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Miscellanea: Le ricerche di P. Celestino Piana OFM sul medioevo e sul rinascimento

 
 
 
Foto Samaritani Antonio , Miscellanea: Le ricerche di P. Celestino Piana OFM sul medioevo e sul rinascimento, in Antonianum, 60/1 (1985) p. 168-177 .

P. Celestino Piana oltre che collaboratore della no­stra Rivista è antico allievo dell'Antonianum, anzi il primo laureato in teologia (1" luglio 1938) dopo che l'Ate­neo Antonianum diventò Pontificio. Nella fausta ricorrenza del suo 50° di sacerdozio, abbiamo chiesto allo storico A. Samaritani di tracciare un saggio sintetico e l'elenco della vasta e importante bibliografia di P. Piana a cui vanno i nostri migliori auguri —, sperando di fare cosa gradita a molti studiosi.

La  Redazione

Per il vincolo di una fraterna amicizia e di una tacita collabora­ne nei nostri studi ho accettato volentieri di esporre l'attività scien-ca del P. Piana con un saggio sintetico che prelude la bibliogra-dei suoi scritti.

Conseguita la laurea in teologia nel  1938, P. Piana fu subito ag-to alla Commissione  per  l'edizione   critica   dell'Opera   omnia Scoto (1938-1943), collaborando alla preparazione dei primi due timi. Nel tempo libero, assai ristretto, iniziava la sua attività di in proprio, impostandola nella storia della « pia fides » del-'assunzione della Vergine. Da un primo studio su le questioni me­te De glorificatione B.M.V. di Bartolomeo da Bologna O.F.M., tratte cod. 8 Plut. XVII E sin. della Biblioteca Laurenziana di Firenze, se l'avvio questo filone d'indagini, così tipico e sollecitato come o ecclesiale negli anni immediatamente antecedenti la defini-ic del dogma (a. 1950). P. Piana lo condurrà poi sistematicamen-II la tesi di laurea:   Assumptio B.  V. Mariae apud scriptores I XIII (n. 8, a. 1942: relatore Carlo Balie), protraendolo poi per il •e. XIV (n. 10, aa. 1944, 1946) e per il sec. XV (n. 17, a. 1948), ritraen-nfine a monte, in questo medesimo lavoro, sino alle documenta-i dei sec. IX-XI, termini iniziali di una seria ricerca. Lo  stesso monistico fu ripreso per il sec. XV (n. 21, a. 1949) e per io tradizioni francesi dei secc. XII-XIV (n. 25, a. 1951). L'attenzione agli studi del Piana sull'Assunta terminò con questo lavoro. Ri­mase invece a sé stante in questa panoramica l'edizione di un sermone assunzionista di Riccardo Fitz-Ralph, primate d'Irlanda del XIV se­colo (n. 20, a. 1948).

Meno organica presso il Piana l'illustrazione del dogma dell'Im­macolata,  circoscritta negli aa.   1941-1957.  Al   1941   appartengono i saggi sulla controversia della Concezione della Vergine nella Chiesa Bolognese prima e dopo Duns Scoto e l'edizione della questione ine­dita sullo stesso argomento del domenicano Bombolonio da Bologna (mi. 4,  5, 6,  a.  1941), ove il punto  di partenza felsineo segna un dato costante di molte successive ricerche del nostro di diverso argo­mento. Ancora nella città petroniana si trattiene il saggio sulle Atti­vità e peripezie dei frati conventuali per la difesa dell' Immacolata nel '600 (n. 14, a. 1946). Legati invece a contributi di circostanza, ad alto livello compilatorio e divulgativo, pur sempre nutriti di dati docu­mentari nuovi, sono gli interventi in miscellanee e atti congressuali sull'Immacolata Concezione, come quelli segnati ai nn. 34 e 44 (aa. 1954, 1957). Il primo centenario della definizione del dogma spinse, a sua volta, nel 1954 il Collegio internazionale di Quaracchi a pubbli­care quattro trattati inediti di francescani del medioevo riguardanti l'Immacolata: quello di Tommaso di Rossy (n. 31, a. 1953) fu curato dal nostro, mentre il Sermo ad clerum de Conceptione B.V.M., attri-   ! buito a Francesco da Rimini, toltane la paternità a s. Bernardino da  I Siena, venne edito congiuntamente dal Piana e dal p. Aquilino Emmen (n.37, a. 1954).

