostrano l'attenzione del governo dell'Ordine per il nostro servizio.

Tra gli ospiti, ringrazio in primo luogo l'Em.mo e Rev.mo Cardinale P. Ferdinando Antonelli, il quale non lascia passare occasione per testimo­niare la sua stima e i suoi legami con il nostro Ateneo. Ringrazio anche le altre persone che hanno voluto onorarci; in modo particolare le Rev.me Madri Generali di alcuni Istituti Francescani.

Dal momento che mi trovo in contesto di ringraziamenti, e trattandosi della prima relazione del nuovo triennio, sento il dovere di ringraziare il mio predecessore il Rev.mo P. Umberto Betti; le sue doti e suoi meriti non hanno bisogno di elogi, in quanto a tutti ben noti. Insieme a lui, ringrazio tutti coloro che nel passato triennio hanno lavorato per il bene dell'Ateneo. Un ringraziamento particolare intendo rivolgere al P. Isaac Vazquez,  il  quale,  pur  pregato  vivamente   di   restare,  ha  lasciato,  per motivi di salute, la direzione della rivista « Antonianum », che ha diretto per oltre dodici anni. Devo ringraziare anche il P. Luigi Glinka per il prezioso lavoro svolto in segreteria nel passato triennio, e per aver ac­cettato la direzione della rivista, nonostante i suoi molti e importanti impegni.

Ai nuovi eletti alle cariche e agli uffici, rivolgo una sincera e calorosa preghiera: li desidero pienamente coinvolti nella gestione dell'Ateneo. Sono convinto, infatti, che, oggi, una gestione collegiale è indispensabile, ed è la sola possibile. L'invito è rivolto in modo particolare al Vice Rettore, P. Roberto Zavalloni, ai decani delle tre facoltà, ai presidi degli Istituti, nonché al bibliotecario P. Diego Guidarini.

Prima parte:   DATI, FATTI  E  PERSONE

1.  Gli studenti iscritti ali'Antonianum durante l'anno scolastico 1977-78 hanno avuto un lieve aumento rispetto agli anni precedenti.

Ecco schematicamente le statistiche:

a)  Totale degli iscritti:  349 dei quali:

190 ordinari

34 straordinari

71 uditori

54 fuori corso

b)  Provenivano da 37 nazioni

21 Africa 45 America 20 Asia 209 Europa

c) Appartenevano a diversi Ordini ed Istituti

Ordini ed Istituti maschili                      23

Istituti femminili                                   43

Sacerdoti diocesani                               21

Laici                                                   14

d) Per la promozione ai gradi accademici
 

Al baccelierato                28

Alla licenza                     22

Al diploma                    113

Alla laurea                        3

Al dottorato                      6

— Alcuni di questi studenti sono venuti all'Antonianum per fare un «reciclaggio» di un anno o sei mesi, e hanno attestato anche per scritto la loro piena soddisfazione.

2.   Attualmente sono affiliati all'Antonianum sei studi Teologici con 169 studenti, e la Scuola aggregata « Regina Apostolorum » con 54 studenti.
Con decreto del 13 giugno 1978 (n. prot. 409/77/14) della S. Congregazione per l'Educazione Cattolica è stato aggregato alla Facoltà Teologica lo Studio Teologico « interreligioso pugliese » con sede in Santa Fara nella
città di Bari. Esiste una richiesta proveniente anche dal nostro Studio Teologico in Giappone, che occorre portare a compimento.

Un cenno particolare va fatto per la « Schola Theologiae Crucis », gestita in collaborazione con i Padri Passionisti, che ha carattere interdi­partimentale e che deve trovare una sistemazione più organica nel con­testo dell'Ateneo.

3.   Tra le novità scolastiche e parascolastiche, segnaliamo quelle significative.

  1. Particolare rilievo va dato all'istituzione di un Corso annuale per conseguire il diploma in archeologia e geografia biblica e in lingue semi­tiche, presso il nostro Studio Biblico di Gerusalemme, per coloro che hanno già conseguito i gradi accademici del secondo o terzo ciclo in Sacra Scrittura o almeno in Teologia.
  2. E' stato accolto con interesse il corso di aggiornamento sul tema della Vocazione per le Suore Francescane del Mo.Re.Fra. Il corso era orga­nizzato in collaborazione tra gli Istituti Apostolico, di Spiritualità e Pe­dagogico. E' stato frequentato da oltre 200 Suore, ogni sabato, da no­vembre ad aprile.
  3. Con il mese di agosto 1978 è iniziato un corso intensivo di Teologia Pastorale per l'Istituto delle suore Pastorelle, fondate da d. Alberione.
  4. Il corso, affiliato  all'Istituto Apostolico, avrà  la  durata  di  tre  anni.  Il primo ciclo è stato frequentato da 209 religiose.
  5. Dall'8 al 13 settembre 1978, la « Seriola Theologiae Crucis » dei PP. Passionisti, aggregata all'Antonianum, ha organizzato a Lucca la settimana di studio « Mistica e Misticismo oggi », per commemorare il primo centenario della nascita di S. Gemma Galgani.
  6. Dal 5 al 14 ottobre 1978 è stato tenuto presso l'Antonianum il primo corso di Formazione Francescana col titolo: « Approccio storico-critico alle fonti Francescane ». E' stato frequentato da 120-130 partecipanti, tra religiosi e religiose delle diverse obbedienze e degli Istituti Francescani. Sono previsti almeno altri due corsi, da realizzare entro il prossimo anno.
  7. Alla Cattedra Francescana il P. Efrem Ravarotto ha tenuto un corso biblico sul tema: « Vita e problemi dei primi cristiani ». E' stato anche organizzata una serie di conferenze sul tema « Santità e storia ».
  8. In collegamento con altri Istituti, segnaliamo, oltre l'annuale com­memorazione in onore del B. Duns Scoto, la celebrazione del primo cente­nario della fondazione del Collegio di S. Bonaventura di Quaraccbi, attual­mente residente a Grottaferrata.
  9. Va segnalata anche la celebrazione in onore del P. Luchesius Spaetling, per il suo 65° anno di età e 30° di insegnamento. L'Ateneo ha voluto ricordarlo con la pubblicazione in suo onore del volume « Studia Historico-ecclesiastica »,   al   quale   hanno   collaborato   notissimi   studiosi.