Caratteristiche di questi lavori di storia della teologia medioe­vale sono: 1) il rinvenimento puntuale e assai arduo delle fonti implì­citamente citate entro una gamma vasta di autori e opere spesso, alla loro volta, inediti e persino ignoti ai repertori del Glorieux e dello Stegmiiller; 2) una sicura illustrazione delle peculiarità dottri­nali di questi; 3) una perizia paleografica ineccepibile nelle trascri­zioni. Elementi tutti questi singolari allora e ancor oggi in Italia, quando si consideri che in quei decenni operavano nella penisola studiosi in materia quasi solo stranieri e rari come Augusto Pelzer, Francesco Pelster, Vittorino Doucet, Carlo Balie.

Mentre i contributi sin qui passati in rassegna si pongono in una precisa e conchiusa zona temporale, iniziale all'attività scientifica del Piana, i suoi interessi di codicologia si dipanano lungo l'intero arco della sua vita di studio (dal 1942 al 1978; n. 7, 29, 38, 58, 63, 77); spa­ziano dalla Biblioteca Albornoziana del Collegio di Spagna di Bo­logna (a. 1942), per l'illustrazione dei codici francescani e dell'Aquinate ivi raccolti, al convento di S. Bernardino di Borgonuovo Val Tidone per tre codici di opere dell'umanista Leonardo Bruni ecc. (a. 1953), insospettabili da P. 0. Kristeller, al monastero di S. Chiara di Modena (a. 1956), ancora al Collegio di Spagna (a. 1967) per la segnalazione dei mss. filosofici, teologici, storici, scientifici colà raccolti e per il recupero di nuove questioni alla cosidetta Somma Fiorentina (a. 1969), all'elencazione dei codici medievali e rinascimentali conservati nel Convento di S. Antonio a Bologna (a. 1978), non costituenti tuttavia continuità con le biblioteche minoritiche disperse dalle leggi ever­sive napoleoniche all'Universitaria e all'Archiginnasio. Sicure risul­tano le individuazioni dei codici spesso adespoti e aggiornatissimi appaiono i riferimenti alle edizioni critiche e alla più specialistica bi­bliografia.

Frattanto p. Piana nel 1943 passava dall'Antonianum di Roma al notissimo Collegio internazionale di studi francescani medievali di Quaracchi (Firenze), ove sino al 1950, come membro della sezione Bernardiniana, collaborava all'edizione critica dell'Opera omnia di s. Bernardino da Siena, voli. I-II: Quadragesimale de Christiana re­ligione (a. 1950). Passato poi alla sezione teologica, da quell'anno attendeva alla Bibliotheca Franciscana Scholastica Medii Aevi, voli. XII-XV (Glossa Alexandri de Hales in quatuor libros Sententiarum); voli. XIX-XXI (Questiones disputatae Matthaei ab Aquasparta, ed. II) (n. 46).

Personalizzata risulta invece l'edizione, in quanto tutta sua, delle Questiones de Sacramentis di Guglielmo de Melitona (trattati I-III) apparsa nel 1961 come XXII voi. della ricordata Bibliotheca (n. 49). Epigono fuori tempo, in quanto apparso nel  1982, di questo filone sta una « Determinatio » inedita di Guglielmo Alnwick ofm. (f 1333) ome saggio di alcune fonti tacitamente usate dall'autore, che si con­nette alla collaborazione dell'edizione scotista (n. 85); isolato risulta pure lo studio (a. 1948) sull'influsso di s. Bonaventura sulla cristo-)gia di Bombolonio da Bologna  (n.   19),  domenicano  e  contempo-aneo di s. Tommaso, e compatriota pure del Piana, in base al cod. ersitario 737 della sua città.