4. Annotiamo adesso i principali fatti riguardanti le persone.

  1. Tra il personale degli uffici dell'Ateneo le più importanti novità riguardano il Segretario, che attualmente è il P. Ciro Stanzione, e il bibliotecario, che è il P. Diego Guidarmi.
  2. Alcuni fatti notevoli riguardano i professori: 1) Il P. Bellarmino Bagatti è stato dichiarato « professore emerito »; 2) Il P. Luciano Ceyssens, ex docente dell'Ateneo, ha ricevuto la laurea « honoris causa » dalla Uni­versità di Lovanio; 3) Il P. Roberto Zavalloni è stato nominato consultore della Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica, membro della Com­missione per la revisione dei programmi scolastici presso il Ministero della Pubblica Istruzione italiana nonché membro della Commissione internazionale  « prò Officio  Institutionis » dell'Ordine.
  3. Sono stati assunti come nuovi professori: il P. Massimiliano Kozul e il P. Meinof Stamm nella facoltà di Diritto Canonico, il P. Moisés Bravo nella facoltà di filosofia. Altri professori sono disponibili per insegnare per un semestre. Sono stati promossi professori ordinari: P. Gerardo Cardaropoli, P. Jean Pierre Rézette, P. Martino Conti e P. Stanislao Lof-freda. Sono stati promossi professori straordinari: P. Andrea Mercatali e P. Atanasio Matanic.
  4. Diversi professori hanno partecipato a convegni e congressi, na­zionali ed internazionali, tenendo relazioni scientifiche. Altri hanno tenuto corsi e convegni, specialmente durante i mesi di vacanza.
  5. Dando uno sguardo all'elenco delle pubblicazioni, si ricava che nell'arco degli ultimi tre anni, i professori dell'Ateneo hanno pubblicato scritti per circa quattrocento titoli, tra articoli e libri. Durante questi ultimi mesi hanno pubblicato ben 15 libri.
  6. Un riferimento particolare va fatto alla Biblioteca. Durante que­sto ultimo anno, sono stati spesi circa 30 milioni di lire italiane. Accanto al completamento di importanti collane, ne sono state iniziate altre, per consentire un continuo aggiornamento. E' in atto una revisione generale dei libri e dello schedario, per merito del nuovo Bibliotecario, il P. Gui­darmi, il quale ha affrontato con dedizione il suo lavoro.
  7. Al di là dei molti fatti anche significativi, va notato lo sforzo co­mune di tutti i membri dell'Ateneo per assolvere con grande impegno e generosità il proprio lavoro, che, nella maggior parte dei casi, sfugge anche alla cronaca più attenta ,perché compiuto nel silenzio e con grande modestia.
  8. Purtroppo, bisogna registrare anche la scomparsa di due profes­sori: il P. Gabriele Giamberardini, professore di Teologia e Patristica Orien­tale, e il P. Kajetan Esser, professore delle Fonti Francescane. Il valore di questi due professori, di chiara fama internazionale, lascia un vuoto incolmabile. Essi hanno dato prestigio all'Ateneo e a tutto l'Ordine Fran­cescano meritando la più ampia stima e riconoscenza. Intanto le cat­tedre occupate da loro devono riavere i loro titolari perché si tratta di insegnamenti fondamentali per l'Ateneo. Così, il discorso si apre sul processo di « invecchiamento » del corpo docente, e sulla necessità del « ricambio ». Per affrontare questo problema è necessario che venga sen­sibilizzato tutto l'Ordine, giacché non è possibile rimediare con il per­sonale attualmente presente. L'Ateneo è disponibile per favorire la carriera universitaria di giovani particolarmente dotati. Ma finora sono restate inutilizzate perfino le borse di studio messe a disposizione dei giovani francescani proventi dalle province meno abbienti. Esiste cer­tamente il problema della crisi delle vocazioni. Ma forse esiste anche la crisi dei rapporti tra l'Ateneo e l'Ordine, che occorre chiarire. Lo farò nella seconda parte della relazione .Devo aggiungere anche la notizia riguardante la morte di S. E.za Rev.ma Mons. Felicissimo Tinivella, già studente e professore di psicologia nell'Ateneo dal 1938 al 1946, e del giovane studente egiziano P. Botros Amir.

Seconda parte:   PROSPETTIVE  E  PROPOSTE

In questa seconda parte della relazione, mi sia concesso presentare sinteticamente alcuni problemi che, a mio modesto parere, bisognerebbe affrontare nei prossimi anni. Ciò è determinato da due motivi: l'inizio di un nuovo triennio nella gestione dell'Ateneo e la celebrazione del Capi­tolo Generale già fissata per il prossimo anno ad Assisi, durante il quale è prevista la trattazione del tema della formazione. D'altra parte, è abba­stanza ovvio che ogni istituzione, periodicamente, valuti le proprie atti­vità allo scopo di rinnovarle, se non vuole perdere d'incisività, a causa dell'inevitabile processo di sclerosi. Tale verifica diventa addirittura ine­vitabile quando tutt'intorno si registrano mutazioni rapide e profonde che mettono continuamente in crisi  ogni istituzione.

L'Antonianum non ne resta fuori. Senza inutili lamentele e senza vuoti trionfalismi, si può dire che esistono difficoltà anche pesanti che non sono esclusive del nostro Ateneo. Esistono difficoltà comuni ed altre Università pontificie dipendenti dagli Ordini religiosi, quali lo scarso numero degli allievi, l'invecchiamento dei docenti, l'opportunità di dare ai professori l'indispensabile per comprare almeno i libri necessari al loro lavoro, ecc. Questo avviene mentre le università statali sono in crisi per l'eccessivo numero degli studenti, e dove i professori, che vogliano qua­lificarsi, hanno stipendi rispettabili e la collaborazione degli assistenti. Stando questa situazione, sembra abbastanza normale che i nostri pro­fessori preferiscano insegnare nelle università statali anziché nelle nostre università. Si può anche dire che nell'Antonianum si sono riflettuti tutti gli aspetti della crisi che negli anni scorsi ha travagliato l'Ordine, tanto da rendere discutibili alcune accuse, quasi che fossero esclusive dell'ambiente romano.

Non è mio compito, né rientra nelle mie intenzioni fare la difesa dell'Antoniano. Ritengo però utile offrire alcuni spunti di riflessione per chiarire il rapporto tra l'Antoniano e l'Ordine. Si tratta di un problema essenziale, che va affrontato con sincerità e in globalità, ossia, sotto tutti gli aspetti. Ritengo però che la discussione riguardante « la fun­zione dell'Ateneo nell'Ordine » debba essere ritenuta prioritaria rispetto alla discussione di quelli che si potrebbero chiamare « i problemi tec­nici », ossia i professori e gli alunni da inviare a Roma, i contributi da versare, ecc. Pensiamo che sia fuori discussione la convinzione che l'Ate­neo in quanto tale, e le persone ad esso in vario modo addette, rendano un servizio a tutto l'Ordine. Allo scopo di rendere più chiaro il discorso e il dibattito intorno alla funzione dell'Ateneo nell'Ordine, farò con­vergere queste riflessioni intorno a tre termini: Ateneo o Università-Pontificio-Francescano.

a) Ateneo-Università

In quanto « Università », occorre prendere atto che il 1968, e tutto il movimento ad esso connesso, ha dato un colpo mortale all'università di tipo illuministico, intesa come « luogo » di trasmissione di nozioni per lo più riguardanti il passato. L'università viene sempre più concepita come « luogo privilegiato » dove si analizza criticamente la situazione attuale, si costruisce « la cultura del rinnovamento », e si formano gli uomini che devono trasfromare la storia. Le degenerazioni hanno messo in evidenza che l'università può diventare di nuovo « il luogo del potere » degli uomini e delle ideologie. Ma questo non può mettere in discussione l'acquisizione che l'università moderna debba essere caratterizzata dal prevalere della componente esistenziale. Piuttosto bisogna maturare la convinzione che la struttura portante della « nuova università » deve essere costituita dalla scientificità e dalla storicità.

Il 1968 ha messo in crisi anche la struttura interna dell'università. Sono stati contestati e spodestati i cosiddetti « baroni », intesi come « pa­droni » dell'insegnamento e della cattedra. Sia pure con molta difficoltà, si va facendo strada il concetto e il metodo del « lavoro in équipe », e dei corsi interdisciplinari e interdipartimentali, i quali richiedono rapporti sempre più stretti dei professori tra loro e dei professori con gli studenti.

Queste acquisizioni delle università civili non possono essere disat­tese dalle università pontificie, tanto più che tali indicazioni, prima del 1968 erano già prescritte dai documenti conciliari, in primo luogo dal decreto Optatam Hotius, e dai documenti post-conciliari, tra i quali la Ratio Fundamentalis Instìtutionis. Quando mancano questi nuovi orien­tamenti nel mondo prevalgono e si affermano le culture laiciste ed atee, mentre la cultura cattolica resta insufficiente e viene elaborata al di fuori delle università. Occorrerebbe riscoprire la funzione dell'università come era nel Medio Evo. I grandi Maestri erano uomini di ingegno e di san­tità che vivevano in pienezza il loro momento storico, umano ed eccle­siale, lo analizzavano criticamente e « iniziavano » i giovani studenti a comprenderlo e ad animarlo cristianamente. Una università pontificia, attenta alla situazione attuale, dovrebbe assumersi in pieno la respon­sabilità di elaborare una « culturale vitale », intesa come « mediazione » in continua evoluzione, tra il perenne messaggio della rivelazione e le concrete situazioni storiche. In questo senso, essa rispetterebbe i criteri della scientificità e della storicità.

Analizzando la situazione dell'Antonianum, alla luce di questi criteri, bisogna dire che esso si trova in una situazione privilegiata. Per quanto riguarda la ricerca storica specializzata, esso ha alle spalle due Istituti universalmente apprezzati: il Collegio S. Bonaventura di Quaracchi, tra­sferitosi da qualche anno a Grottaferrata, e la Commissione Scotista, che continua il suo impagabile lavoro per la pubblicazione dell'edizione critica delle opere del B. Giovanni Duns Scoto. Ad ambedue queste isti­tuzioni vada la riconoscenza dell'Ateneo, per il contributo scientifico e il lustro che ne riceve. All'interno dell'Ateneo, poi, esiste la « Scuola superiore di Studi medioevali », a carattere interdipartimentale. Essa of­fre la possibilità di qualificare specialisti per la ricerca storica.