Intendimenti diretti agiografici su beati e santi francescani e mo­nografici su personaggi dell'Ordine il nostro non ha perseguito si­stematicamente per quanto vi abbia consacrato una cospicua messe di ricerche: un lavoro per il b. Bernardino da Feltre (n. 3), nel 1940, otto per s. Bernardino da Siena (nn. 11, 12, 22, 23, 24, 32, 81, 84) dal 1945 al 1982, uno per Agostino da Ferrara (f a. 1466) (n. 16), nel 1949, uno, rispettivamente, per Antonio da Bitonto (sec. XV) (n. 30), nel 1953, per Cherubino da Spoleto (sec. XV) (n. 35), nel 1954, per il b. Bernardino Carmi da Milano (sec. XV) (n. 67), nel 1971, per Francesco da Castro-caro (sec. XVI) (n. 75) nel 1978, ai quali vanno ad aggiungersi profili umanissimi e commossi di suoi maestri o amici: i pp. A. Heysse (n. 27; a. 1952), Basilio Pergamo (n. 28; a. 1953), Vittorino Doucet (n. 50; a. 1961), Carlo Balìe (n. 79; a. 1978), Benvenuto Bughetti (n. 74; a. 1977), Serafino Gaddoni (n. 82; a. 1981). L'interesse per il Tomitano è dì estrazione bolognese (il codice dell'Archivio arcivescovile, fondo | beata Caterina, 1. 8, n. 1; fra i primi lavori del nostro, ma già metodo- I logicamente ineccepibile);   per Bernardino da Siena l'A. spazia invece I dalla teologia — uno dei pochissimi lavori a taglio interamente spe- I culativo  del Piana, in una sintesi  d'assieme tentata per la prima I volta (n. 11) nel 1945 — al culto bolognese, ferrarese ed emiliano dello j stesso (nn. 12, 22, 32, 81), alla codicologia delle sue opere (nn. 23,81). 1 Fondamentale la pubblicazione dei Processi di canonizzazione (n. 24, a. 1951) quale criterio di verifica del valore storico delle « Leggende» I del Santo, mentre l'edizione del processo svolto a Milano nel 1441 a I favore del mag. Amedeo de Landis e contro il Senese (n. 84, a. 1982) apre uno spaccato panoramico sulle tendenze preriformiste coeve nella valle padana a carattere eremitico-pastorale (cfr. G. Holmes, recens. in « Journal of ecclesiastica! history », 35 [1984], 476-77). Interessala storia delle teorie sul papato in periodo rinascimentale la monografia dell'antiumanista fr. Agostino da Ferrara (n. 16). I tre lavori concer­nenti il b. Marco da Bologna, stagliano la figura, specie il secondo, (n. 69), utilizzando i fondi notarili locali, e la collocano entro il quadro culturale e spirituale dell'Osservanza in Bologna. Il saggio su Antonio da Bitonto integra, in base a nuovi o trascurati documenti, la biografia allora scritta sul Bitontino (a. 1952). La lettera di fr. Cherubino da Spoleto, invece interessa una crisi spirituale di Feo Belcari. Il contributo sul b. Bernardino Caimi si caratterizza maggior­mente a profilo codicologìco e come prova della dipendenza — per via soprattutto di esami interni testuali — da s. Bernardino. Fran­cesco da Castrocaro è a sua volta richiamato per benemerenze so­ciali, di riforma e, infine, di difesa del terz'Ordine.