Proprio l'esistenza di questi istituti, postula che l'Ateneo abbia carat­teristiche più specificamente formative per coloro che nella nostra storia debbono esercitare un ruolo di « guide responsabili », senza per questo venir meno all'impegno di formare specialisti ad alto livello. Si rende perciò necessario chiarire meglio il doppio impegno: quello di formare i ricercatori e quello di formare docenti e « operatori » della cultura e dell'evangelizzazione. Si tratta cioè di precisare meglio i corsi per coloro che intendono conseguire il titolo del dottorato, e coloro che inten­dono  conseguire  il   titolo  della  licenza,  o   semplicemente  del   diploma.

In quanto alla vita interna, bisogna notare che da qualche tempo, si va instaurando un rapporto più stretto tra gruppi di professori. In­vece i rapporti accademici tra professori e studenti, oltre le lezioni, nor­malmente riguardano soltanto la preparazione della tesi di laurea o di licenza. Forse, una volta, quando studenti e professori dimoravano nella stessa casa, il contatto diretto era molto più facile. Adesso, molti pro­fessori e la maggior parte degli studenti abitano fuori dell'Ateneo. Alcuni professori, poi, fanno dei corsi molto « condensati » perché provengono da altre università, e anche dall'estero. Ne consegue che ciò che si gua­dagna in prestigio e competenza, si perde nel rapporto con gli altri pro­fessori e con gli studenti. Non è facile conciliare queste diverse esigenze. Eppure, è assolutamente necessario risolvere queste difficoltà. Favorire al massimo la comunitarietà e la corresponsabilità resta l'impegno pre­minente e primario, perché da esso può dipendere ogni altro rinnovamento.

b)   Università   « Pontificia »

In quanto « Università Pontificia », l'Antonianum deve rispondere pie­namente alle direttive che vengono emanate dalla S. Sede. Attualmente, siamo in attesa della nuova Costituzione della Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica, con la quale si intende dare una fisionomia comune a tutte le università pontificie. Il documento, già pronto da tempo, non è stato promulgato unicamente a causa della morte dei due Sommi Pon­tefici. Credo che, al di là delle prescrizioni strutturali, il testo debba anche offrire le linee essenziali riguardanti le finalità e i metodi da seguire nelle università pontificie.

Frattanto, abbiamo tra le mani un'importante indicazione che ci viene dalla Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica. In una lettera del 27 giugno 1978, S. E.za Rev.ma il cardinale Garrone, dopo aver lodato l'impegno del nostro Ateneo per i meriti riconosciuti nel campo dell'inse­gnamento e della ricerca, scrive testualmente: « Siamo coscienti che il servizio, che cotesto Pontificio Ateneo, insieme agli altri Pontifici Isti­tuti Romani, offre alla Chiesa, è diventato importante nel formare uo­mini altamente preparati per l'opera dell'evangelizzazione nel mondo. La fiducia che i Vescovi e i Superiori Religiosi ripongono nella formazione ecclesiastica offerta a Roma non dovrebbe mai venir meno: ciò obbliga a mantenere ad un livello superiore le esigenze formative degli Istituti medesimi, e pertanto si richiede uno sforzo continuo per migliorare e promuovere gli studi nei settori di cotesto Ateneo. Il nostro augurio si colloca in questa linea ».

Ho espresso per lettera la riconoscenza all'Em.mo Cardinale Garrone, che ripeto in questa sede. Ritengo di poter affermare che è nostro vivo desiderio muoverci lungo le indicazioni contenute in questo documento.

Esse si possono ridurre a due: la finalità, rappresentata dalla evange­lizzazione del mondo contemporaneo, e la metodologia scientifica nella preparazione degli evangelizzatori. Accettiamo senza riserve che le due componenti non debbano essere mai separate. Una università — e, a più forte ragione, una università pontificia — non può ridursi a fare archeo-logismo. La scientificità, indispensabile per una valida ricerca nel pas­sato, deve avere come suo oggetto anche il presente e il futuro. Ammet­tiamo, però, che lavorare in questo campo è molto difficile, giacché la verità attualmente presente nella storia è mescolata a molte ipotesi, e la proposta delle linee da seguire nel futuro ci si configura più come « progetto » che come avvenimento. Ne consegue che, soprattutto in questo caso, sono indispensabili solide basi scientifiche, se non si vuole creare equivoci, che danneggiano la missione della Chiesa che si vor­rebbe servire. Con ciò si viene a dire, ancora una volta, che storicità e scientificità sono inseparabili.

L'università pontificia ha, inoltre, lo scopo specifico di essere al ser­vizio del Magistero della Chiesa, nelle sue diverse espressioni e di con­tribuire alla crescita nella fede del popolo di Dio. La necessità della formazione ecclesiastica « offerta a Roma » nella citata lettera del Car­dinale Garrone, potrebbe essere riferita molto appropriatamente alla ne­cessità di contribuire all'unità della fede.

Altro compito specifico dell'università pontificia è quello di contri­buire alla « politica intellettuale » della Chiesa, in vista dell'evangelizza­zione del mondo. In un momento in cui le grandi ideologie del capi­talismo e del marxismo manifestano i segni evidenti del loro antiuma­nesimo, e vengono contestate dappertutto come inadeguate per rispon­dere alle nuove situazioni, è indispensabile elaborare una cultura alter­nativa, che esprima in termini concreti il rapporto tra Cristo Salva­tore e l'uomo concreto da salvare. Il tentativo avviato dalla Gaudium et Spes va proseguito con lo stesso spirito per indicare all'umanità uno sbocco onde uscire dalla crisi che sembra attanagliarla. Qualora una uni­versità pontificia venisse meno a queste sue funzioni, metterebbe in crisi la sua stessa ragione di esistere.

Penso di poter dire, con estrema franchezza, che questi orientamenti ben si addicono a noi francescani e a una università francescana. Il posto dei francescani, infatti, è quello di lavorare in trincea, ossia alla frontiera tra la Chiesa e il mondo, a causa di quella simpatia di cui ancora oggi i figli di S. Francesco godono presso tutti gli uomini. Sembra che sia proprio questa la richiesta che ci viene rivolta da tutte le parti, dalla Gerarchia, come dal popolo di Dio. L'Antonianum dovrebbe qualificarsi sempre più come il centro dove da tutte le parti dell'Ordine si viene per riscoprire questo carisma e prepararsi ad attuarlo. Questo sembra indi­cato nella citata lettera del Card. Garrone, là dove si parla dei « settori propri ».

Per la verità, bisogna dire che questa esigenza si va facendo strada all'Antonianum. Però, non si riesce ancora a « tradurla » in impegni e strutture concrete. Non si riesce, cioè, a trasformare le esigenze e gli impegni di singoli e di gruppi, in « impegni dell'Ateneo ». Occorre, per­ciò, rendere più chiara questa linea e concretizzarla in scelte qualificanti. Intanto, si potrebbe incominciare a farla emergere della rivista Antonia-num, la quale resta l'organo ufficiale dell'Ateneo. Senza cedere a tenta­zioni di livellamento e senza venir meno alla collaudata scientificità, è necessario che il gruppo redazionale riesca ad individuare i grandi temi, essenziali alla comprensione del momento attuale e all'azione dei france­scani in esso, per presentarli in forma monografica e scientifica come contributo dell'Ateneo all'Ordine e alla Chiesa.

c)   Università Pontificia  « Francescana »

Il terzo elemento sul quale è necessario richiamare l'attenzione è l'aggettivo « Francescano », che qualifica l'Antonianum. In questo campo il discorso diventa più impegnativo e più specifico. Si tratta, infatti, di ritrovare la propria fisionomia nell'ambito del pluralismo culturale, anche soltanto all'interno dell'area cattolica. Si tratta anche di adempiere alla funizone di « centro culturale » dell'Ordine e di rendere un servizio qua­lificato a tutto il Movimento Francescano.