Dei personaggi suoi amici fissa note individuanti indimenticabili: di V. Doucet, fra i maggiori medievisti di questo secolo, rileva che « il suo sentire fu dimesso, come esile la sua voce »; di S. Gaddoni, dice che fu autodidatta eccezionale e generosissimo nell'amicizia; di B. Bughetti, suo maestro, richiama la grande liberalità, la gentilezza dell'animo, l'avversione alle chiacchiere, alla superficialità e alle po­lemiche in campo di studio. Conclusivamente, per tutti, commenta che « in tempi, come i nostri, di impudica esibizione e di sfacciato arrivismo, anche ad alto livello » i commemorati furono fra coloro che « intesero l'arido lavoro scientifico come missione e come mezzo di elevazione ».

Più frammentario e occasionale il  gruppo  dei  contributi  alla storia istituzionale dell'Ordine in generale attesa, dal 1954 al 1982, con otto saggi (nn. 33, 39, 40, 42, 68, 80, 82, 88), partenti dall'organica ed esemplare relazione tenuta al Convegno di studi sulle fonti del medioevo europeo, in occasione del 70° della fondazione dell'Istituto storico italiano nel 1954, dal titolo:  Le fonti medievali della storia e ad pensiero francescano nell'ultimo settantennio, in cui l'apporto del Collegio di Quaracchi, il primo in ordine di tempo degli istituti storici degli Ordini religiosi, viene chiaramente evidenziato. Si richiamano per affinità di tematica i nn. 39, 42, 80, 83, quali sillogi documentarie bolognesi che vanno ad arricchire, rispettivamente, il Bullarium fran-ciscanum, le lettere dei ministri generali del sec. XV, la storia dell'In­quisizione di Toscana, la controversia fra Conventuali e Osservanti, lo Studio minoritico di Parigi nella seconda metà del sec. XV, le vi­cende francescane ultramontane,  il   terz'Ordine  della  penitenza  in Firenze nel sec. XIV, l'istituto dei sindaci apostolici a Ferrara. I nn. 68,82 riferiscono rispettivamente sui rapporti del card. G. Albornoz con gli Ordini mendicanti, specie con il francescano e del card, legato Bessarione con un ospedale del terz'Ordine della penitenza di Borgo S. Donnino. Tematica a sé stante e tarda costituisce il n. 40, riguar-lante la custodia di Terra Santa negli aa. 1762-67 (divagazione negli ai forzati degli ultimi mesi della guerra, da un ricco epistolario inedito del Custode di quegli anni).

Specifica trattazione di diretta storia francescana bolognese por­tano i nn. 45, 53, 59, 60, 76, 90, realizzati dal 1958 al 1981. La vicenda del convento dell'Annunziata è segnata da due contributi desunti dal Notarile, essendo il fondo corrispondente all'Archivio di Stato di Bo­logna andato smarrito o asportato (nn. 45, 59). Costituisce un trac­ciato originale d'indagine, appena preceduto da Paolo Sambin per Padova, la segnalazione delle Promozioni di religiosi francescani agli Ordini sacri a Bologna (1349-1508)   (n. 53, a.  1964), tratte dai rogiti dei notai della curia bolognese. Quattro anni dopo, la ricerca veniva estesa a tutto il clero regolare approdante a Bologna entro lo stesso ambito temporale (n. 60). In questo ultimo volume, in sede introdut-toria, è delineata con nuovi apporti documentari, la vicenda secolare di ogni Ordine religioso presente in città e nella diocesi. Si raccorda I a questo profilo d'indagine la scoperta del conferimento a Bologna del diaconato prima, del suddiaconato poi di fr. Girolamo Savona­rola, rispettivamente, con note apparse negli aa. 1964, 1966 (nn. 54,57), Isolato rimane il saggio sul culto di S. Antonio di Padova a Bologna, introdotto   ufficialmente   nel   1448,   ma   già   documentato   nel  '200-'300 (n. 76).

Da metà degli anni '50, si profila un interesse sostanziale e nuovo in p. Piana, nella pienezza della sua maturità scientifica: la ricerca e lo studio di importanti Università italiane in temperie umanistica, specie Bologna e Parma, non privilegiando più gli statuti, i rotuli dei magistri e le matricole degli addottorati, ma gli umili atti privati no­tarili di laurea, spesso non raccolti nei Libri secreti di Facoltà o nei libri dei notai del cancelliere. In tal modo si alternano studi mono- j grafici su Facoltà teologiche:   Firenze (n. 72, a. 1977), Bologna (nn, 48, 62, aa. 1960, 1969), su Studi generali francescani:   Parigi (nn. 42, 47, aa. 1956, 1959), Ferrara (nn. 61, 87, aa. 1968, 1982), Bologna (n. 65, a. 1970), Siena (n. 87, a. 1982), su Università nella loro globalità: Bc- j logna, Parma (n. 52, a. 1963; n. 55, a. 1966); solo Parma (n. 56, a. 1966); ì solo Bologna (n. 70, a. 1976); sulla Facoltà di diritto civile e canonico di I Bologna (n. 64, a. 1969; n. 66, a. 1971), sulla Facoltà di diritto civile di Bologna (n. 94, a. 1984); su gruppi di studenti agostiniani a Bologna negli aa. 1381-86 (n. 71, a. 1977); su un singolo lettore di retorica e poesia a Bologna, Lancellotto de Mercuriis  (n. 90, a. 1981); circa un unico lettore di metafisica a Padova, il mag. Ottaviano Strambiati (n. 92,1 a.   1983).  In  anni  lontani  era preceduto un  isolato  contributo allo studio delle correnti dottrinali nell'« Università di Bologna nel sec. XIV» (n. 18, a. 1948).

Nel lavoro La Facoltà teologica dell'Università di Bologna nel 1444-1458 (n. 48, a. 1960), considerata l'assenza di ogni specificazione cronologica nelle lauree per il primo secolo di vita, si rimette ai ro­giti di Rolando Castellani per ritesserne le vicende attraverso tale superstite strada. Dalla ricerca risulta quanto sia incompleta la ma­tricola dei laureati pubblicata nel 1932 dal card. F. Ehrle.

Nel successivo e collegato lavoro La Facoltà teologica dell'Uni­versità di Bologna nella prima metà del Cinquecento (n. 62, a. 1969), sempre in base agli atti notarili dell'Archivio di Stato, il Piana illu­stra la partecipazione della Facoltà ai lavori del concilio di Trento i e precedentemente talune aderenze al protestantesimo e gli interventi nella polemica anti-Pomponazzi.

In La Facoltà teologica dell'Università di Firenze nel Quattro e Cinquecento (n. 72, a. 1977) si dà occasione allo studioso di tracciare la storia della Facoltà sin dalla fondazione della stessa nel 1349. E' singolare che a Firenze, come a Pavia, a differenza, fra altre città, di Bologna e di Ferrara, la Facoltà facesse parte integrante dell'Univer­sità, con l'iscrizione dei docenti — anche se per un ridotto tempo — nei rotuli degli stipendi dei professori. Viene evidenziato ogni rapporto tra Facoltà e vita della Chiesa e della città e sono richiamate le vicende teologiche nei secoli presi in considerazione.

Collegati i saggi: Lo studio di Parigi nella seconda metà del sec. XV (n. 42, a. 1957) — ove si manifesta il ridotto livello morale di que­gli studenti francescani — e Gli statuti per la riforma dello Studio di Parigi (a. 1502) e gli Statuti posteriori (n. 47, a. 1959), in cui, accanto all'illustrazione del primo statuto superstite, si mostrano l'ardua ri­sma e lo scarso risultato, così da rendere ancora attuale, prima :ome dopo il 1517, data della definitiva autonomia degli Osservanti l Conventuali, la desolante, antica constatazione di fr. Jacopone da Todi: « forisi, Parisi... ».