Per riscoprire la propria fisionomia culturale, è necessario che nel-l'Antonianum  sia dato il massimo peso allo studio del pensiero francescano. Non si tratta di « etichettare ». Si tratta di non lasciar perdere elementi culturali di una vitalità ancora sorprendente. Basta ricordare la forza di certe tesi quali il cristocentrismo, l'attenzione alla storia fondata sul primato dell'esistenza e dell'individualità, la ricchezza derivante dalla preminenza della volontà e della carità, ecc. Si tratta ,inoltre, di dare una « fisionomia francescana » all'insegnamento e agli studi che si fanno nel nostro Ateneo. Si tratta soprattutto di creare all'interno del­l'Ordine una circolarità del pensiero francescano, che riduca la tendenza verso « culture nazionalistiche o continentalistiche », fondate, molto spesso, su filosofie immanentistiche, o su una interpretazione « riduttiva » della rivelazione cristiana.

Da molte parti dell'Ordine, ci viene richiesto di potenziare lo studio della spiritualità francescana e di ripristinare lo studio della storia fran­cescana. Si pensa, invece, che sia abbastanza normale fare gli altri studi nelle università laiche o cattoliche delle proprie nazioni. Riteniamo che questa discriminazione non sia valida per il semplice motivo che il « quid », che sostiene sia la vita che la storia dell'Ordine, è dato dal pensiero francescano, e cioè dalla teologia e dalla filosofia. Riteniamo, inoltre, che l'Ordine francescano, fin dal suo sorgere si è assunto il compito di creare l'unità dei credenti intorno alla « Santa Romana Chie­sa ». Con questo criterio non fa contrasto la riscoperta delle « Chiese locali » e il rispetto delle diverse culture. Sono proprio queste riscoperte che postulano di essere integrate da una sufficiente unità, se non si vuole correre il rischio dei nazionalismi, sempre ritornanti. Formare a Roma coloro che devono insegnare negli studentati dell'Ordine rappre­senta il legame radicato nell'unità di pensiero. Ma è necessario anche che vi siano stretti e continui rapporti tra l'Antonianum e gli studentati delle province e delle nazioni, allo scopo di creare una reciproca conoscenza delle  persone  e  delle  istanze.

In quanto « studio generale dell'Ordine », l'Antonianum dovrebbe es­sere l'organismo più qualificato per contribuire al suo rinnovamento. Un'occasione propizia per riscoprire questa funzione dell'Antonianum viene offerta dalla proposta di far fronte alla crisi in atto attraverso la Formazione Permanente. Essa figura tra i temi da discutere al pros­simo Capitolo Generale. Un Ordine che ancora attualmente conta 21.611 frati è soltanto relativamente in crisi, anche se prevalgono gli anziani. E' urgente, però, fare scelte preferenziali per ridare vitalità e quali­ficazione ai molti che l'attendono. La Formazione Permanente non si può identificare né con l'aggiornamento, né con il cosiddetto « reci­claggio »; però anche questi sussidi sono necessari. Penso che l'Antonia­num possa — e debba — offrire un duplice servizio: quello di formare i cooordinatori o animatori provinciali della Formazione Permanente, e quello di consentire il « reciclaggio » a coloro che lo vogliono. Alcuni che l'hanno già sperimentato ne testimoniano la grande utilità.

Una volta chiarita la funzione dell'Ateneo nei riguardi dell'Ordine, è possibile affrontare anche quelli che si potrebbero chiamare i problemi tecnici,  dal  momento  che  soltanto  motivazioni  valide  possono  giustifi­care i sacrifici da compiere.

Il primo problema da affrontare riguarda il « personale ». Di fronte alla crisi che sembra paralizzare tutta la vita dell'Ordine, non è giusto sacrificare le persone per mantenere aperti i conventi, ormai vuoti, o per conservare affannosamente « attività di supplenza » (parrocchie, assi­stenza, scuole, ecc.). Come non sembra valido il criterio che ogni pro­vincia risolva da sola i propri problemi. Occorre reagire, facendo scelte qualificanti. Per individuarle e realizzarle è indispensabile mettere insieme le migliori energie disponibili. Il sacrificio che viene richiesto alle pro­vince e ai singoli si trasformerà in « bene comune ». Pur non avendo la pretesa di essere l'unico, l'Antonianum sembra essere il « luogo » più adatto per consentire questo momento di riflessione, visto che esso rap­presenta ancora attualmente l'« unico studio generale dell'Ordine ». Non è giusto pretendere un servizio migliore dall'Ateneo senza contribuire al suo rinnovamento.