Il contributo Lo studio di S. Francesco a Ferrara nel Quattro-ìocumenti inediti (n. 61, a. 1968) è costruito in larga misura su stimonianze non ferraresi, ubique reperite. Si connettono a questo ora, i seguenti: Il traduttore e commentatore della Divina Corn­ila fra Giovanni Bertoldi da Serravalle ofm baccalario a Ferrara 1379... (n. 86, a. 1982) e Uevoluzione degli studi nell'Osservanza francescana nella prima metà del '400 e la polemica tra Guarino da Verona e fra Giovanni da Prato a Ferrara {1450) (n. 87, a. 1982). Nel primo dei quali l'A. ricostruisce laboriosamente e frammentariamente le vicende dello Studio ferrarese per il '200 e '300, attesa la man­canza, a differenza degli altri Ordini mendicanti, degli Ada capitu-lorum generalium che riferiscono sistematicamente le vicende degli Studia generalia; nel secondo segnala il valorizzo degli studi presso gli Osservanti dopo gli iniziali rifiuti di cui permane, isolata testimo­nianza, nel 1450 la posizione del minorità fra Giovanni da Prato.

Nel lavoro riguardante fr. Giovanni Bertoldi, il Piana aggiunge come   appendice   una   nutrita   raccolta   documentaria   sullo   Studio francescano di Siena dal '300 a tutto il '400, trattando dei lettori, pas­sando in rassegna atti inediti del « Fondo veneto » dell'Archivio Se­greto Vaticano, illustrando i rapporti tra Studio e Facoltà teologica di  Siena,  citando,  infine,  laureati  « sub  camino »,  nonché — pre­cedentemente — ricordando il giurista Francesco Nerii da Rapolano, già lettore nella stessa Università che si rende poi frate in S. Croce di Firenze (a. 1379).

I magna volumina, consacrati soprattutto all'« Alma studiorum mater » di Bologna, che nel 1963 diedero inizio pure, su proposta del nostro, alla nuova collezione del Collegio di Quaracchi:  Spicilegium Bonaventurianum (per l'edizione critica di testi e la pubblicazione dì documenti inediti) muovono idealmente (per quanto non cronologi­camente)   dal  Chartularium  Studiì  Bononiensis  S.  Francisci (saie. XIII-XVI) (n. 65, a. 1970). E' la massima fra le opere fondamentali dì p. Piana, che, nella esemplare introduzione (134 pp. a mi.), dipana una panoramica esaustiva, da ogni punto prospettico, della vita dello Studio francescano (lo Studio in sé, i lettori, gli studenti, le relazioni con l'Università, l'apporto agli orientamenti dottrinali in essa presentì), Seguono la serie dei lettori, dei guardiani con testi concernenti la composizione  della comunità  ed,  infine,  documenti  riguardanti la serie degli inquisitori.

Il noto studioso della Cambridge University, Denys Hay, pubbli­cando nel 1977 il suo volume La Chiesa nell'Italia rinascimentale, tra­dotto da noi nel 1979, esprime giudizi positivi sugli eruditi italiani del mondo francescano, esplicitamente sulla figura eminente di p. Cele­stino Piana. Di essi, lui anglicano, afferma che non tradiscono alca pregiudizio confessionale, che sono capaci e metodici. Ma, a suo avviso — assai però discutibile — si lascierebbero troppo spesso abba­gliare dalla devozione al proprio Ordine e si concentrerebbero, an­ziché sui maggiori problemi storici, su trascurabili dettagli biogra­fici dei loro predecessori frati. Taluni di essi, tuttavia (in realtà, Io studioso inglese cita solo p. Celestino e p. Cenci), fra le eccezioni, stendono studi di ampio respiro. Ma poi la sua, un po' angusta, interpretazione così riprende:   « io temo che molte di queste rare capacità culturali (è sintomatica l'ammissione:   rare)  siano impie­gate a trattare   uomini e fatti assolutamente privi  d'importanza: quante ore di lavoro — dice lui — sono state spese per identificare il luogo e il tempo delle ordinazioni sacre (il diaconato) di Girolamo Savonarola [e, ancor qui, riemerge l'immagine di p. Celestino]? Que­sta potrebbe essere considerata — continua Hay — una questione di qualche interesse generale, ma molte volte le riviste loro (il richiamo ìH'Archivum franciscanum historicurn non può non essere precipuo) elencano dettagli analoghi per migliaia di frati oscuri e insignificanti » (ivi, pp. 10-11).

Quello però che poco interessa una certa storiografia inglese alla ricerca dell'élites dei gentleman, preoccupa assai, invece, la storiografia francese delle « Annales », alla individuazione delle masse anonime, di chi volto e voce non ha, quindi pure di quei frati, che — apparentemen-— personaggi di storia non furono. Ma queste interpretazioni à la page, non più resistenti di un fugace mattino, rendono più tetragone all'usura del tempo e delle mode, le opere fondamentali di p. Cele­rino, intrise di suprema abnegazione umana e sacerdotale quanto di somma acribìa filologica.

Seguono le poderose Ricerche su le Università di Bologna e di mia nel sec. XV (n. 52, a. 1963) e le Nuove ricerche sugli stessi Atenei (n. 55, a. 1966). Sarà bene premettere che il p. Piana le ha con­tate — per parecchi anni — in tempo di vacanza a prova dell'alta abnegazione richiamata, di cui sono intrise. La prima opera, per la parte dedicata a Bologna, dopo una originale  disanima  sulla  Fa­lba teologica e gli annessi Studi generali — che precisa rapporti sino ad allora genericamente trattati — è tutta impegnata nel repe­rente dei diplomi di immatricolamento dei baccalauri e di quelli ! licenza e di magistero, riferiti in ampio regesto di tutti i loro eie-enti descrittivi, a prescindere dalle espressioni consuete di for-nulario, date all'inizio una volta per tutte. L'accesso al Notarile è 'ligante per la già accennata assenza del Liber secretus del Collegio teologico. La parte assegnata all'Università di Parma costituisce, invece, il proseguimento dell'elencazione delle lauree di ogni Facoltà, già iniziata dal Mariotti con l'edizione di quattro lauree.

La seconda pubblicazione Nuove ricerche, comporta per Bologna: 1) il reperimento di lauree nella Facoltà di diritto anteriori al 1377-78, quando iniziarono i libri secreti; l'autore le sa trarre persino dai ser­moni accademici; 2) l'individuazione delle lauree isolate nella Fa­coltà di arti e medicina negli aa. 1419-1434, che antecedono le serie organiche dei Libri secreti partenti dal 1480; 3) una silloge di testi­monianze di laurea in teologia desunte dal Notarile, repertoriate però dai protocolli di tabellioni non roganti per la curia vescovile, Per Parma, in questo secondo volume, VA. continua a regestare le lauree dal 1503 al 1526. Una appendice di 68 lauree a complemento di quelle parmensi edite in Nuove ricerche, si ebbe nello stesso anno (a. 1964) da parte del nostro nella rivista Rinascimento (n. 56).

Con i due voluminosi tomi di Nuovi documenti sull'Università i Bologna e sul Collegio di Spagna (n. 70, a. 1976), il Piana per la prima volta compie uno spoglio sistematico delle lauree di qualsiasi tipo dalle raccolte notarili nelle loro serie complete per il periodo ante­riore alla presenza dei Libri secreti, a prescindere da singole Facoltà e da specifici notai delle stesse. Una notevolissima introduzione è con­sacrata: 1) ai rettori delle università degli studenti; 2) al Collegio di Spagna; 3) ai collegi universitari bolognesi; 4) alle Facoltà nei loro rapporti con gli studenti; 5) alla vita ecclesiastica locale, alla quale si andava ad intrecciare la vita universitaria.