Il secondo problema da affrontare riguarda l'economia. Esso può es­sere risolto parallelamente con l'incremento degli studenti, secondo uno schema già sperimentato agli inizi dell'Ordine. Allora, tutte le province so­stenevano economicamente lo studio generale. Però tale contributo dava a ciascuna provincia il diritto del soggiorno gratuito per due suoi studenti. Qualora una provincia avesse voluto inviarne altri, avrebbe dovuto pagare a parte le spese. Così, ogni provincia aveva i suoi « lettori »; mentre nello studio generale c'era la possibilità di selezionare i più dotati, per creare i successori ai « maestri ». E' un sistema che non sarebbe difficile instau­rare ancora oggi, dal momento che già le province pagano i loro contributi.

Una volta chiarito il rapporto tra l'Antonianum e l'Ordine, si potreb­bero affrontare due altre questioni ad esso strettamente connesse. In primo luogo, dal momento che rappresenta il « centro culturale » per tutto l'Ordine, l'Ateneo dovrebbe offrire un servizio a tutto il Movimento Fran­cescano: sia alle Sorelle Clarisse, sia alle migliaia di Suore appartenenti ai diversi Istituti Francescani, sia ai Fratelli e alle Sorelle del Terz'Ordine secolare. Qualche esperimento avviato, ha fatto già intravvedere i buoni frutti che si possono ricavare.

A queste esigenze si collega anche il discorso sull'Università Fran­cescana. Non si tratta di cambiare alcune strutture. Si tratta, invece, di mettere insieme le energie migliori di tutti i francescani, per essere al servizio del carisma comune. Il discorso resta aperto e va ripreso. Intanto, credo che sia indispensabile potenziare la volontà di lavorare insieme. Anche in questo campo, l'esperienza sta insegnando che il mutamento nei fatti può benissimo precedere il mutamento delle strutture.

La riscoperta della fisionomia francescana dell'Antonianum non do­vrebbe danneggiare le persone che lo frequentano pur appartenendo a Istituti non francescani, quando esiste un'affinità nella spiritualità e nel­l'apostolato. D'altra parte, è preferibile qualificarlo e lasciare agli altri la libertà di frequentarlo o meno, anzicché restare nel generico e nell'amorfo. Si sa bene che oggi sono apprezzati soltanto i servizi qualificati e spe­cializzati.

Allo scopo di riscoprire la fisionomia particolare dello studio generale dell'Ordine, abbiamo voluto pregare il P. Jacques Bougerol di fare una ricerca storico-dottrinale riguardante gli inizi dell'Ordine. Sarebbe neces­sario individuare la funzione degli studi generali anche alle « svolte » della storia francescana. Affido a questa ricerca la documentazione delle proposte avanzate, allo scopo di offrire un supporto consistente per la discussione della funzione dell'Ateneo Antoniano oggi.

Intanto, come di consueto, con questo atto solenne, diamo ufficial­mente inizio al nuovo anno accademico  1978-1979.

Dopo di che ha tenuto la prolusione il prof. P. Jacques Guy Bougerol, O.F.M., sul tema: Le origini e la finalità dello studio nell'Ordine Fran­cescano, pubblicata in questo numero, pp. 405-422.

La mattinata si è quindi chiusa con l'intervento del Padre Generale P. Koser, Gran Cancelliere dell'Ateneo. Egli ha avuto parole di commossa partecipazione nel vivo ricordo del P. Giamberardini e del P. Esser, va­lenti professori la cui esemplarità di vita si è strettamente unita alle risorse intellettuali che hanno profuse generosamente nell'Antonianum. Parimenti ha incoraggiato il lavoro intrapreso dal Rettore Magnifico e dai suoi più stretti collaboratori; ha salutato di gran cuore gli studenti e ha auspicato che il servizio alla verità anche oggi caratterizzi l'evan­gelizzazione francescana.


 

 


 



 
 
 
 
 
 
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