Lontani contributi preparatori all'edizione monumentale del /! « Liber secretus iuris caesarei » dell'Università di Bologna: 1451-15K (n. 94, a. 1984) sono i saggi Lauree in diritto civile e canonico... se­condo la relazione del « Liber sapientum » (1419-1439) (n. 64, a. 1969) e Precisazioni del « Liber sapientum » ai « Libri secreti » di diritto rivi) e canonico dell'Università di Bologna (1419-1434) (n. 66, a. 1971), la­vori che, per quanto circoscritti a pochi anni, saggiano quanto i testi della cancelleria dell'arcidiacono, vicecancelliere dell'Università, i Libri sapientum, appunto, completino i Libri secreti, che pongono l'Università di Bologna, per la Facoltà di diritto civile e canonico, in una posizione di assoluto privilegio in confronto alle altre Univer­sità medioevali.

A concludere l'edizione integrale del Liber secretus del diritto ci­vile per il periodo umanistico, iniziata da A. Sorbelli e condotta negli aa. 1938-1942, in questo 1984 è apparso, a cura del nostro, Il « Liber secretus iuris caesarei » per gli aa. 1451-1500. Il Piana, a differenza del suo predecessore, e ad integrazione del Liber secretus, ha potuto fruire dei Liber notarli iuris caesarei e iuris pontificii, mentre a pro­fitto dell'introduzione, dedicata all'illustrazione degli statuti dei ci­vilisti, omessa dal Sorbelli, ha potuto utilizzare i Libri mandatorum.

« Tra quattro anni — così l'A. — ricorrerà il IX centenario del­l'Università di Bologna. L'avvenimento non interesserà solo la città che ne è sede, ma tutto il mondo della cultura.

Il precedente centenario non si limitò a commemorazioni so­lenni, a discorsi memorabili, ma si espresse in iniziative che sono rimaste le basi più solide della storia dell'« Alma studiorum mater », come l'edizione dei Rottili a cura del Dallari e degli Statuti dell'Uni­versità ad opera del Malagola.

Di questa ricorrenza centenaria, il volume, che ora presento agli studiosi, vorrebbe essere una primizia, sia pure modesta, per la storia del diritto. Da tempo gli studiosi auspicano l'edizione di queste prin­cipali fonti per la storia dello Studio, perché quei Libri secreti fanno conoscere, dagli ultimi decenni del sec. XIV in poi, la successione dei laureati in diritto civile e canonico, i quali diffusero in Italia e, in eguale misura, in tutte le Nationes europee il pensiero scientifico dei sommi giuristi che resero famoso lo Studio d'Irnerio » (ivi, p. V).

Strettamente legata alla storia universitaria, che, per il periodo considerato, è sostanzialmente storia dell'Umanesimo o in funzione dello stesso, sta l'attenzione specifica rivolta a questo movimento e consegnata ai nn. 16, 35, 73, 87, 88, 90, che abbiamo già tutti richiamati sotto altra angolatura, se prescindiamo dal n. 73 (a. 1977): Identificato un anonimo corrispondente del Petrarca: l'« abbas Corvarie Bononien-ìs », frutto dell'abbinata profonda dimestichezza del Piana con gli Archivi di Stato di Firenze e di Bologna.

A sé stante, ma con ariosa apertura — per le suggestioni e per i riferimenti molteplici — alla storia non appena degli Ordini men-licanti, ma della Chiesa diocesana e della connessa cura animarum, quasi come ad un criterio silenziosamente perseguito della sua in-ra vita di studioso — si pone il saggio: / sermoni di Federico Vi­ni, arcivescovo di Pisa (f 1277) (n. 26, a. 1952), indice di una ge-ìina perenne aspirazione sacerdotale, che, per la volontà dei suoi periori, volse allo studio, ma allo studio come ministero sacro.


 


 


 


 


 


 


 



 
 
 
 
 
 
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